Brindisi, uno studio sulle malformazioni punta il dito contro il diossido di zolfo.
I ricercatori del Cnr hanno messo in rilievo la correlazione fra bimbi malati e i valori elevati di SO2 nell'aria. I comitati cittadini chiedono al sindaco una indagine epidemiologica per stabilire la responsabilità delle centrali e del petrolchimico che gravitano attorno alla città.
La ricerca
Gli autori hanno trovato una possibile risposta nella SO2, sigla apparentemente innocua del diossido di zolfo che già alcuni studi scientifici ritengono causa delle malattie congenite, in particolare del cuore. Un elemento che si sprigiona anche dalla combustione di petrolio e carbone. Lo studio condotto dal team leccese in collaborazione con il reparto di neonatologia dell’ospedale Perrino di Brindisi – e di prossima pubblicazione sulla rivista scientifica americana Environmental Research – ha estratto casualmente le schede di dimissioni di quattro neonati sani per ogni bambino nato con una malformazione al cuore.
“Abbiamo
quindi calcolato l’esposizione della madre ai valori di diossido di
zolfo e alle polveri totali sospese, registrati dalle centraline della
rete di monitoraggio, nelle settimane più sensibili per il feto, quelle
tra la terza e l’ottava settimana”, spiegano i ricercatori. I risultati
parlano chiaro: c’è un’associazione statisticamente significativa tra le
nascite di bambini malati e i valori elevati di diossido di zolfo e
polveri totali sospese nei giorni in cui il feto era più sensibile. Per
eliminare qualsiasi dubbio, i ricercatori hanno ritoccato al ribasso i
dati tenendo conto “dell’influenza di possibili fattori di rischio,
quali nel caso specifico, il fumo di sigaretta della madre durante la
gravidanza”. E concludono: “Le malformazioni congenite rappresentano uno
dei più precoci indicatori biologici per la tossicità di insulti
ambientali. Per questo è necessaria una sorveglianza epidemiologica del
fenomeno”.“La città vuole chiarezza”.....Una necessità che i brindisini avevano manifestato già nella primavera del 2012 quando raccolsero diecimila firme
per chiedere a Comune, Provincia, Regione e Asl di finanziare
un’indagine epidemiologica.
“Evidentemente l’indagine
epidemiologica spaventa – continua Rossi – conoscere il reale stato di
salute della popolazione allarma poiché imporrebbe decisioni importanti
per salvaguardare la salute dei cittadini. A partire dalla bocciatura del piano A2A Edipower per impedire di bruciare rifiuti in città, oltre a imporre subito una forte riduzione del carbone bruciato da Enel e avviare la indispensabile trasformazione a gas della centrale”.
.........Di ritardo in ritardo, Brindisi aspetta da vent’anni di ottenere risposte e rispetto degli impegni. Un esempio per tutti: “La centrale a carbone A2A Edipower, costruita negli anni ’60 e situata a 800 metri dal centro abitato, avrebbe dovuto chiudere nel 2004 in virtù di un accordo del 1996 firmato da governo ed enti locali – conclude Rossi – è ancora lì e lo scorso maggio ha presentato un piano per bruciare anche il Css, l’ex combustibile da rifiuti”.
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