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16 maggio 2015

“Medicina ribelle. Prima la salute, poi il profitto” .


Tratto da La Stampa 
Ogni giorno un numero sempre maggiore di medici rifiuta di sottostare a quelle dinamiche di mercato che di fatto antepongono l’interesse economico alla salute. In altre parole, non vogliono più privilegiare il guadagno delle grandi case farmaceutiche rispetto alla vita dei pazienti. 
Di tutto questo parla “Medicina ribelle. Prima la salute, poi il profitto” (Edizioni Lindau), di Andrea Bertaglio.                                 
Ne pubblichiamo un estratto. 
Inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo, del cibo; contaminazioni, depositi di rifiuti radioattivi, sostanze cancerogene in ogni dove: oggi più che mai, l’inquinamento dell’ambiente è spesso causa o motivo di aggravamento di numerose patologie. Ne è consapevole in particolar modo una Associazione di medici, l’International Society of Doctors for the Environment (ISDE). Che, dal 1990, si interessa appunto alle problematiche sanitarie connesse a quelle ecologiche. Il suo obiettivo? Diffondere conoscenze sul legame tra l’inquinamento ambientale e la salute umana, ma soprattutto avviare e sostenere iniziative sia locali che globali per far sì che il degrado ambientale non minacci in modo irreparabile la salute e la sicurezza di tutte le persone. Incluse quelle che non sono ancora nate.  

L’Associazione dei Medici per l’Ambiente, Ong ormai presente in 25 nazioni, ha la sua sede a Basilea, in Svizzera, dove fra le altre cose ospita un ufficio scientifico in cui si coordinano ricerche, informazioni e attività di formazione. In Italia, è rappresentata da un nutrito gruppo di medici decisi a stimolare l’impegno dei loro colleghi, oltre che dei membri della società civile, per la salvaguardia del martoriato ecosistema in cui tutti viviamo.  
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“Con la nascita dell’ISDE Italia si è voluto valorizzare il ruolo di interfaccia che il medico può svolgere tra il mondo della ricerca scientifica e quello dei tecnici che si occupano di salute, per una corretta diffusione delle conoscenze relative ai problemi della salute legati all’ambiente”, spiega il dottor Roberto Romizi, presidente di ISDE Italia da oltre 25 anni: “Per far ciò è necessario superare le barriere corporative all’interno della categoria, collaborare con le altre figure di tecnici della salute, raccordarsi con quei settori professionali che più possono influenzare gli amministratori e la popolazione – soprattutto i media, la scuola, il mondo giuridico e quello economico”. 
I medici sono una categoria di opinion leader che si sta sempre più rendendo conto sulla base dell’esperienza quotidiana della necessità di impegnarsi non solo in campo diagnostico terapeutico, ma anche in quello della prevenzione e della identificazione dei fattori di rischio. “Il ruolo del medico si fa sempre più complesso e non può non tener conto del fatto che il degrado ambientale generi nuove patologie e sarà determinante per la salute delle generazioni future”, afferma Romizi. 

“È opportuno sostenere e consigliare le altre categorie professionali e le amministrazioni affinché promuovano politiche di prevenzione e quindi di salvaguardia ambientale, creando consenso intorno a scelte talvolta scomode e impopolari”, scrive ISDE Italia: È altresì necessario intervenire, anche per via legale, contro i soggetti, pubblici e non, che perseguono iniziative non rispettose della salute dell’ambiente”.  
Una missione importante. A un obiettivo tradizionale rivolto all’individuo-paziente, il medico deve dunque aggiungere un obiettivo collettivo, rivolto alla popolazione nel suo insieme. Il tutto seguendo un’etica professionale che in gran parte si è persa. Secondo i dottori ISDE, infatti, “è necessario che i medici prediligano le strategie di prevenzione per riaffermare che la salute è una priorità nell’ambito delle scelte politiche e che il criterio di scelta è la qualità della vita, e non l’interesse economico”.  

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