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22 agosto 2012

Panorama:Non solo Taranto. Le "altre" Ilva in Italia....

Non solo Taranto. Le "altre" Ilva in Italia

 Tratto da Panorama

Almeno 60 siti italiani nella lista dei 622 più “tossici” del continente. Il primato va alla centrale Enel di Brindisi

di Marino Petrelli
Taranto, ma non solo.
Ci sono oltre 60 fabbriche italiane dove ci si ammala per l'inquinamento prodotto dagli stabilimenti industriali. Per un costo complessivo, per i cittadini europei, di quasi 169 miliardi annui. Lo stabilisce il rapporto 2011 dell’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) sull'inquinamento prodotto dagli stabilimenti industriali in Europa, secondo il quale nella lista dei 622 siti più “tossici” del continente, almeno 60 sono del nostro paese. Il triste primato non spetta all'Ilva di Taranto, ma alla centrale Enel termoelettrica a carbone “Federico II” a Cerano, pochi chilometri a sud di  Brindisi, la seconda più grande del paese dopo quella di Civitavecchia.
Come ha testimoniato Panorama.it, una lunga storia accompagna questa centrale che dista da Taranto non più di 70 chilometri. Dal 2007 ha emesso 14,2 tonnellate di Co2, almeno 3 volte tanto quello delle altre fabbriche, aggiudicandosi il ben poco invidiabile titolo di centrale più inquinante d'Italia. Secondo il rapporto dell'Agenzia europea per l'ambiente, da sola genera costi connessi ad inquinamento tra i 536 e i 707 milioni di euro l'anno.
Nello stesso anno, l'allora sindaco Domenico Mennitti firmò un'ordinanza che vietava la coltivazione dei 400 ettari di terreno che circondano la centrale. Da allora i contadini chiedono a gran voce cosa abbia avvelenato i loro campi. E, forse, anche i loro polmoni. 
Alla fine hanno presentato un esposto, a partire dal quale la procura di Brindisi ha aperto un'inchiesta. Tra i quindici indagati, ci sono dirigenti Enel e imprenditori addetti al trasporto del carbone che alimenta la centrale, accusati di gettito pericoloso di cose, danneggiamento delle colture e insudiciamento delle abitazioni. Il processo partirà il prossimo 12 dicembre.  

La provincia di Brindisi ha annunciato che si costituirà parte civile e chiederà, secondo quanto apprende Panorama.it, un risarcimento di 500 milioni di euro relativamente ai danni di immagine, ambientali, alla salute, alla perdita di chance per il territorio e per altri eventuali e potenziali voci di danno patrimoniali e non subiti dalla provincia e dai cittadini. Una notizia che, da indiscrezioni raccolte in città, avrebbe lasciato stupiti i vertici di Enel che reputano la richiesta "infondata e inammissibile".

ILVA E SARAS TRA LE PIU' INQUINANTI IN ITALIA
In Italia ci sono 57 aree tossiche, pari a 298 comuni, i cosiddetti Sin (Siti di interesse nazionale) compresi nel “Programma nazionale di bonifica” e coincidenti con i maggiori agglomerati industriali nazionali. Siti “a rischio” come Taranto, sono da anni sotto la lente d'ingrandimento del ministero della Salute, per i problemi causati alla popolazione che vive nella zona. Ad esempio, in Sicilia, le aree intorno al petrolchimico di Gela, quello di Augusta e le raffinerie a Milazzo. Queste aree sono state dichiarate “a elevato rischio ambientale” da uno studio dell’Istituto superiore di sanità, che ha osservato un’alta incidenza di patologie tumorali sia negli uomini che nelle donne. I siciliani che lavorano o abitano attorno a questi stabilimenti industriali, secondo l'Iss, si ammalano soprattutto di “tumore maligno del colon retto, della laringe, della trachea, bronchi e polmoni”.  
È quello che denuncia anche il sindaco di Civitavecchia Pietro Tidei, che ha minacciato di far chiudere la centrale Enel a carbone di Torrevaldaliga Nord per l’inquinamento prodotto dai fumi.
Bisogna scendere al 52 esimo posto per trovare gli stabilimenti dell’Ilva di Taranto, con l’emissione di 5.160.000 tonnellate di anidride carbonica all’anno e che ci costa dai 283 ai 463 milioni, circondati dalle raffinerie e dalle centrali termoelettriche di Eni, all’80esimo posto della lista Eea. Un po' più giù, al 69esimo posto a livello europeo, ma tra le prime in Italia, le “Raffinerie Sarde Saras” di Sarroch, in provincia di Cagliari, di proprietà della famiglia Moratti. La raffineria più grande d’Italia, con oltre 2200 lavoratori e una capacità di produzione di 15 milioni di tonnellate annue di petrolio, pari al 15% dell'intera capacità italiana di raffinazione. Anche qui la procura della Repubblica ha aperto un fascicolo sulla attività della Saras e sulle presunte conseguenze per la salute degli operai e degli abitanti di Sarroch. Nella raffineria nel maggio 2009 tre operai sono morti intossicati dall’azoto nel corso di una operazione di lavaggio di una cisterna, e quattro dirigenti sono stati rinviati a giudizio per non aver garantito agli operai le condizioni di sicurezza necessarie sul posto di lavoro.
Nella nefasta classifica, seguono la centrale termoelettrica E.on di Fiume Santo, a Sassari, all'87esimo posto; l'impianto termoelettrico Enel di Fusina al 108esimo posto; la centrale di Vado Ligure di Tirreno Power al 118esimo posto. E ancora: la centrale di San Filippo del Mela al 128esimo posto, la raffineria Esso di Augusta, in Sicilia, al 145esimo posto, quella Eni di Sannazzaro de' Burgondi, Pavia, al 148esimo.
LE EMISSIONI COSTANO 330 EURO A PERSONA
Come detto, il costo complessivo a livello europeo si aggira sui 169 miliardi di euro. Per la precisione, a seconda delle metodologie adoperate per calcolare gli oneri che vengono esternalizzati dalle imprese sull'ambiente circostante, le emissioni di agenti inquinanti nel 2009, ultimo dato disponibile nella ricerca, pesavano tra i 102 e i 169 miliardi l'anno, ovvero dai 200 ai 330 euro a persona. Colpisce di più che ben il 50 per cento dei costi aggiuntivi, tra 51 e 85 miliardi, sono generati da soltanto 191 impianti. Si tratta del 2% del totale di quelli censiti, quelli più “sporchi” in assoluto. Il 75% del totale delle emissioni è prodotto invece da soli 622 siti industriali.
A guidare la classifica sono le centrali termoelettriche, in particolare a carbone o a olio combustibile. Il discutibile primato di industria più inquinante in assoluto d'Europa se lo aggiudica la famigerata centrale elettrica di Belchatow, nei pressi di Lodz, in Polonia, un “mostro” alimentato a lignite da 5.000 Megawatt. Tra le prime venti troviamo anche la centrale di Brindisi.
Il rapporto dell'Aea utilizza gli ufficialissimi dati del registro europeo delle emissioni (E-PRTR) che registra 10 mila impianti industriali e si basa su strumenti e metodi certificati. Le emissioni delle grandi centrali elettriche sono quelle più costose, tra 66 e 112 miliardi. ........
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Tratto da LinKiesta
Ecco la mappa delle area industriali inquinanti in Italia segnalate dalla Agenzia europea per l'ambiente. 

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