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23 marzo 2014

Inquinamento e tumori: i dati drammatici dei medici ambientali

Tratto da La Stampa

Inquinamento e tumori: i dati drammatici dei medici ambientali

Sono cambiati gli stili di vita, gli strumenti diagnostici sono più potenti e i programmi di screening sono diventati più frequenti. Ma tutto questo può, da solo, spiegare l’aumento dei tumori a partire dal dopoguerra? 
La risposta è no. Questi fattori, spiega Patrizia Gentilini, oncologa dell’ISDE, l’Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente, “non spiegano compiutamente l’aumento dell’incidenza di specifiche forme tumorali (testicolo, tiroide, mammella, colon retto, prostata) e, soprattutto, dei tumori nei bambini e nei giovani. È necessario pertanto ipotizzare un ruolo eziologico sostanziale anche di fattori ambientali”
L’incidenza delle cause ambientali sui diversi tipi di cancro non è facile da studiare: “Queste patologie hanno cause multiple e tempi di latenza lunghi”, riflette Carlo La Vecchia, docente di Epidemiologia all’Università di Milano. Ma se ancora molto rimane da approfondire, i dati disponibili rivelano correlazioni altamente probabili tra alcuni tipi di tumore e l’esposizione a sostanze pericolose. A partire dall’amianto. Pur essendo bandito dal 1992, i suoi effetti continuano a farsi sentire.  
 .....Anche se le fabbriche sono state chiuse, sono ancora abbastanza diffuse tubature, serbatoi, pannelli ondulati in amianto tutt’altro che inoffensivi.... . L’amianto, spiega Giancarlo Ugazio,, può causare patologie che colpiscono “sia tessuti e organi localizzati nel torace, sia tessuti situati in altri distretti diversi dall’apparato respiratorio. Questi possono essere: il cervello, la prostata, l’ovaio, e diversi tessuti emolinfopoietici (leucemie, linfomi)”. Inoltre, l’azione cancerogena dell’asbesto “è potenziata dall’azione sinergica di metalli pesanti”.  

L’inquinamento industriale ha fatto, purtroppo, la sua parte. I metalli, come spiega Patrizia Gentilini nella relazione introduttiva dello studio “Ambiente e tumori” dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, sono anche associati a diversi altri tipi di patologie oncologiche: cromo e nichel, per esempio, sono legati all’insorgere di tumori a polmoni, naso e faringe; l’arsenico è correlato alla diagnosi di tumori a polmone, vescica, pelle. Gli studi condotti sulle popolazioni residenti nei pressi di centrali a carbone, responsabili dell’emissione in atmosfera di polveri sottili, benzoapirene, benzene, metalli pesanti, diossine e isotopi radioattivi, “hanno dimostrato un aumento dell’incidenza di tumori di laringe, polmoni e vescica. 

Sono inoltre segnalati aumenti dell’incidenza di cancro della cute non melanoma e di cancro dello stomaco”, spiega Paolo Franceschi, pneumologo dell’Ospedale Savona, nel suo studio pubblicato nel dossier dell’AIOM. E non va meglio nel caso degli inceneritori, causa di emissioni di particolato, metalli pesanti, diossine, composti organici volatili, ossidi di azoto e zolfo, ozono: “Particolarmente importanti risultano gli eccessi nel complesso dei tumori, neoplasie polmonari, linfomi non Hodgkin, sarcomi dei tessuti molli e neoplasie infantili”, continua Patrizia Gentilini. Per non parlare dei PCB, i policlorobifenili usati in Italia nell’industria chimica fino agli anni ’80, ma ancora persistenti nell’ambiente, associati all’insorgenza del cancro al fegato e alle vie biliari

Sono andate invece diminuendo le patologie oncologiche polmonari causate dall’inquinamento atmosferico dovuto al traffico veicolare: “Alcuni decenni fa, quando l’aria era più inquinata, circa il 5% dei decessi per tumori al polmone era attribuibile a questa causa. Oggi il dato è sceso a circa l’1%, parliamo cioè di non più di 300 persone”, spiega La Vecchia. Rimane però alto il numero di morti per cancro al polmone dovuto al fumo, circa 25.000 all’anno...... 

Il caso della “Terra dei Fuochi” è emblematico: “La Campania Felix è diventata una zona disastrata”, riflette Maurizio Montella, responsabile Epidemiologia dell’Istituto Italiano Tumori di Napoli. “Nelle province di Napoli e Caserta, in particolare, si è osservato un aumento dei tumori. In dieci anni c’è stato il tempo di approfondire, ma nessuno, né a livello regionale, né statale, ha fatto niente e ancora oggi non ci sono studi specifici sulla correlazione tra smaltimento illegale dei rifiuti e insorgenza del cancro”. 
Di questi temi parlerà, il 22 e 23 maggio 2014, a Torino, il 4° Workshop Nazionale IMAGE dedicato al tema “Medicina ambientale e salute: verso la smart heatlh”. 

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