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25 agosto 2012

L'anticamera della morte. La storia di Francesco Maggi, un ex operaio Ilva

Tratto da Dazebaonews

L'anticamera della morte. La storia di Francesco Maggi, ex operaio Ilva 

ROMA - La doverosa premessa a ciò che state per leggere è che, forma a parte, non si tratta di una semplice intervista.
La storia di Francesco Maggi, 38 anni, da oltre tre malato di linfoma, è molto più che una banale testimonianza: le sue parole equivalgono a un vero e proprio testamento, a un lascito di vita vera prezioso, perchè necessario e fondamentale per comprendere quanto sta accadendo a poca distanza dal nostro quotidiano.  
Francesco si è ammalato di lavoro, di quel lavoro che è ormai merce rara, e che sempre più spesso viene utilizzato come mezzo clientelare o strumento di compravendita: Francesco è un ex operaio dell'Ilva
Ha lavorato per sei anni in uno dei reparti incriminati, finchè non gli hanno diagnosticato un linfoma di Hodgkin e, tempo qualche mese, l'azienda lo ha licenziato in tronco.
Raccontare la storia di Francesco ha in sé un'importanza enorme  tale da mettere in secondo piano tutto il resto: rappresenta il motivo per cui l'Ilva è, per migliaia di persone, “l'anticamera della morte”; è la storia di chi porta sulla propria pelle i segni del silenzio omertoso che per anni ha contrassegnato l'atteggiamento delle istituzioni nei confronti di quanto stava accadendo a Taranto.
Riportiamo solo la toccante conclusione:

E ho speranza che la mia storia smuova la coscienza di qualcuno, di chi ancora crede che si possa barattare anche se stessi con un posto di lavoro e qualche risparmio in banca a fine mese. E un'ultima cosa.
Non credere che io sia felice di raccontare la mia vita con tutta questa dovizia di particolari, specie poi quest'ultimo frangente così difficile e doloroso. Ma, vedi, io non ne posso più di ascoltare certe bugie, certe menzogne e luoghi comuni sull'Ilva, sulle malattie e su Taranto. E non ho la presunzione di credere che chiunque pensi certe cose e legga la mia storia cambierà idea di punto in bianco.
 Però vedo che c'è ancora una coltre di silenzio su certi argomenti, noto che certe posizioni ambivalenti sulla questione ci sono ancora, e ci sono anche da parte di esponenti illustri del Paese: scardinarle sarà difficile, molto difficile
 Forse, anzi, probabilmente, i miei figli cresceranno senza un padre, ma vorrei che qualcosa rimanesse: vorrei dare un contributo, anche se piccolo, a questa lotta contro chi della vita umana, della dignità dei lavoratori e degli abitanti di una città, se ne frega.
Perchè, credimi, questa è una guerra. 
Una guerra fredda.

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