E LA GUERRA AL CARBONE CONTINUA
ANCHE IN GERMANIA.
Tratto da Valori.it
Energia e diritti
Germania, tra i “deportati” del carbone nella Ruhr
Circa 7.600 abitanti di una serie di
villaggi tedeschi nel bacino della Ruhr stanno traslocando: le loro
cittadine saranno rase al suolo per fare spazio ad una gigantesca
miniera di carbone. Berlino, così, abbandona il nucleare e invece di
puntare sulle energie pulite, rilancia le pericolose fonti fossili.
Mentre la Corte costituzionale valuta la legittimità del progetto.
La cittadina rurale di Immerath e i comuni vicini, racchiusi tra il bacino della Ruhr ed il confine con i Paesi Bassi, in Germania, spariranno dalle carte. Già oggi, infatti, i centri abitati assomigliano a villaggi-fantasma:
strade vuote, finestre chiuse, negozi abbandonati. Il motivo?
Consentire al colosso dell’energia RWE di ingrandire la già immensa
miniera di carbone a cielo aperto di Garzweiler.
Hambacher Forst è un’antichissima foresta (12mila anni!) che originariamente comprendeva 5500 ettari di terreno (oggi ne restano solo 1100), situata nella regione tedesca della Renania Settentrionale-Westfalia. Già dal XVI Secolo esisteva una rigida regolamentazione a salvaguardia della foresta, ma nell’epoca contemporanea, specialmente dal 1978 in poi, l’industria mineraria del carbone ha portato alla parziale distruzione dell’aera boschiva. Quel che rimane di Hambacher Forst, con i suoi alberi secolari ed alcune specie animali e vegetali in pericolo d’estinzione, è oggi minacciato dal progetto di costruzione di una centrale elettrica a carbone ad opera dell’azienda RWE, il più grosso produttore di CO2 su scala europea.
Mentre in Germania si parla tanto di svolta a favore di energie “pulite” e rinnovabili prevedendo l’addio definitivo, almeno teoricamente, a fonti di energia inquinanti e pericolose, esistono ancora colossi del settore energetico che mettono in pericolo l’ambiente e la salute umana in nome del profitto.
La distruzione della foresta per far posto ad una centrale elettrica a carbone è legale: le leggi tedesche dicono che si può fare, in barba alle specie animali e vegetali che popolano Hambacher Forst, alla faccia della salute degli/lle abitanti delle città che sorgono in prossimità della futura miniera, nonostante anche i costi economici dell’inquinamento non ricadano su chi lo produce.
È illegale invece resistere contro un simile progetto, chi lo fa rischia di scontrarsi con la violenza della polizia e di beccarsi denunce, processi, sanzioni economiche e carcere.
La differenza tra ciò che è legale e ciò che è giusto è sotto gli occhi di tutti, chi decide di opporsi a simili progetti di devastazione ambientale compie una scelta in base alla propria coscienza, a ciò che ritiene legittimo e necessario- anche per il bene della comunità e dell’ambiente.
È per questo che la resistenza alla distruzione di Hambacher Forst non manca, nonostante chi la porta avanti sappia quali siano i rischi ai quali va incontro. ...
Le attività intraprese per salvare quella che ormai può essere definita l’ultima foresta millenaria d’Europa continuano, per evitare l’ennesimo scempio ambientale i cui costi in materia di inquinamento, danni alla salute e impoverimento della biodiversità ricadranno inevitabilmente su tutti, soprattutto sulle future generazioni.
A raccontare la storia è l’agenzia AFP che sottolinea come - visto l’andamento attuale del mercato dei certificati CO2 (le quote di emissione di gas ad effetto serra) - la vendita di carbone sia tornata ad essere particolarmente lucrativa.
Per la RWE, inoltre, la lignite estratta a Garzweiler
è doppiamente utile, dal momento che alimenta direttamente le centrali
di proprietà della stessa azienda. Per questo la miniera Garzweiler I,
aperta nel 1983 ed ormai in via di esaurimento, sarà rimpiazzata dalla
Garzweiler II, che avrà una superficie pari a 48 chilometri quadrati
(l’estensione di una città come Lione). E per fargli spazio, saranno
costretti a traslocare circa 7.600 abitanti: molti di loro
saranno i primi insediati a Immerath-Neu (Nuova Immerath), cittadina
edificata ad hoc per ospitare i residenti del vecchio comune. Che sarà
raso al suolo.
