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19 marzo 2015

Il Sole 24 ore:Polveri sottili e inquinanti ambientali: ogni anno nel mondo 3,7 milioni di morti. Studio: risparmi nella spesa sanitaria se si riduce l'inquinamento

Tre interessanti articoli tratti da Il Sole 24 ore
Tratto da Il Sole 24 ore

Polveri sottili e inquinanti ambientali: ogni anno nel mondo 3,7 milioni di morti

Inquinamento-atmosferico
Provocano tumori, infarti, ictus e altre patologie che, in diversi casi, si rivelano letali: gli inquinanti, le polveri sottili e in generale i contaminanti presenti nell'atmosfera provocano ogni anno a livello globale 3,7 milioni di decessi. Il dato è stato discusso nel corso del convegno "I costi dell’inquinamento atmosferico: un problema dimenticato", organizzato da Fondazione Ca' Granda Policlinico di Milano, IEFE - Università Bocconi e Associazione Peripato. "Secondo il rapporto globale 2014 dell'Organizzazione mondiale della sanità - spiega Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico del Policlinico - l'inquinamento ambientale è anche responsabile di almeno 600 mila morti premature e incide sui costi per la salute fino a 940 miliardi di euro". 

Gli esperti affermano che parte della responsabilità è da attribuire alle soglie europee per gli inquinanti, non adeguate agli standard dell'Oms. "Le direttive europee - continua Mannucci - fissano come soglia limite per il PM 2,5, contenuto nelle polveri sottili capaci di arrivare fino in profondità nei polmoni,  25 microgrammi per millimetro cubo d'aria: ma le linee guida dell'Oms fissano un limite molto più basso, a 10 microgrammi". Discorso simile può essere fatto per il PM 10, che danneggia  le vie aeree superiori: in Europa la soglia tollerabile è 40 microgrammi, per l'Oms deve essere  la metà: "Se guardiamo le soglie europee, il 31% della popolazione è esposta ai pericoli del PM 2,5; ma considerando  la soglia dell'Oms, la popolazione esposta è pari al 96%. Analogamente, per il PM 10 il pericolo riguarda il 33% secondo la soglia europea, ma l'88% secondo i parametri Oms. L'Europa dovrebbe abbassare i suoi attuali limiti, fermi da diversi anni". 

"Non fare nulla costa più che fare: alle famiglie, ai governi locali e centrali - avverte Lidia Rota Vender, presidente dell'Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari onlus (ALT) - ogni anno l'Europa spende 196 miliardi di euro per infarto, ictus cerebrale, embolia, trombosi venose e arteriose: il 54% per i costi diretti, legati alla cura di queste malattie, ai ricoveri in ospedale, agli esami e ai farmaci. Il rimanente 46% per i costi indiretti, legati alla mancata produttività e alle spese sostenute dalle famiglie per l’assistenza ai malati colpiti da malattie che, quando non uccidono, lasciano una gravissima invalidità, spesso permanente e troppo spesso prematura. Inoltre, ogni aumento di 10 punti percentuali dei casi di infarto e ictus causa all’Italia un rallentamento della crescita economica valutabile intorno allo 0,5%. E le previsioni per il 2020 sono catastrofiche e vanno ben oltre il 10% in termini di aumento dei casi di ictus e infarto"
Secondo stime della Commissione Europea, spiega l'esperto, hanno messo in evidenza che "per mitigare l'inquinamento dell'aria abbastanza perché questo si traduca in un risparmio annuale di almeno 40 miliardi in termini di costi diretti sanitari e indiretti per l’impatto sociale sarebbero sufficienti investimenti per 3,3 miliardi di euro".

Tratto da Il Sole 24 ore
Studio: risparmi nella spesa sanitaria se si riduce l'inquinamento
Inquinamento
Ridurre i tassi di inquinamento può comportare, oltre che una migliore qualità dell'aria e della vita, un notevole risparmio economico per il sistema sanitario nazionale. A sostenerlo è uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston secondo cui le spese sostenute per ridurre le emissioni di gas di scarico inquinanti di automobili e fabbriche possono arrivare a essere pari a un decimo del denaro risparmiato dal servizio sanitario in termini di un numero inferiore di prestazioni erogate per la cura di patologie respiratorie legate all'inquinamento, come l'asma. Spendere (in programmi e misure anti-inquinamento), quindi, per risparmiare (in termini di inferiori costi per il servizio sanitario). 
Lo studio, pubblicato su Nature Climate Change, è stato condotto esaminando tre programmi di riduzione dell'inquinamento e paragonando le spese sostenute per metterli in atto e i benefici per la salute da questi derivanti (calcolati in termini di minori costi a carico del servizio sanitario). "Se le analisi dei costi e dei benefici delle politiche climatiche non comprendono i significativi benefici per la salute derivanti dal respirare un'aria più salubre - spiega Tammy Thompson, prima autrice dello studio - i benefici di queste politiche non potranno che risultare drammaticamente sottovalutati".

Tratto da Il Sole 24 ore

Inquinamento atmosferico, ecco i rischi per il cuoreInquinamento_cuore

Una nuova analisi fa il punto della situazione, svelando quali sono i pericoli accertati per la salute cardiovascolare

Quali sono gli effetti dell'inquinamento atmosferico sulla salute umana? A tentare di fare chiarezza sul tema è una nuova analisi pubblicata dai ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine sulla rivista Heart, secondo cui il buon funzionamento dell'apparato cardiovascolare è realmente minacciato dall'inquinamento.

In realtà il fatto che la salute dell'aria non sia un problema puramente ecologico non è una novità. Già in passato diversi studi hanno suggerito l'esistenza di un'associazione diretta tra l'inquinamento e i rischi corsi dalla salute umana in termini di disturbi cardiovascolari. Una ricerca pubblicata sull'American Journal of Respiratory and Critical Care Medicinedall'Environmental Protection Agency statunitense ha ad esempio dimostrato che bastano 2 ore di esposizione alle particelle ultrasottiliderivanti dall'uso dei combustibili fossili per scatenare alterazioni del ritmo cardiaco anche in individui senza particolari problemi di salute. Restano, però, ancora diversi dubbi da chiarire, primo fra tutti quali siano i fenomeni alla base dell'associazione tra livelli elevati di alcuni inquinanti atmosferici e l'aumento del rischio cardiovascolare.

La nuova analisi ha voluto fare chiarezza sul tema valutando l'impatto biologico a breve termine dell'inquinamento atmosferico sulle malattie cardiovascolari. Per farlo sono stati utilizzati dati raccolti in Inghilterra e Galles tra il 2003 e il 2009, per un totale di 400 mila casi di infarto, più di 2 milioni di ricoveri di emergenza a causa di problemi cardiovascolari e 600 mila decessi per infarto o ictus. Combinando queste informazioni con quelle relative ai livelli medi di inquinanti ottenuti dalla stazione di monitoraggio più vicina al luogo di residenza degli individui coinvolti nello studio è stato scoperto che il PM2.5 (cioè il livello di particelle ultrasottili di diametro inferiore ai 2,5 micrometri) è associato a un aumento del rischio di fibrillazione atriale (cioè di irregolarità del ritmo cardiaco) e di embolia polmonare (cioè di ostruzione dell'arteria polmonare da parte di coaguli di sangue). Non solo, l'esposizione al biossido di azoto è stata associata a un aumento della probabilità di dover essere ricoverati in ospedale a causa di problemi cardiovascolari e del rischio di un particolare tipo di infarto (quello definito “con elevazione di segmento non ST”). continua qui

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