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08 settembre 2013

The daily climate : "l’America riscopre la disobbedienza civile per combattere i cambiamenti climatici"


Tratto da Notizie Tiscali.it

L’America riscopre la disobbedienza civile per combattere i cambiamenti climatici

di Alma Daddario

Un sondaggio dal titolo “How Americans Communicate About Global Warming” pubblicato la scorsa settimana sulla rivista scientifica statunitense, “The daily climate”, conferma che  
il 13% degli americani sarebbe propenso ad attuare una qualche forma di disobbedienza civile non-violenta per ottenere l’attuazione di provvedimenti immediati per arginare il cambiamento climatico.

La maggior parte degli americani dimostra così di non essere più schierata con le teorie negazioniste tanto care ai conservatori, la gente è sempre più consapevole dei rischi e delle conseguenze anche a lungo termine, che i cambiamenti da global warming stanno provocando in tutto il Paese, con seri danni all’habitat e all’agricoltura. A questo punto, a proposito di disobbedienza civile, è utile una riflessione legata anche al pensiero di Martin Luther King, in riferimento alla coincidenza dello scorso 50esimo anniversario della marcia su Washington e del discorso “I have a dream”.

Se si considera l’impatto che il cambiamento climatico avrà sul nostro futuro collettivo è istruttivo infatti ricordare ciò che Martin Luther King ha detto a proposito del potere della disobbedienza civile non-violenta, in quella storica occasione. 
I punti cardine alla base dell’efficacia di ogni protesta civile, secondo King, si esplicano in quattro fasi fondamentali: analisi, negoziazione, autocoscienza, confronto tra le parti opposte. Una considerazione da non sottovalutare riguarda anche la previsione di una dura resistenza della controparte: nel caso dei provvedimenti da attuare per arginare i cambiamenti climatici, bisognerà tenere conto del fatto che a causa dei forti interessi economici, l’industria dell’energia cosiddetta “sporca” si impegnerà di contro in una strenua opposizione, tentando di ingerire sul piano politico per condizionare le iniziative del governo.

Ma il fatto che il 13% dell’opinione pubblica si sia pronunciata in tal senso è comunque un dato storicamente rilevante di questi tempi, e potrebbe essere foriero di un cambiamento epocale. Thomas Jefferson pensava che il 15% della popolazione fosse il numero sufficiente e utile per realizzare una trasformazione significativa nelle battaglie civili, un vero e proprio punto di svolta. Ci auguriamo che sia così.

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