COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".
Visualizzazione post con etichetta Associazione dei Medici per l’Ambiente. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Associazione dei Medici per l’Ambiente. Mostra tutti i post

10 novembre 2019

Ferdinando Laghi eletto Presidente Internazionale di Isde

Tratto da ISDE
Ferdinando Laghi eletto Presidente internazionale di ISDE

L’impegno dei medici per l’ambiente italiani riconosciuto a livello internazionale.

Si è tenuta la scorsa settimana a Vienna l’assemblea congressuale internazionale dell’Associazione Medici per l’Ambiente. Il congresso è stato l’occasione per rilanciare l’impegno di tutti i medici del mondo a favore dell’ambiente e della salute. Durante la più importante assise internazionale di ISDE è stato, inoltre, eletto il nuovo consiglio direttivo che vedrà alla presidenza l’attuale vicepresidente di ISDE Italia: Ferdinando Laghi.

Nel discorso d’insediamento Laghi ha sottolineato come i cambiamenti climatici rappresentino un ineludibile problema planetario, anche per le loro ricadute sulle sfide globali presenti e future: l’aumento della popolazione mondiale, il suo progressivo inurbamento, la gestione della produzione energetica e di quella di cibo.
Nonostante le ripetute grida di allarme dei maggiori Organismi internazionali (IPCC, ONU, OMS, FAO), il problema dell’inquinamento ambientale –e delle conseguenti ricadute sulla salute umana- continua a essere enormemente e colpevolmente sottostimato da parte dei decisori politici, con negative ricadute che coinvolgono non solo il diritto alla salute, ma che mettono altresì in discussione anche altri concetti e diritti fondamentali quali democrazia, equità sociale, pace.

“ISDE ha un ruolo importante: quello di provare a far dialogare mondi diversi (decisori politici, scienziati, comunità) – ha dichiarato Ferdinando Laghi– per arrivare a scelte condivise che mettano l’interesse delle popolazioni al primo posto. Per fare ciò ISDE dovrà rafforzare le proprie relazioni con gli organismi internazionali che si occupano di ambiente e salute–in primo luogo ONU e OMS- e consolidare la propria organizzazione interna. Vari sono gli strumenti scientifici e organizzativi utilizzabili, ivi compresa la ricerca di nuove risorse economiche che consentano una maggiore presenza e visibilità di ISDE sulla scena internazionale. Sono tante le cose da fare, ma la capacità, l’impegno e la dedizione tipiche dei medici dell’Associazione certamente potranno portare risultati concreti a favore della Salute e dell’Ambiente”.

07 aprile 2019

Patrizia Gentilini :Quando la scienza diventa un dogma, la ricerca è schiava del potere.....

Quando la scienza diventa un dogma, la ricerca è schiava del potere. E questo non deve accadere

È stato di recente pubblicato a cura della Rete sostenibilità e salute un appello, con scarsa eco sui media, in risposta al Patto per la Scienza, accolto e diffuso viceversa con grande enfasi e visto come un passo in avanti in difesa della “Scienza”, contrapposta alla “pseudo scienza” e a un presunto oscurantismo dilagante.....
Va innanzitutto chiarito che la Rete Sostenibilità e Salute è costituita da oltre 20 diverse associazioni, fra cui Medici per l’Ambiente e Medicina Democratica, che – pur con diverse caratteristiche e specificità – sono accomunate dalla convinzione che per difendere la salute non sia sufficiente occuparsi di servizi sanitari, ma sia necessario agire sui determinanti ambientali, socio-economici e culturali che la influenzano. È quindi necessario contribuire alla costruzione di un modello culturale, economico e sociale basato su equità sociale, rispetto per l’ambiente prevenzione primaria, alternativo al modello attuale fondato su una crescita economica fine a se stessa.
Anche per quanto riguarda la “Scienza”, la Rete ha una visione piuttosto diversa da quella proposta dal “Patto”, secondo cui, in modo piuttosto ingenuo, la si dipinge come un’entità “superiore”, di fronte alla quale quasi ci di deve inchinare in religioso rispetto: contrapponendo la “Scienza” alla “pseudo scienza”, ma trascurando completamente qualunque considerazione circa il contesto economico, sociale, culturale in cui la scienza stessa si viene a sviluppare.
Eppure gli artefici della scienza sono gli scienziati che operano, vivono, agiscono all’interno di sistemi sociali, culturali ed economici che ne condizionano prioritàorientamenti e risultati. Troppo spesso conflitti di interesse e grossolani intrecci economici hanno segnato il ruolo degli scienziati e offuscato pesantemente l’immagine della scienza: come è possibile dimenticarsi di tutto questo?.....
Specie nel campo della medicina, scienza e potere sono strettamente intrecciati. Questo legame è stato oggetto di profonda riflessione sia da parte di Giulio Maccacaro, fondatore di Medicina Democratica, che di Lorenzo Tomatis, tanto da rappresentarne “il filo rosso” dei libri autobiografici........
Credo poi che mai bisognerebbe dimenticare che ciò che oggi può apparire verità acquisita e assolutamente consolidata rapidamente può essere superato e radicalmente capovolto alla luce di nuove conoscenze. Ad esempio, nel campo della cancerogenesi, la convinzione imperante fino al secolo scorso era che alla base dell’insorgenza dei tumori vi fosse un danno genetico e che da una singola cellula “impazzita” originasse una proliferazione cellulare incontrollata, progressiva, sempre più svincolata dai fisiologici meccanismi regolatori dell’organismo e soprattutto irreversibile. Questo approccio riduttivo e semplicistico, incentrato sul ruolo prioritario del genoma come “direttore d’orchestra” , è stato completamente rivoluzionato. Oggi sappiamo infatti che per l’insorgenza del cancro – e di molte altre malattie – sono molto più importanti le modificazioni epigenetiche, ovvero l’alterata espressione dell’informazione contenuta nel genoma, in assenza di specifiche mutazioni, a seguito di stimoli esogeni (fisici, chimici, biologici). Agenti quali metalli pesanti, pesticidi, diossine, interferenti endocrini, tipo di nutrizione, ma anche stress e campi elettromagnetici inducono modificazioni epigenetiche e possono condizionare la salute, specie se l’esposizione avviene in utero.
La convinzione quindi che ciò che siamo fosse già scritto e completamente racchiuso nel nostro Dna è stata completamente sostituita da una concezione molto più fluida e dinamica, in cui è soprattutto importante l’interazione fra genoma e ambiente; e soprattutto l’ambiente risulta rivestire non il ruolo di comparsa, ma di protagonista. Così il cancro, in una visione molto più articolata e complessa, non originerebbe da una singola cellula, ma da un’alterata organizzazione nella struttura dell’intero tessuto, che può insorgere già nel momento della programmazione fetale. Teorie quindi che potevano sembrare fantasiose hanno poi trovato convalide e aperto scenari assolutamente impensabili proprio sulle interazioni ambiente-salute, e la visione incentrata sul ruolo preponderante del genoma è stata completamente capovolta.
Riteniamo che la scienza mai vada intesa come dogma e vorremmo che la politica garantisse non solo l’indipendenza di ricercatori, medici e degli altri operatori sanitari, ma contribuisse a creare e mantenere un clima scientifico antidogmatico, aperto al libero dibattito, trasparente e soprattutto il più possibile esente da conflitti d’interessi.

