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06 gennaio 2014

Taranto, sull’ inquinamento Ilva è guerra dei numeri:"E le conseguenze dell’inquinamento dell’aria,sono estremamente gravi a concentrazioni di molto inferiori rispetto a quelle imposte dall’Unione Europea"

Tratto da La Stampa

Taranto, sull’inquinamento Ilva è guerra dei numeri.




È una guerra di numeri, innanzitutto, dietro la cui freddezza si nascondono però uomini e storie......... 
  Ma il dibattito sulla produzione dell’acciaio in riva allo Ionio è tutt’altro che chiuso, se Peacelink arriva ad auspicare «un nuovo sequestro degli impianti con revoca della facoltà d’uso dell’intera area a caldo dell’acciaieria». Motivo della richiesta alla procura: gli IPA - miscela di molecole cancerogena, soprattutto in presenza di benzo(a)pirene - nel cielo di Taranto volano alle stelle. Lo certifica l’Arpa Puglia, attraverso le rilevazioni effettuate nella zona del quartiere Tamburi, a due passi dai comignoli del l’acciaieria. E lo ribadisce anche Peacelink, i cui dati sono stati tratti a cinque chilometri dallo stabilimento. Secondo gli ambientalisti, dunque, a Taranto «c’è una situazione di reale pericolo per la salute». Prendiamo il mese di dicembre: 22,2 nanogrammi per metro cubo misurati in centro (da Peacelink), 43,9 nel quartiere Tamburi (da Arpa), 31,1 all’interno dello stabilimento (da Ilva). Rilevazione, quest’ultima, da prendere però con le pinze, se anche il direttore generale dell’Arpa Puglia Giorgio Assennato afferma che «spesso l’azienda fornisce dati troppo bassi da non poter essere ritenuti validi».  

C’è un escamotage noto a tutti e finora mai contrastato. L’Ilva sovente utilizza una pioggia artificiale che bagna l’aria posta a diretto contatto con le centraline. Conseguenza: i dati rilevati risultano sempre inferiori rispetto a quelli attesi. Sul valore certificato a dicembre dall’Arpa, invece, nessun dubbio. «Un’aria di qualità accettabile dovrebbe avere valori almeno sei volte inferiori», puntualizza Peacelink. Ma nonostante il comune scetticismo nei confronti dell’operato dell’azienda, tra l’Arpa e gli ambientalisti la differenza di vedute prosegue. Questione di interpretazione dei dati. «Le conseguenze dedotte da Peacelink sono al limite del procurato allarme», sostiene Assennato, la cui posizione nell’inchiesta “Ambiente Svenduto” - è accusato di falsa testimonianza - finirà presto al vaglio del gup. «Nessun ingiustificato monito - replica Marescotti -. Lo studio Sentieri afferma che le polveri sottili di Taranto sono due volte più tossiche rispetto a quelle respirate in altre città. E le conseguenze dell’inquinamento dell’aria, lo dice una ricerca pubblicata su Lancet, sono estremamente gravi a concentrazioni di molto inferiori rispetto a quelle imposte dall’Unione Europea».  

Un cd-rom con gli scatti che documentano le emissioni dall’acciaieria - quelli accanto risalgono al primo gennaio - e i numeri sopra citati sono già in viaggio verso la procura di Taranto e la commissione ambiente dell’Unione Europea. Sembra concreto il rischio di una multa salatissima per il governo italiano: il più sanzionato, nel vecchio continente, in materia ambientale. Alla lettera di messa in mora partita da Bruxelles il 26 settembre, il ministero dell’Ambiente ha risposto due mesi più tardi: prendendo ulteriore tempo. Da qui la richiesta di chiarimento inoltrata dal presidente della commissione Ambiente, lo sloveno Janez Potocnik: se le risposte che arriveranno da Roma non dovessero essere esaurienti, il deferimento alla Corte di Giustizia Europea sarebbe pressoché scontato. La multa, nel caso in cui l’omesso controllo dovesse essere accertato, potrebbe raggiungere cifre da capogiro: fino a 650mila euro per ogni giorno di infrazione considerato. «Il Governo italiano sta facendo finta di nulla ed entro i prossimi tre anni rischia di ricevere una sanzione di 700 milioni di euro», lancia l’allarme Antonia Battaglia, delegato di Peacelink ai rapporti con l’Unione Europea......  

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