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12 agosto 2015

Osvaldo Ambrosini : Inceneritore a Savona, tre indizi fanno una prova.

Tratto da campionaridiparoleeumori

Inceneritore a Savona, tre indizi fanno una prova.

di Osvaldo Ambrosini.


Non si è ancora placata la polemica sul prossimo arrivo del deposito di bitume in città, che già si studiano nuove mosse per tentare di sostituire il “vuoto” lasciato nell’aria dalle ciminiere della Tirreno Power con qualcosa altro, purché sia all’altezza.
Per quanto riguarda la questione bitume la discussione è ancora aperta, ci mancherebbe. Tuttavia, nonostante il (timido) dietro front dell’amministrazione comunale e la speranza dei cittadini che svanisca questo scellerato progetto, Canavese (Gruppo Gavio) sembra essere in vantaggio nella partita contro la cittadinanza savonese. D’altra parte quando l’amministrazione avrebbe dovuto giocare in difesa dei savonesi in realtà usciva dal campo, lasciando che l’iter autorizzatorio del deposito andasse avanti indisturbato (e sotto traccia) per qualche anno, innescando meccanismi burocratici oggi difficili da arrestare. Un po’ come la teoria dei piani inclinati.
vignetta-inceneritoreInoltre la solidarietà della Regione Liguria, che si chiama fuori per incompetenza, serve solo a far aumentare la rabbia dei cittadini. 
Ma le buone notizie non finiscono mai e la novità per i nostri polmoni potrebbe essere rappresentata dal decreto attuativo del “Green Act” renziano che individua 12 siti nella nostra penisola dove costruire nuovi inceneritori. E poteva mancare nell’elenco la nostra regione? Ovviamente no.

Il luogo esatto dove costruire questo inceneritore pare non essere ancora stato stabilito. Ma abbiamo alcuni indizi che fanno riflettere:
1- nello scorso marzo il sindaco di Ronco Scrivia si è opposto ad una prima idea in cui si parlava del suo territorio come luogo prescelto per la costruzione dell’inceneritore ligure.
2- anche il sindaco di Imperia nel febbraio del 2015, dopo un’iniziale apertura ad un impianto del genere, si era trovato costretto, sommerso dalle polemiche, a fare una precipitosa marcia indietro.
IMG_0660L’infografica dei nuovi siti pubblicata su “Il Fatto Quotidiano” del 11.08.2015 fissa nella nostra provincia l’inceneritore ligure, sarà un caso?
3- il governo Renzi col decreto “Sblocca Italia”, oltre a penalizzare la diffusione delle fonti rinnovabili, ha previsto un piano per dare una mano alle vecchie centrali termoelettriche obsolete ed in via di dismissione; da qui l’idea di una riconversione in inceneritori allo scopo di riutilizzare siti industriali che altrimenti rischierebbero l’abbandono e, perché no, il parziale reimpiego dei lavoratori, che è sempre un’ottima propaganda. Si nascondono in questo modo i dati reali perché investire nella raccolta differenziata spinta – tra l’altro direzione indicata dall’Europa porterebbe ad otterrebbe un’occupazione di gran lunga superiore a quella necessaria per gestire i nuovi inceneritori.
4- a memoria vengono in mente tre centrali elettriche in Liguria, una semi chiusa (Tirreno Power di Vado Ligure, due gruppi a carbone sotto sequestro) e due prossime alla chiusura (centrale Enel di Genova la cui chiusura prevista è nel 2017 e centrale Enel di La Spezia da tempo in via di dismissione). Considerando lo strapotere, dal punto di vista politico, di Genova rispetto alla nostra piccola Savona, il differente peso della cittadinanza (circa 850 mila la popolazione della provincia genovese contro i circa 250 mila di quella di Savona) e il non trascurabile peso della città della Spezia in regione, quale centrale potrebbe essere scelta per costruire l’inceneritore ligure se a scegliere fosse soltanto la giunta regionale, sul cui tavolo nei giorni scorsi è arrivato l’invito del Governo a scegliere in fretta?

Agatha Christie diceva: «un indizio è solo un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». Se questa teoria fosse valida anche per l’inceneritore, nel nostro caso sembra essere ben oltre i semplici tre indizi.
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Inceneritori: logiche distruttive

Inceneritori crescono come i funghi. Ne sono stati disposti ben 12 in tutta Italia, compresi quelli già funzionanti; e c'è la smania di far presto, approvando il decreto legislativo che impone alle regioni la costruzione di questi mostri spara fumo.
Fumo di particelle diffuse nell'aria di sostanze tossiche, dovute ai rifiuti che si dovranno bruciareAltro che salvaguardia dell'ambiente e misure economiche per affrontare il dissesto idrogeologico di cui è affetta l'Italia. Invece di puntare al look del bel Paese per tutelarlo, e renderlo meta appetibile di turisti e visitatori, lo si vuole umiliare rendendolo sporco pieno di esalazioni nocive, che andranno ad intossicare i polmoni di popolazioni inermi.
Un vero sciacallaggio, non c'è che dire; in quanto in virtù dello "Sblocca Italia" gli inceneritori vengono equiparati ad infrastrutture ed insediamenti strategici di interesse nazionale. In quest'ottica il parere delle regioni sarà pari a zero, in quanto tutto viene deciso a livello centrale, bypassate le proteste dei cittadini, pur di avere finanziamenti dall'Europa, per quanto riguarda opere infrastrutturali.
La territorializzazione viene considerata un handicap e puntare su interessi economici è ben più importante dei bisogni della gente che non ha nessun diritto di lamentarsi. In pratica si stanno ponendo le premesse per cancellare la relazione tra individuo ed ambiente circostante e di questo passo lo sviluppo locale invece di esserci, determinerà la disgregazione dei diritti ed incapacità di soluzioni per un benessere reale delle comunità locali.
Un colpo gobbo quello che si sta attuando, che comporta forti disuguaglianze e disfunzioni nelle zone periferiche del nostro Paese. Le inefficienze di tali provvedimenti spacciati come la panacea di ogni male possibile stridono con misure per salvaguardare l'ambiente, difendendolo in quanto patrimonio di tutti. Tra dissesto idrogeologico, inceneritori che dovranno entrare in funzione a tutto spiano, mari trivellati, la situazione comincia ad essere preoccupante.
Siamo difronte a logiche di distruzione della vita umana per perseguire interessi finanziari simili ad attività illegali.

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