(18 giugno 2013) TARANTO – Qui di seguito la lettera aperta scritta da cittadini, comitati e associazioni ambientaliste indirizzata alle istituzioni, tra cui il presidente del Consiglio Enrico Letta, il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato e i parlamentari.
Ilva: lettera dei cittadini di Taranto alle istituzioni
“Siamo cittadini attivi di Taranto e provincia,con la presente intendiamo sottoporre alla vostra attenzione alcune considerazioni in merito al recente intervento legislativo adottato dal governo nella nota vicenda legata allo stabilimento Ilva di Taranto.
Ancora una volta, non riteniamo condivisibile
il provvedimento nel suo complesso, visto che l’emergenza sanitaria e
ambientale nella quale versa la città di Taranto, richiederebbe il fermo
degli impianti inquinanti, quantomeno per tutto il tempo necessario a
ristabilire una produzione che non sia portatrice di danni irreparabili
all’uomo e all’ambiente.
Nel rapporto diffuso da Arpa Puglia sulla
valutazione del danno sanitario che, vogliano sottolineare, tiene conto
dei rischi tumorali legati alla sola inalazione delle sostanze
inquinanti, è riportato che la piena applicazione dell’Aia ridurrà del
SOLO 50% il rischio di contrarre malattie oncologiche della popolazione
adulta; non viene, quindi considerato che la stessa concentrazione può
essere decine di volte più pericolosa per bambini con una superficie
corporea di molto inferiore a quella degli adulti, anche perché colpisce
organismi in fase di crescita.
Solo questo rapporto che, per la prima volta
“fotografa” il futuro dovrebbe spingere un Governo a chiudere uno
stabilimento che provoca malattie e morte, invece si preferisce
salvaguardare gli interessi della famiglia Riva e non quelli dell’intera
popolazione di Taranto.
Per queste ragioni, la scelta di nominare
commissario straordinario prevista nel decreto legge, nella persona del
dott. Enrico Bondi appare sconcertante ed in conflitto con gli obiettivi
del decreto 61. Ed infatti, come noto e come riportato dagli organi
della stampa, Enrico Bondi è stato scelto dalla proprietà dell’Ilva,
dapprima come consulente a fine dello scorso anno, per poi essere
nominato dalla stessa proprietà membro del cda nell’aprile 2013,
incarico ricoperto fino alle dimissioni dello scorso 25 maggio 2013.
Ultimo atto compiuto dal Enrico Bondi come rappresentate della Ilva spa,
secondo quanto appreso dalla stampa, è la firma sulla richiesta al
Tribunale di riesame del provvedimento di sequestro disposto dal Gip di
Taranto di circa 8 Mld di euro nei confronti delle società del Gruppo
Riva.
Ora anche un osservatore disattento, potrebbe
notare una certa distonia tra quanto dichiarato dal governo e quanto
effettivamente posto in essere con la nomina di Bondi. Da una parte
infatti si vuole intervenire per porre fine all’inerzia dell’azienda,
dando un segnale di discontinuità, dall’altra si chiama al timone
dell’azienda per la gestione commissariale, un soggetto che di quella
inerzia è in qualche modo responsabile.
Con la nomina di Bondi, la continuità non
appare solo formale, ma anche sostanziale. È stata ormai conclamata
l’omissione da parte dell’azienda rispetto alle prescrizioni dell’AIA ed
anzi nell’ordinanza del GIP, che siamo certi le SS.VV. avranno letto
attentamente, si apprende che l’azienda non era neanche dotata dei
necessari strumenti atti a prevenire infortuni anche mortali, come gli
ultimi tre episodi recentemente avvenuti.
Ci piacerebbe dunque sapere se si è tenuto debitamente conto del fatto che Bondi potrebbe essere chiamato a rispondere di queste omissioni, in quanto membro del cda, visto che peraltro, a quanto risulta, la situazione non è migliorata con la consulenza del dott. Bondi. D’altronde perché Bondi, e l’intero cda, si sarebbe dimesso dall’incarico? Viene poi da chiederci come può il governo che dichiara di non fidarsi più dell’azienda (peraltro dopo aver assicurato tutti a parole sulle buone intenzioni della proprietà), e poi affidarne la gestione straordinaria a chi di quella azienda ha fatto parte prima come consulente e poi come membro del cda!
Inoltre, che Stato è quello che affida la
gestione commissariale a chi, quale ultimo atto come membro del cda, ha
posto la firma sul ricorso avverso una decisione di un organo dello
Stato stesso? Forse la risposta è nel comma 11 dell’art. 1 del decreto
salva Ilva bis: 11.(Continua qui)
............Con questo pseudo commissariamento dunque, si è
voluto ancora una volta scavalcare completamente l’ordine di competenze
previsto dalla Costituzione......
Ci piace concludere con le parole di ROBERT KENNEDY:
“Non troveremo mai un fine per la nazione né
una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere
economico, nell’ammassare senza fine beni terreni”.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale
sulla base dell’indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del
Prodotto Interno Lordo.
Il PIL non tiene conto della salute delle
nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei
loro momenti di svago.
Non comprende la bellezza della nostra poesia o
la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o
l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della
giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta’’.
Il PIL misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta’’.
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