Tratto da QualEnergia
Smog a Shanghai, Cina sempre più stufa del carbone
10 dicembre 2013
Oggi la situazione è migliorata, ma ieri a Shanghai è stato il settimo giorno di coprifuoco da smog.
L'indice di qualità dell'aria, dopo aver raggiunto sabato il livello
record di 482, era ancora al di sopra della soglia di sicurezza di 200.
La concentrazione di polveri sottili PM2.5 ieri mattina era oltre i 360 microgrammi per metro cubo, cioè più di 14 volte l'esposizione massima ammissibile secondo
l'OMS. A vecchi e bambini nella metropoli cinese è stato raccomandato
di rimanere in casa, mentre nei giorni scorsi ci sono stati blocchi del
traffico e addirittura voli aerei cancellati causa smog.
La
Cina è sempre più consapevole della necessità di attenuare la sua
dipendenza dal carbone, il più sporco tra i combustibili fossili: troppi
e troppo evidenti sono i danni che sta causando, anche volendo
prescindere dalla questione climatica. Un messaggio che è arrivato anche
nel mondo della finanza: la crisi da smog di Shanghai, riporta
Bloomberg, ha visto calare nettamente il valore delle azioni di chi fa carbone e salire quelle di chi ha a che fare con il contenimento delle emissioni.
Ad esempio Shenhua Energy,
il più grande produttore di carbone cinese, ieri ha visto continuare il
declino del valore dei suoi titoli, meno 0,5% (cui segue un meno 0,9%
oggi), mentre le azioni di Fujian Longking, che offre filtri e altre
soluzioni per contenere le emissioni, sono cresciute dello e 0,8% e
quelle di Yonker Environmental Protection, altra azienda del settore
hanno fatti un salto in alto del 4,9%.
Oltre a creare danni ambientali e sanitari immensi (secondo uno studio Greenpeace, nel 2007 le esternalità negative del carbone sono costate il 7% del Pil, cioè circa 365 miliardi di euro), l'inquinamento atmosferico sta diventando una tra le principali cause di protesta in Cina.
La primavera scorsa il premier Li Keqiang ha lanciato un piano per ridurre emissioni e uso del carbone
soprattutto nelle aree più inquinate: nelle zone più industrializzate
del nord, tra la capitale, Hebei e Tianjin una riduzione da 100 milioni
di tonnellate entro il 2015, poco meno di un terzo dei consumi dell'area
interessata.
Insomma la Cina è costretta a provare a disintossicarsi
da questo combustibile........
Tutto ciò non potrà che comportare un'accelerazione, oltre che sul gas e sul nucleare, sulle rinnovabili.
Negli ultimi tempi abbiamo visto gli obiettivi su eolico e fotovoltaico
rivisti periodicamente al rialzo e le installazioni stanno procendedo a
ritmi impressionanti. Nei primi 10 mesi del 2013 - dicono dati
Bloomberg New Energy Finance - la Cina ha aggiunto 36 GW di potenza low-carbon: 7,9 GW di eolico, 3,6 GW di fotovoltaico 2,2 di nucleare e il resto da idroelettrico.
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