Tratto da Dazebaonews
L'anticamera della morte. La storia di Francesco Maggi, ex operaio Ilva
ROMA - La doverosa premessa a ciò che state per leggere è che, forma a parte, non si tratta di una semplice intervista.
La storia di Francesco Maggi, 38 anni,
da oltre tre malato di linfoma, è molto più che una banale
testimonianza: le sue parole equivalgono a un vero e proprio testamento,
a un lascito di vita vera prezioso, perchè necessario e fondamentale
per comprendere quanto sta accadendo a poca distanza dal nostro
quotidiano.
Francesco si è ammalato di lavoro, di quel lavoro che è
ormai merce rara, e che sempre più spesso viene utilizzato come mezzo
clientelare o strumento di compravendita: Francesco è un ex operaio
dell'Ilva.
Ha lavorato per sei anni in uno dei reparti incriminati,
finchè non gli hanno diagnosticato un linfoma di Hodgkin e, tempo
qualche mese, l'azienda lo ha licenziato in tronco.
Raccontare la storia di Francesco ha in
sé un'importanza enorme tale da mettere in secondo piano tutto il
resto: rappresenta il motivo per cui l'Ilva è, per migliaia di persone,
“l'anticamera della morte”; è la storia di chi porta sulla propria pelle
i segni del silenzio omertoso che per anni ha contrassegnato
l'atteggiamento delle istituzioni nei confronti di quanto stava
accadendo a Taranto.
Riportiamo solo la toccante conclusione:
E ho speranza che la mia storia smuova
la coscienza di qualcuno, di chi ancora crede che si possa barattare
anche se stessi con un posto di lavoro e qualche risparmio in banca a
fine mese. E un'ultima cosa.
Non credere che io sia felice di
raccontare la mia vita con tutta questa dovizia di particolari, specie
poi quest'ultimo frangente così difficile e doloroso. Ma, vedi, io non
ne posso più di ascoltare certe bugie, certe menzogne e luoghi comuni
sull'Ilva, sulle malattie e su Taranto. E non ho la presunzione di
credere che chiunque pensi certe cose e legga la mia storia cambierà
idea di punto in bianco.
Però vedo che c'è ancora una coltre di silenzio
su certi argomenti, noto che certe posizioni ambivalenti sulla
questione ci sono ancora, e ci sono anche da parte di esponenti illustri
del Paese: scardinarle sarà difficile, molto difficile.
Forse, anzi,
probabilmente, i miei figli cresceranno senza un padre, ma vorrei che
qualcosa rimanesse: vorrei dare un contributo, anche se piccolo, a
questa lotta contro chi della vita umana, della dignità dei lavoratori e
degli abitanti di una città, se ne frega.
Una guerra fredda.
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