Tratto da Liberoquotidiano.it
Tumori e malattie cardiache
Repubblica scorda L'Ilva del capo
di Edoardo Cavadini
Riflettori puntati su Taranto. Ma a Vado Ligure la centrale elettrica sputa veleni.
Il 39% è di Sorgenia, che fa capo a De Benedetti
Non esiste solo l’Ilva di Taranto con la sommatoria di rischi
ambientali e per la salute che tengono in ostaggio un territorio.
A fare
paura in Italia è anche un’altra fabbrica, dalla parte opposta dello
Stivale, riviera ligure di Ponente, infinitamente più piccola
dell’insediamento-città pugliese.
Ne scriveva ieri Il Fatto Quotidiano della centrale termoelettrica di
Vado Ligure: due pennoni di cemento bianchi e rossi che sputano fumo
spesso e scuro a getto continuo. Per chi vi abita vicino da quattro
decenni sono una presenza ingombrante, che però dà da mangiare. A quasi
250 famiglie, e non è poca cosa in questi anni di cantieristica e
turismo in crisi nera.
Il prezzo da pagare però rischia di essere molto
alto, forse troppo.
Quello di Vado è uno dei tre impianti (gli altri sono a Civitavecchia
e alle porte di Napoli) che appartengono al gruppo Tirreno Power,
operatore dell’energia ringalluzzito dal mercato libero.
Un piccolo
gigante, quello ligure, da cinquemila tonnellate al giorno di
combustibile fossile bruciato nelle sue fornaci per produrre
elettricità.
Una spada di Damocle sulla testa per una larga pattuglia di
abitanti e lavoratori riuniti nei comitati “Fermiamo il carbone” che
temono per l’incolumità propria e di chi abita in un raggio di decine di
chilometri.
E a sentire i numeri snocciolati da medici ed esperti, non
vorremmo essere nei loro panni: il tasso di mortalità per tumore a Vado è
di 327 casi ogni centomila abitanti, la media italiana è 240. Idem per
le malattie cardiache: impennata rispetto alla media regionale del
40-50%.
E poi le emissioni: cadmio, arsenico, mercurio, cromo rilevati
in concentrazioni abnormi rispetto alla norma.
Insomma, una potenziale
bomba sanitaria e ambientale, che - stranamente - non sembra interessare
i grandi media.
Di sicuro non la Repubblica, impegnata con un esercito
di inviati e penne sul sito pugliese, e affetta da mutismo in questo
caso. Quisquilie locali di scarsa importanza, o c’è dell’altro?
Difficile dirlo, ma c’è un fatto. Nella proprietà di Tirreno Power -
spiega Ferruccio Sansa nel suo articolo - compare con il 39% Sorgenia,
braccio imprenditoriale (settore energia) che fa capo a Carlo De
Benedetti, guarda caso editore di Repubblica.
E la politica?Le forze progressiste, in primis il Pd (a cui
l’Ingegnere non è certamente distante) - che esprime il governatore
Claudio Burlando, al secondo mandato -
non muovono un dito.
Anzi, la
Regione ha recentemente firmato un’intesa con Tirreno Power per ampliare
l’insediamento, aumentandone la potenza.
E pensare che in campagna
elettorale lo slogan acchiappavoti era stato chiaro: «Basta con il
carbone».
E così la campagna di informazione è lasciata nelle mani dei
cittadini che a proprie spese commissionano studi e rilevazioni.
E nelle
cui teste frulla un tarlo: vuoi vedere che esistono due inquinamenti e
due misure?
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