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04 dicembre 2012

CENTRALE ENEL PORTO TOLLE :Salute in pericolo attorno all'impianto......

 Tratto da Rovigo Oggi

CENTRALE ENEL PORTO TOLLE  

Riconversione, riaperta la Via al Ministero dell'ambiente. Greenpeace divulga i dati dell’Università di Stoccarda: il carbone provocherebbe 85 morti premature all’anno

Salute in pericolo attorno all'impianto, l'allarme arriva dalla Germania


Ossidi di zolfo e ossidi di azoto emessi nell’atmosfera dall’impianto di Porto Tolle convertito a carbone si potrebbero trasformare in polveri sottili Pm2,5 con gravi danni sanitari diretti ai cittadini in un raggio di qualche centinaio di chilometri al punto da causare la media di 85 morti premature all’anno (intese come anni di vita persi). E’ allarmante lo studio condotto dall’Università di Stoccarda e divulgato da Greenpeace Italia sugli effetti di una eventuale riconversione a carbone dell’impianto di Porto Tolle. Riconversione il cui iter autorizzativo al Ministero dell’Ambiente è stato riavviato lo scorso 30 novembre


Porto Tolle (Ro) - La riconversione a carbone dell’impianto di Porto Tolle provocherebbe 85 morti premature l’anno. A dirlo è uno studio dell'Università di Stoccarda, (EcoSenseWeb), sviluppato per la misurazione degli impatti energetici e tarato sulle condizioni specifiche del sito portotollese che Greenpeace ha divulgato lunedì 3 dicembre.
All’indomani della riapertura dell’iter di valutazione dell’impatto ambientale del progetto di riconversione a carbone da parte del Ministero dell’Ambiente (lo scorso 30 novembre), lo studio tedesco stima le ricadute sanitarie di una centrale a carbone nel Parco del Delta del Po e ciò che ne risulta è allarmante. Le previsioni dicono che le emissioni di una centrale a carbone a Porto Tolle, così come la vorrebbe realizzare Enel, determinerebbero 85 casi di morte prematura all'anno.

Le cause? Patologie dell’apparato respiratorio provocate dalle polveri sottili ovvero le Pm2,5 che si disperderebbero nell’aria con le emissioni di ossido di azoto e ossido di zolfo. Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia spiega: “La mortalità prematura determinata dalle emissioni dell'impianto sarebbe più alta anche rispetto a precedenti stime, già realizzate con un metodo dell'Agenzia europea per l'Ambiente e presentate da Greenpeace alcuni mesi addietro”.
Lo studio è stato applicato all’intero parco termoelettrico di Enel e i risultati rilevati sono dati dalla media tra gli anni di vita persi e le morti premature. “In pianura padana - continua Onufrio - ci sono delle particolari condizioni atmosferiche, con un ricambio di aria più basso. Benché una parte del territorio portotollese sia meno popolato della media, bisogna ricordare che le polveri sottili nell’atmosfera si spargono in un raggio di qualche centinaio di chilometri, ecco che anche tra Milano e Bologna le Pm2,5 potrebbero avere un impatto rilevante sulla popolazione”.

Sulle emissioni di Co2 (per le quali a Porto Tolle è previsto un impianto sperimentale di cattura e stoccaggio), invece, Onufrio frena: “Un impianto di questo tipo, benché diversi esempi si siano dimostrati fallimentari, sottrarrebbe energia alla centrale e ne diminuirebbe l’attività”. Infine, per quanto riguarda una eventuale conversione a gas (l’unica ipotesi di utilizzo della centrale di Porto Tolle ammessa da Greenpeace), Onufrio sottolinea: “Il gas è dimostrato che altera il clima ma non provoca danni sanitari diretti ai cittadini”.

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