16 maggio 2015

“Medicina ribelle. Prima la salute, poi il profitto” .


Tratto da La Stampa 
Ogni giorno un numero sempre maggiore di medici rifiuta di sottostare a quelle dinamiche di mercato che di fatto antepongono l’interesse economico alla salute. In altre parole, non vogliono più privilegiare il guadagno delle grandi case farmaceutiche rispetto alla vita dei pazienti. 
Di tutto questo parla “Medicina ribelle. Prima la salute, poi il profitto” (Edizioni Lindau), di Andrea Bertaglio.                                 
Ne pubblichiamo un estratto. 
Inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo, del cibo; contaminazioni, depositi di rifiuti radioattivi, sostanze cancerogene in ogni dove: oggi più che mai, l’inquinamento dell’ambiente è spesso causa o motivo di aggravamento di numerose patologie. Ne è consapevole in particolar modo una Associazione di medici, l’International Society of Doctors for the Environment (ISDE). Che, dal 1990, si interessa appunto alle problematiche sanitarie connesse a quelle ecologiche. Il suo obiettivo? Diffondere conoscenze sul legame tra l’inquinamento ambientale e la salute umana, ma soprattutto avviare e sostenere iniziative sia locali che globali per far sì che il degrado ambientale non minacci in modo irreparabile la salute e la sicurezza di tutte le persone. Incluse quelle che non sono ancora nate.  

L’Associazione dei Medici per l’Ambiente, Ong ormai presente in 25 nazioni, ha la sua sede a Basilea, in Svizzera, dove fra le altre cose ospita un ufficio scientifico in cui si coordinano ricerche, informazioni e attività di formazione. In Italia, è rappresentata da un nutrito gruppo di medici decisi a stimolare l’impegno dei loro colleghi, oltre che dei membri della società civile, per la salvaguardia del martoriato ecosistema in cui tutti viviamo.  
 Risultati immagini per isde
“Con la nascita dell’ISDE Italia si è voluto valorizzare il ruolo di interfaccia che il medico può svolgere tra il mondo della ricerca scientifica e quello dei tecnici che si occupano di salute, per una corretta diffusione delle conoscenze relative ai problemi della salute legati all’ambiente”, spiega il dottor Roberto Romizi, presidente di ISDE Italia da oltre 25 anni: “Per far ciò è necessario superare le barriere corporative all’interno della categoria, collaborare con le altre figure di tecnici della salute, raccordarsi con quei settori professionali che più possono influenzare gli amministratori e la popolazione – soprattutto i media, la scuola, il mondo giuridico e quello economico”. 
I medici sono una categoria di opinion leader che si sta sempre più rendendo conto sulla base dell’esperienza quotidiana della necessità di impegnarsi non solo in campo diagnostico terapeutico, ma anche in quello della prevenzione e della identificazione dei fattori di rischio. “Il ruolo del medico si fa sempre più complesso e non può non tener conto del fatto che il degrado ambientale generi nuove patologie e sarà determinante per la salute delle generazioni future”, afferma Romizi. 

“È opportuno sostenere e consigliare le altre categorie professionali e le amministrazioni affinché promuovano politiche di prevenzione e quindi di salvaguardia ambientale, creando consenso intorno a scelte talvolta scomode e impopolari”, scrive ISDE Italia: È altresì necessario intervenire, anche per via legale, contro i soggetti, pubblici e non, che perseguono iniziative non rispettose della salute dell’ambiente”.  
Una missione importante. A un obiettivo tradizionale rivolto all’individuo-paziente, il medico deve dunque aggiungere un obiettivo collettivo, rivolto alla popolazione nel suo insieme. Il tutto seguendo un’etica professionale che in gran parte si è persa. Secondo i dottori ISDE, infatti, “è necessario che i medici prediligano le strategie di prevenzione per riaffermare che la salute è una priorità nell’ambito delle scelte politiche e che il criterio di scelta è la qualità della vita, e non l’interesse economico”.