A
finanziare l’intera operazione è la stessa RWE (il che lascia intendere
quali possano essere i guadagni futuri). Il crollo dei “diritti” ad
inquinare (i certificati CO2, appunto), è infatti un elemento che
l’industria vuole sfruttare appieno. Così che la scelta del governo di
Berlino di rinunciare al nucleare, anziché diventare unicamente un volano per lo sviluppo delle energie rinnovabili
e
pulite, potrebbe trasformarsi in un paradossale boomerang, essendo il
carbone una delle fonti in assoluto più inquinanti e pericolose per la
salute umana.
Già oggi, infatti, esso continua a rappresentare il 40% della produzione elettrica complessiva
della Germania, contro il 25% in media del resto d’Europa......
Nel
mezzo di tali imperanti “ragioni” economiche, c’è però - forse - un
piccolo spiraglio giuridico.
Dall’inizio dello scorso mese di giugno,
infatti, la Corte costituzionale tedesca (la più alta
giurisdizione del Paese) sta valutando la legittimità dello spostamento
della popolazione. Il tutto è nato dalla denuncia di un abitante di
Immerath e di un’associazione ambientalista, secondo i quali lo
sfruttamento del carbone non costituisce una «necessità imperativa» per
la Germania, tale da giustificare il trasloco di migliaia di persone.
La
fonte fossile, dunque, non è indispensabile per assicurare alla
prima economia europea l’approvvigionamento di energia di cui ha
bisogno: un punto di vista condiviso anche dall’istituto di ricerca economica DIW (che ha pubblicato un rapporto sulla questione).
In
attesa della decisione della Corte, che arriverà in autunno, i
cittadini devono abbandonare i loro villaggi....
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8 Agosto 2013
Andrea Barolini
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Hambacher Forst: resistenza contro la centrale elettrica a carbone.
Hambacher Forst è un’antichissima foresta (12mila anni!) che originariamente comprendeva 5500 ettari di terreno (oggi ne restano solo 1100), situata nella regione tedesca della Renania Settentrionale-Westfalia. Già dal XVI Secolo esisteva una rigida regolamentazione a salvaguardia della foresta, ma nell’epoca contemporanea, specialmente dal 1978 in poi, l’industria mineraria del carbone ha portato alla parziale distruzione dell’aera boschiva. Quel che rimane di Hambacher Forst, con i suoi alberi secolari ed alcune specie animali e vegetali in pericolo d’estinzione, è oggi minacciato dal progetto di costruzione di una centrale elettrica a carbone ad opera dell’azienda RWE, il più grosso produttore di CO2 su scala europea.
Mentre in Germania si parla tanto di svolta a favore di energie “pulite” e rinnovabili prevedendo l’addio definitivo, almeno teoricamente, a fonti di energia inquinanti e pericolose, esistono ancora colossi del settore energetico che mettono in pericolo l’ambiente e la salute umana in nome del profitto.
La distruzione della foresta per far posto ad una centrale elettrica a carbone è legale: le leggi tedesche dicono che si può fare, in barba alle specie animali e vegetali che popolano Hambacher Forst, alla faccia della salute degli/lle abitanti delle città che sorgono in prossimità della futura miniera, nonostante anche i costi economici dell’inquinamento non ricadano su chi lo produce.
È illegale invece resistere contro un simile progetto, chi lo fa rischia di scontrarsi con la violenza della polizia e di beccarsi denunce, processi, sanzioni economiche e carcere.
La differenza tra ciò che è legale e ciò che è giusto è sotto gli occhi di tutti, chi decide di opporsi a simili progetti di devastazione ambientale compie una scelta in base alla propria coscienza, a ciò che ritiene legittimo e necessario- anche per il bene della comunità e dell’ambiente.
È per questo che la resistenza alla distruzione di Hambacher Forst non manca, nonostante chi la porta avanti sappia quali siano i rischi ai quali va incontro. ...
Le attività intraprese per salvare quella che ormai può essere definita l’ultima foresta millenaria d’Europa continuano, per evitare l’ennesimo scempio ambientale i cui costi in materia di inquinamento, danni alla salute e impoverimento della biodiversità ricadranno inevitabilmente su tutti, soprattutto sulle future generazioni.
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“Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto,
l’ultimo fiume avvelenato,
l’ultimo pesce pescato,
ci accorgeremo che non si potrà mangiare il denaro.
La nostra terra vale più del denaro......
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