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27 maggio 2014

QualEnergia : Capacity payment: si apre un altro fronte?

Tratto da QualEnergia

Capacity payment: si apre un altro fronte?

Il documento di consultazione 'urgente' sul capacity payment desta perplessità. L'Autorità chiarisce che al sistema elettrico al momento non serve maggior flessibilità, ma ipotizza comunque una forma di remunerazione transitoria per salvare gli impianti a ciclo combinato, lasciando al MiSE le decisioni critiche: quanti soldi allocare e dove prenderli.
Cresce la sensazione che le iniziative nel settore elettrico del Ministero dello Sviluppo Economico stiano perdendo coerenza e sbandino fra le promesse dal premier prima delle elezioni (taglio del 10% delle bollette delle PMI) e violente pressioni dei gruppi di interesse. L'ultima conferma è venuta giovedì scorso.
Ricordate il blitz notturno con cui a dicembre il capacity payment per i cicli combinati era entrato improvvisamente in finanziaria? A volte ritornano. La norma prevedeva che entro novanta giorni il Ministero, su input dell'Autorità, avrebbe deliberato uno schema di remunerazione della capacità produttiva che privilegiasse gli impianti flessibili, senza aggravi in bolletta. Il 16 gennaio l'Autorità apriva il procedimento istruttorio, prevedendo fra l'altro la possibile remunerazione transitoria degli impianti, in attesa che lo schema principale (capacity market, il cui disegno è pronto da tempo ma è fermo in Via Molise) entri a regime nel 2017. Poi il silenzio.
Giovedì scorso, improvvisamente, l'Autorità ha diffuso un breve documento di consultazione (allegato in basso, ndr), dando solo otto giorni lavorativi per rispondere. I tempi sono dovuti, nelle parole dell'Autorità, alla necessità di dare input “in via urgente” al Ministero. Ora, da dove viene l'improvvisa urgenza del Ministero? Ha a che fare col provvedimento tagliabollette? Con la situazione di Sorgenia?
Se il metodo è criticabile, il merito della consultazione solleva quanto meno interrogativi scomodi. E diamo atto all'Autorità per la trasparenza.
Ricapitolando il lavoro fatto negli ultimi anni sul tema flessibilità, l'Autorità spiega che:
  • In un ipotetico scenario al 2022 caratterizzato da oltre 40 GW di fotovoltaico ed eolico, Terna prevede un maggior fabbisogno di flessibilità nel sistema.
  • La flessibilità è definita in termini di i) tempi massimi di avvio da fermo degli impianti programmabili, ii) tempi minimi di arresto e riavvio, iii) rapidità di presa di carico (rampa).
  • Gli impianti idroelettrici a bacino, i pompaggi e i sistemi di accumulo elettrochimico rispettano abbondantemente i requisiti in prospettiva necessari. I cicli combinati no.
  • L'adeguamento dei cicli combinati richiederebbe investimenti sostanziali, e gli operatori stessi dubitano che il fabbisogno atteso sia tale da giustificare un programma di investimenti su larga scala, invece che selettivo.
Tradotto: il sistema oggi è dotato di adeguata flessibilità. Se la capacità intermittente crescesse ancora a ritmi aggressivi (scenario oggi improbabile) ne servirebbe ancora. I cicli combinati oggi non sarebbero in grado di darla, ed è opinabile se e quanti abbia senso adeguarne.
Pur sulla base di un mandato legislativo ambiguo, l’Autorità ipotizza comunque una forma di remunerazione transitoria (su base competitiva e a requisiti prestazionali ridotti), onde favorire il mantenimento in servizio e possibile adeguamento degli impianti a ciclo combinato. Passa però la patata bollente al Ministero su due aspetti chiave: quanti soldi sarebbe opportuno allocare, e dove prenderli.
Ovviamente è qui che si gioca la partita: la legge prevede che i soldi non vengano dalle bollette. Devono quindi venire dagli altri attori del mercato, ossia fonti rinnovabili non programmabili, impianti convenzionali non flessibili (a carbone, cogenerativi, a combustibili di processo, ecc.), bande di importazione. Visti i deboli presupposti dello schema, immaginiamo che ad obiettare saranno fra gli altri gli industriali energivori, che verrebbero colpiti da eventuali oneri su cogenerazione e import. Auspichiamo però che sia la politica stessa, forte anche dell’esito elettorale, ad alzare lo sguardo e fermare iniziative estemporanee.
Le bollette sono già in discesa. Prendiamoci il tempo per intervenire strutturalmente sul disegno del mercato, nella consapevolezza che le tecnologie per efficienza energetica e generazione da fonti rinnovabili sono ormai mature. Competitività, sicurezza e sostenibilità non sono più in conflitto.

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