Non solo Taranto. Le "altre" Ilva in Italia
Tratto da Panorama
Almeno 60 siti italiani nella lista dei 622 più “tossici” del continente. Il primato va alla centrale Enel di Brindisi
di Marino Petrelli
Taranto, ma non solo.
Ci sono oltre 60
fabbriche italiane dove ci si ammala per l'inquinamento prodotto dagli
stabilimenti industriali. Per un costo complessivo, per i cittadini
europei, di quasi 169 miliardi annui. Lo stabilisce il rapporto 2011
dell’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) sull'inquinamento prodotto
dagli stabilimenti industriali in Europa, secondo il quale nella lista
dei 622 siti più “tossici” del continente, almeno 60 sono del nostro
paese. Il triste primato non spetta all'Ilva di Taranto, ma alla
centrale Enel termoelettrica a carbone “Federico II” a Cerano, pochi chilometri a sud di Brindisi, la seconda più grande del paese dopo quella di Civitavecchia.
Come ha testimoniato Panorama.it,
una lunga storia accompagna questa centrale che dista da Taranto non
più di 70 chilometri. Dal 2007 ha emesso 14,2 tonnellate di Co2, almeno 3 volte tanto quello delle altre fabbriche,
aggiudicandosi il ben poco invidiabile titolo di centrale più
inquinante d'Italia. Secondo il rapporto dell'Agenzia europea per
l'ambiente, da sola genera costi connessi ad inquinamento tra i 536 e i
707 milioni di euro l'anno.
Nello stesso anno, l'allora sindaco Domenico Mennitti
firmò un'ordinanza che vietava la coltivazione dei 400 ettari di
terreno che circondano la centrale. Da allora i contadini chiedono a
gran voce cosa abbia avvelenato i loro campi. E, forse, anche i loro
polmoni.
Alla fine hanno presentato un esposto, a partire dal quale la
procura di Brindisi ha aperto un'inchiesta. Tra i quindici indagati, ci
sono dirigenti Enel e imprenditori addetti al trasporto del carbone che
alimenta la centrale, accusati di gettito pericoloso di cose,
danneggiamento delle colture e insudiciamento delle abitazioni. Il
processo partirà il prossimo 12 dicembre.
La provincia di Brindisi ha
annunciato che si costituirà parte civile e chiederà, secondo quanto
apprende Panorama.it, un risarcimento di 500 milioni di euro
relativamente ai danni di immagine, ambientali, alla salute, alla
perdita di chance per il territorio e per altri eventuali e potenziali
voci di danno patrimoniali e non subiti dalla provincia e dai cittadini.
Una notizia che, da indiscrezioni raccolte in città, avrebbe lasciato
stupiti i vertici di Enel che reputano la richiesta "infondata e
inammissibile".
ILVA E SARAS TRA LE PIU' INQUINANTI IN ITALIA
In Italia ci sono 57 aree tossiche, pari a 298 comuni, i cosiddetti Sin (Siti di interesse nazionale)
compresi nel “Programma nazionale di bonifica” e coincidenti con i
maggiori agglomerati industriali nazionali. Siti “a rischio” come
Taranto, sono da anni sotto la lente d'ingrandimento del ministero della
Salute, per i problemi causati alla popolazione che vive nella zona. Ad
esempio, in Sicilia, le aree intorno al petrolchimico di Gela, quello
di Augusta e le raffinerie a Milazzo. Queste aree sono state dichiarate
“a elevato rischio ambientale” da uno studio dell’Istituto superiore di
sanità, che ha osservato un’alta incidenza di patologie tumorali sia
negli uomini che nelle donne. I siciliani che lavorano o abitano attorno
a questi stabilimenti industriali, secondo l'Iss, si ammalano
soprattutto di “tumore maligno del colon retto, della laringe, della
trachea, bronchi e polmoni”.
È quello che denuncia anche il sindaco di
Civitavecchia Pietro Tidei, che ha minacciato di far chiudere la
centrale Enel a carbone di Torrevaldaliga Nord per l’inquinamento prodotto dai fumi.
Bisogna
scendere al 52 esimo posto per trovare gli stabilimenti dell’Ilva di
Taranto, con l’emissione di 5.160.000 tonnellate di anidride carbonica
all’anno e che ci costa dai 283 ai 463 milioni, circondati dalle
raffinerie e dalle centrali termoelettriche di Eni, all’80esimo posto
della lista Eea. Un po' più giù, al 69esimo posto a livello europeo, ma
tra le prime in Italia, le “Raffinerie Sarde Saras”
di Sarroch, in provincia di Cagliari, di proprietà della famiglia
Moratti. La raffineria più grande d’Italia, con oltre 2200 lavoratori e
una capacità di produzione di 15 milioni di tonnellate annue di
petrolio, pari al 15% dell'intera capacità italiana di raffinazione.
Anche qui la procura della Repubblica ha aperto un fascicolo sulla
attività della Saras e sulle presunte conseguenze per la salute degli
operai e degli abitanti di Sarroch. Nella raffineria nel maggio 2009 tre
operai sono morti intossicati dall’azoto nel corso di una operazione di
lavaggio di una cisterna, e quattro dirigenti sono stati rinviati a
giudizio per non aver garantito agli operai le condizioni di sicurezza
necessarie sul posto di lavoro.
Nella
nefasta classifica, seguono la centrale termoelettrica E.on di Fiume
Santo, a Sassari, all'87esimo posto; l'impianto termoelettrico Enel di
Fusina al 108esimo posto; la centrale di Vado Ligure di Tirreno Power al
118esimo posto. E ancora: la centrale di San Filippo del Mela al
128esimo posto, la raffineria Esso di Augusta, in Sicilia, al 145esimo
posto, quella Eni di Sannazzaro de' Burgondi, Pavia, al 148esimo.
LE EMISSIONI COSTANO 330 EURO A PERSONA
Come
detto, il costo complessivo a livello europeo si aggira sui 169
miliardi di euro. Per la precisione, a seconda delle metodologie
adoperate per calcolare gli oneri che vengono esternalizzati dalle
imprese sull'ambiente circostante, le emissioni di agenti inquinanti nel
2009, ultimo dato disponibile nella ricerca, pesavano tra i 102 e i 169
miliardi l'anno, ovvero dai 200 ai 330 euro a persona. Colpisce
di più che ben il 50 per cento dei costi aggiuntivi, tra 51 e 85
miliardi, sono generati da soltanto 191 impianti. Si tratta del 2% del
totale di quelli censiti, quelli più “sporchi” in assoluto. Il 75% del
totale delle emissioni è prodotto invece da soli 622 siti industriali.
A
guidare la classifica sono le centrali termoelettriche, in particolare a
carbone o a olio combustibile. Il discutibile primato di industria più
inquinante in assoluto d'Europa se lo aggiudica la famigerata centrale elettrica di Belchatow,
nei pressi di Lodz, in Polonia, un “mostro” alimentato a lignite da
5.000 Megawatt. Tra le prime venti troviamo anche la centrale di
Brindisi.
Il rapporto dell'Aea utilizza gli
ufficialissimi dati del registro europeo delle emissioni (E-PRTR) che
registra 10 mila impianti industriali e si basa su strumenti e metodi
certificati. Le emissioni delle grandi centrali elettriche sono quelle
più costose, tra 66 e 112 miliardi. ........
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Ecco la mappa delle area industriali inquinanti in Italia segnalate dalla Agenzia europea per l'ambiente.
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