Magistrati di Taranto: Forza,avanti tutta
9 gennaio 2013 - Prof. Fabio Matacchiera (Presidente Fondo Antidiossina Onlus)
La Onlus Fondo Antidiossina Taranto, ancora una volta, esprime la
propria solidarietà all'azione della magistratura di
Taranto, relativamente al "caso Ilva".
Abbiamo appreso ieri che i magistrati della Procura di Taranto
hanno nuovamente e con più vigore sollevato la questione di presunta
illegittimità del decreto "Salva Ilva", anche rifacendosi ad una
presunta violazione di alcuni articoli della Costituzione. Tale
decreto, fortemente voluto dal ministro dell' ambiente Corrado Clini,
consente allo stabilimento siderurgico di continuare a produrre,
nonostante il sequestro disposto il 26 luglio scorso. Lo "stop" dei
magistrati di Taranto era stato deciso poichè lo stabilimento stesso
"diffonde polveri e sostanze nocive che generano malattie e morte", così
come enunciato nel dispositivo giudiziario.
Concordiamo, pertanto, con
la magistratura, che vi sia un evidente contrasto non solo con gli
articoli della Costituzione Italiana, ma anche con le norme
della Comunità Internazionale Europea dei Diritti Dell'Uomo.
Il Procuratore Capo, dott. Franco Sebastio, in modo molto
esplicito, parla di una vera e propria "cappa di totale immunità dalle
norme penali e processuali". Una situazione che non ha uguali nella
storia del nostro ordinamento giuridico.
Tale scelta del Governo dimostrerebbe, a parere nostro, che l'orientamento sia proprio quello di voler "immolare" gli stessi operai ed i cittadini di Taranto, per garantire dei profitti ad una economia sostanzialmente malata e, quindi, non a tutela di interessi comuni, ma ben specifici.Forti anche del nostro incondizionato sostegno e del sempre crescente numero di cittadini stanchi di subire gli effetti di una presenza industriale così deleteria, diciamo ai magistrati di Taranto che si stanno battendo nell'interesse comune:
FORZA, AVANTI TUTTA!
Ilva, la guerra delle leggi
Per i pm di Taranto il decreto "salva-Ilva" violerebbe le leggi dell'Unione Europea
VIOLATE CEDU E TRATTATO DI LISBONA - La violazione dell’art.6 della Carta europea dei diritti dell’uomo si esprimerebbe, scrive la Procura, il “sostanziale divieto di agire nei confronti dell’impresa inquinante in ordine ai fatti lesivi compiuti nei 36 mesi concessi dalla normativa esclude in radice qualsiasi azione idonea ad instaurare un giusto processo per tali fatti”. Il Trattato di Lisbona invece, secondo i pm, sarebbe violato dal decreto salva Ilva “nella parte in cui ha modificato i due Trattati fondamentali e cioè quello sull’Unione Europea (Tue) e quello sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue)”. In particolare la Procura ritiene che la normativa nazionale violi l’art.191 del Trattato di Lisbona inerente al cosiddetto “principio di precauzione”, che consiste nell’adozione di “tutte le misure idonee a prevenire il pericolo di danni causati alla salute e all’ambiente anche in situazione di incertezza scientifica”. E i pm concludono: “A Taranto la fase di rischio è stata già ampiamente superata da anni a causa dell’attività del siderurgico”.
LEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE - Già nel tardo pomeriggio di lunedì, i Pm tarantini avevano chiesto di sollevare la questione di legittimità costituzionale della legge 231 o, in alternativa, di revocare i custodi-amministratori, “concedendo la facoltà di uso degli impianti di cui l’Ilva è già venuta in possesso”. I pubblici ministeri, ha riportato ieri La Repubblica, hanno sottolineato che la stessa attività di risanamento dei custodi amministratori violerebbe il decreto che “da un lato consente la piena attività produttiva nonostante essa sia foriera di emissioni nocive incontrollate, dall’altro, esclude ed addirittura vieta ai custodi-amministratori (e non solo a loro) di individuare ulteriori criticità”.
ECOLOGISTI DECIMATI - E la faccenda si complica anche sul lato più strettamente politico: gli Ecologisti Democratici hanno infatti deciso di non ricandidare né Roberto Della Seta, capogruppo Pd in commissione Territorio e Ambiente al Senato, né Francesco Ferrante, anch’egli senatore degli Ecodem. “Di mollare non abbiamo la minima intenzione – è la battagliera risposta di Della Seta – Per vent’anni ci siamo battuti per l’ambiente fuori dal Parlamento, continueremo a fare i rompiscatole dove e come possibile. Per usare un’espressione che in questi giorni va di moda il Pd prova a silenziarci, escludendoci dalle liste per le politiche e riducendo ai minimi termini la presenza ecologista tra i futuri parlamentari”. Ferrante e Della Seta sarebbero quindi stati esclusi durante la ”decimazione della pattuglia di ecologisti”, a differenza dei colleghi Ermete Realacci e Laura Puppato, entrambi inseriti nel ”listino” del segretario Bersani.Leggi tutto
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