Emergenza Edipower: 37 associazioni sottoscrivono un documento unitario
Le contraddizioni di un modello di sviluppo, basato sui grandi impianti di produzione di energia e della chimica di base, sono negli ultimi anni esplose nella loro piena evidenza.
L’emergenza ambientale, certificata dall’enorme quantità di sostanze inquinanti rilasciate ogni anno in aria, acqua e suolo e dall’inserimento di gran parte del nostro territorio nei siti di interesse nazionale da bonificare, si accompagna alla ormai conclamata emergenza sanitaria evidenziata da numerosi studi tra cui l’ormai noto dato delle malformazioni cardiache congenite neonatali superiori del 50% rispetto al valore medio europeo.
Il registro tumori conferma nel territorio di Brindisi un incremento dell’incidenza nelle neoplasie nel confronto tra il 2006, ultimo anno disponibile ed il triennio 1999-2001. Si passa da 385,8 a 395 ogni 100.000 abitanti tra i maschi e da 265,23 a 318,4 ogni 100.000 abitanti tra le donne.
Un’emergenza sanitaria che si accompagna con un‘emergenza sociale.
Discariche di rifiuti speciali come quella autorizzata alla Formica Ambiente ed adesso il progetto di riconversione della centrale termoelettrica di Brindisi Nord da parte del gruppo A2A - Edipower che propone di bruciare carbone e Ecoergite un derivato dal ciclo dei rifiuti nel sito produttivo nel Porto di Brindisi a due passi dal centro cittadino. Un impianto che prevede sin da subito di bruciare 75.000 tonnellate di Ecoergite prodotta da oltre centomila tonnellate di rifiuti in cocombustione con oltre 600.000 tonnellate di carbone. Un impianto in grado di chiudere il ciclo dei rifiuti della Puglia e candidarsi per la sua capacità a gestire tutte le prossime emergenze rifiuti che vi saranno nel Meridione.
Vogliamo raccogliere l’appello accorato dell’Ordine dei Medici, dei Dottori che in prima linea hanno il polso della drammatica situazione sanitaria di Brindisi. Nella loro lettera aperta alle Istituzioni hanno sottolineato la necessità di una drastica riduzione delle emissioni nocive e chiedono che, per ragioni sanitarie, si impediscano ulteriori insediamenti che emettono sostanze tossiche.
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