Si è tenuto a Nairobi a fine giugno il meeting internazionale del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep). Il risultato è a dir poco scoraggiante: i danni all’ambiente prodotti dalle organizzazioni criminali transnazionali e dal commercio illegale a scapito della natura sono pressoché inestimabili e interessano un giro di affari di circa 213 miliardi di dollari. La ricerca, portata avanti da Interpol e Nazioni Unite, ha rivelato un quadro preoccupante ed il peso effettivo dei traffici illegali sull’ambiente e sull’economia mondiale.
Gli ambiti dell’analisi sono stati diversi. Tra i casi più eclatanti il carbone (leggi): a causa delle infiltrazioni criminali gli utili persi dalle comunità locali e intascati invece dai terroristi ammontano a ben 9 miliardi di dollari. Un solo gruppo terrorista dell’Africa orientale guadagna tra i 38 e i 56 milioni all’anno per questo prodotto. Per non parlare del legname: la vendita derivante dal disboscamento fa incassare tra i 30 e i 100 miliardi di dollari, ricoprendo dal 10 al 30% del fabbisogno di legname e cellulosa del mondo. Carta, polpa, trucioli di legno: questi sono i prodotti più facilmente provenienti dagli smerci illeciti, che entrano negli Stati Uniti e in Europa sotto forme diverse, occultati da mercati legali.
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