L’USO IMPROPRIO DEGLI STUDI IST 1988-1998 e 1999-2004 VIENE CONFUTATO DAI SUOI STESSI REALIZZATORI
I due ‘padri’ dello studio, il referente ‘scientifico’ (la dott.ssa Vercelli che lo realizzò), e il referente ‘politico’ (l’ex Assessore regionale all’Ambiente Zunino nel periodo del secondo studio) CONFUTANO LE CONCLUSIONI E L’USO IMPROPRIO CHE NE VIENE FATTO.
Lo studio non è un’analisi epidemiologica atta a rilevare l’incidenza sulla popolazione di una fonte inquinante: NON CONFRONTA zone esposte con zone non esposte (tipico degli studi epidemiologici), e NON E’ CORRELATO ALL’INQUINAMENTO, in particolare agli effetti della centrale a carbone; inoltre tale studio è soprattutto datato nelle metodologie, che oggi sono molto più soffisticate e ‘circostanziate’;
Lo stesso Direttore dell’IST, secondo le cronache giornalistiche, ne ha recentemente sottostimato la validità epidemiologica in un incontro in Procura.
Impossibile quindi paragonarlo allo studio della Magistratura.
Grave che da più parti si provi a riutilizzarlo per permettere a Tirreno Power di riprendere a inquinare liberamente.
C’è solo quindi uno studio che analizza la gravissima situazione sanitaria: la Perizia della Magistratura, avallata dal Giudice per le Indagini Preliminari.
I SINDACI SONO IN POSSESSO DEI DOCUMENTI PER DECIDERE IN CONFERENZA DEI SERVIZI AI SENSI DI LEGGE,
richiedendo per i valori emissivi i livelli minimi delle MTD.
La stessa dott.ssa Vercelli ha confutato le conclusioni che vengono fatte del suo studio.
Il servizio del TG3 che ha intervistato la dott. MARINA VERCELLI “I fautori dell’ampliamento della centrale a carbone, per rassicurare la popolazione, citano spesso uno studio dell’IST di Genova del 2008 sulla mortalità nel savonese, in realtà la dott.ssa Vercelli che lo realizzò dice che l’analisi NON era incentrata su Vado, faceva la media tra le zone inquinate e non della Provincia (in altre parole, quindi non confrontava separatamente zone esposte da zone non esposte), insomma servirebbe ben altro per fugare i dubbi…”
Secondo FRANCO ZUNINO, ex Assessore regionale all'Ambiente, paragonare lo studio IST “al più approfondito e specifico studio commissionato dalla Procura, mirato alle specifiche correlazioni tra le emissioni della centrale di Vado e lo stato di salute dei cittadini coinvolti dalle emissioni stesse appare fuorviante…” Lo studio IST serviva a “creare il substrato scientifico su cui poter successivamente innestare eventuali studi mirati volti cioè ad identificare i fattori di rischio ambientali...”.
L’epidemiologo dell’IST dott. VALERIO GENNARO: “Bisogna identificare bene la zona inquinata, identificare quindi le persone ‘inquinate’, raffrontare la loro esperienza di mortalità di incidenza delle varie patologie anche non neoplastiche e con una analoga popolazione che non sia esposta, quindi questo tipo di studio organizzato in questi termini scientifici ed epidemiologici non mi risulta assolutamente”
“Le tre grandi tipologie di studi effettuati dalle parti in causa, dalla Procura e da alcuni enti pubblici non sono per nulla confrontabili, per diversi motivi: metodo, disegno e obiettivi dello studio; popolazione studiata; tipologia delle malattie studiate; periodi temporali studiati; risultati ottenuti; ecc.
Al netto dei naturali ed inevitabili limiti intrinseci di ogni studio scientifico, ad oggi la ricerca più adatta a comprendere meglio il nesso causale tra inquinamento ambientale derivante dalla centrale termoelettrica di Vado-Quiliano e salute della popolazione nel distretto savonese sia proprio quella effettuata dalla Procura”.
Lo stesso Dirigente dell’IST di Genova FRANCO MERLO, secondo le cronache giornalistiche, ne ha recentemente sottostimato la validità epidemiologica in un incontro in Procura.
I due Sindaci, la Regione hanno riferito in questi giorni che ci sono due studi epidemiologi attendibili e contrastanti (lo studio 1988-2004 ‘tranquillizzante’ e la perizia della magistratura ‘allarmante’), e quindi non sono nelle condizioni per decidere di dare prescrizioni e livelli emissivi rigorosi in conferenza dei servizi.
Questo non corrisponde a verità: lo studio 1988-2004 non è attendibile per valutare gli effetti inquinanti sulla popolazione e non è quindi confrontabile con quello della Procura, in quanto:
1) non è un vero studio epidemiologico: NON CONFRONTA zone esposte con zone non esposte (tipico degli studi epidemiologici), e NON E’ CORRELATO ALL’INQUINAMENTO, in particolare agli effetti della centrale a carbone;
2) tale studio è datato nel tempo: risale a dati dall’88 al 2004;
3) tale studio è soprattutto datato nelle metodologie, che oggi sono molto più soffisticate e ‘circostanziate’; metodologie che invece risulterebbero utilizzate nella perizia della Procura;
4) rispetto a tale studio (che non ha avuto un riscontro in sede giudiziaria), la perizia della magistratura è convalidata e avallata da un giudice terzo (il GIP del Tribunale di Savona), oltre che dal collegio giudicante per l’inchiesta sulla centrale di Porto Tolle, che ha recentemente ritenuto pienamente fondata in sede giudicante la metodologia usata anche per Savona, peraltro con gli stessi periti (dott. Paolo Crosignani, dott. Stefano Scarselli). Dopo la Procura di Savona e di Rovigo, è notizia di questi giorni che la metodologia usata dai magistrati verrà utilizzata anche dalle Procure di Brindisi e Gorizia per le locali centrali a carbone. Per gli amministratori non fa fede una metodologia utilizzata da quattro Procure e convalidata da due giudici?
Per questi motivi si deve ritenere di esserci UN SOLO STUDIO VALIDANTE in fase di Conferenza dei servizi a cui i sindaci devono attenersi ai sensi di legge, richiedendo per i valori emissivi i livelli minimi delle MTD.
RETE SAVONESE FERMIAMO IL CARBONE
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