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02 ottobre 2012

“L’infedele” a Taranto: in diretta dal rione Tamburi l’Ilva e la vita nel ricatto

Tratto da  Taranto Il Quotidiano Italiano

 

“L’infedele” a Taranto: in diretta dal rione Tamburi l’Ilva e la vita nel ricatto.

2 ottobre 2012) TARANTO – Piazza Gesù Divin Lavoratore nel Quartiere Tamburi di Taranto per una sera torna ad essere una Piazza d’Italia. Inquinata, corrotta, dimenticata. Fino alla diretta tv con Gad Lerner e il suo programma “L’Infedele’’ di La7.  

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In mezzo, davanti, dietro, il popolo urlante, squarciato dal ricatto e sottomesso a un destino da cui non si trova via d’uscita se non nella rabbia.

La pediatra Grazia Parisi nel quartiere Tamburi a contatto con tumori, malattie, racconta di bambini con le mani sporche di quei minerali e quelle polveri che invadono l’aria. Ne ha persi tanti, ne sta perdendo altri, come ogni medico di questo quartiere, di questa città.
Dal palco Sabrina mostra un sacchetto con quella polvere che ogni giorno si deposita sulla sua casa, sul suo balcone, entra nelle sue stanze e nei suoi polmoni. La realtà che fa a pugni con gli interventi dal palco, dall’intervista all’attuale presidente Ilva Bruno Ferrante appena sbarcato sul suolo terrestre dalla Luna, al primo cittadino Stefàno, inerme, immobile, incalzato da Rosella Balestra sulle dichiarazioni passate sui miglioramenti dell’Ilva.
L’economista Viesti resta aggrappato all’idea di una Taranto da tenere legata all’industria. Un‘industria eco-compatibile. Con innovazione tecnologica, investimenti concreti e rapidi. Una chimera nell’Italia senza piano industriale e con un’Autorizzazione Integrata Ambientale in arrivo che pesa già come un macigno.
Passando per i Sindacalisti Fim Cisl che portano avanti la testi della bonifica gradualmente insieme alla produzione. Fischiati, criticati, accusati di non essere mai veramente dalla parte dei lavoratori. Il contatto con il rischio e lo sciopero strumentalizzato significano diritti calpestati.
Il filo conduttore della puntata sono le menzogne. Quello che si è sempre nascosto, la vittoria del profitto a discapito della vita.  
Gli inciuci di Archinà per tessere relazioni con politica e chiesa invece di investire in tecnologie avanzate i milioni di utili.
Il legame dei padroni Riva con le Istituzioni dopo l’Affare Alitalia. Quello che il Ministro dell’Ambiente Clini continua a non ammettere, cioè la sua responsabilità sulle Aia passate e quella che sta per arrivare.

Fa strano vedere poi Carbone, il segretario dell’A.N.M., dover difendere le scelte del Gip Todisco, della Giustizia , che ha agito “col buon senso prima che con la Costituzione. Con un ipotesi di reato, di disastro ambientale, l’unica soluzione resta il sequestro.”
Non è strano, invece, rendersi conto che l’opinione più lucida, disarmante, concreta, viene dal popolo, rappresentato sul palco da Cataldo Ranieri del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti.
Un ragazzone che non sta nella sedia per quanto è alto e per quante ne vorrebbe dire. A chi parla delle sentenze sull’Ilva come di un fulmine a ciel sereno risponde dicendo che “mentono sapendo di mentire. Di non rispettare 60 anni morti”.
“I capisquadra non hanno mai scioperato con noi per i nostri diritti – continua Ranieri – noi abbiamo manifestato provando a bloccare la produzione, non la nostra città che ha già subito troppo. Pensiamo con quest’occasione ai nostri problemi veri e a come risolverli partendo da chi ha le colpe. Lo Stato e Riva devono pagare.”
Dietro queste parole ci sono esperienze di vita da cui ripartire. Ripartire dal popolo. Perché intorno al palco, lontani dalle telecamere, ce ne sono tanti altri che girano con foto di cari persi per le malattie causate dall’Ilva, con le carte infinite di Asl e ospedali che provano la loro fine ormai inesorabile.
Perché dalla protesta dell’Apecar in mezzo ai sindacati che protestavano contro la Magistratura l’Italia si è accorta che a Taranto l’industria è fatta di persone e che una città non deve morire lavorando.
Chi si sdegna dei metodi da stadio, degli slogan duri, delle urla, non hai mai provato la rabbia del vivere ricattati, dell’urlo strozzato in gola per la stanchezza di essere ormai, comunque, divisi e condannati.
In mezzo, davanti, dietro, il popolo e una scritta: “Sì ai diritti, No ai ricatti’’.

QUI è possibile vedere l’intera puntata de “L’infedele’’.

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