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30 agosto 2015

PUGLIA, INQUINAMENTO E TUMORI: LA TRISTE STORIA.

Tratto  da nel mese .it

PUGLIA, INQUINAMENTO E TUMORI: LA TRISTE  STORIA INFINITA

Circa 300 bambini delle scuole primarie del Salento saranno sottoposti a test per verificare la presenza nel sangue e nelle urine di metalli dalle proprietà neurotossiche e di inquinanti organici. Si chiama progetto Jonico-salentino, ed è  l’iniziativa della Regione Puglia che ha assegnato 350mila euro alla provincia di Lecce per monitorare l’esposizione agli agenti inquinanti dei bambini in ambiente scolastico. Questa iniziativa serve anche a monitorare la zona salentina colpita dal così detto “paradosso di Lecce”, ossia un’ elevata mortalità a causa di tumori provocati dall’inquinamento, nonostante la zona non sia tra le province più “calde” della nostra regione, da sempre al centro di numerosi scandali che connettono una disastrosa gestione dell’ambiente con un altro disastroso livello di incidenza di tumori.
Se si analizza il Registro Tumori Puglia, la raccolta dati sullo sviluppo di tutti i tipi di cancro utilizzato anche dalle ASL, si può notare come vi sia una stretta correlazione tra l’inquinamento industriale e l’aumento di tumori in particolari aree della regione Puglia, la quale risulta essere una delle regioni con il più alto tasso di inquinamento dell’aria, nonostante le norme sulle emissioni siamo più stringenti rispetto al resto del paese.
TARANTO- Al primo posto, senza troppo stupore, c’è la provincia di Taranto, con ben il 54% della popolazione tra gli zero e i 14 anni che sviluppa in particolar modo tumori al polmone, alla pleura, malattie respiratorie acute e croniche, mentre negli adulti si registra una particolare incidenza di tumori allo stomaco, al fegato, alla mammella. Sono aumentati del 100% i casi mesotelioma e tumore al rene, del 50% i tumori al polmone, del 40% il tumori al fegato.
I casi di persone che contraggono il cancro sono raddoppiati nell’arco di 10 anni e particolarmente circoscritti a determinate zone della città, come il noto quartiere Tamburi.
Non si hanno dubbi nel connettere questo disastroso quadro sanitario all’inquinamento industriale della zona, in particolar modo a quello prodotto dall’ Ilva. Le polveri inquinanti si raccolgono con la calamita, e non si stupisce che i tarantini costretti a mangiare pane e polvere si ammalino con questa frequenza di tumore.
BRINDISI- A Brindisi ci sono troppi tumori, e a confermarlo è il Cnr, il quale riporta un eccesso di casi di cancro alla pleura, alla laringe, al polmone e evidenzia la presenza di malattie croniche di tipo respiratorio. L’incidenza per linfoma di Hodgkin in provincia di Brindisi supera  la media nazionale e vi è un aumento di incidenza per leucemia mieloide nelle donne del 75% rispetto al resto d’Italia. Una delle principali cause è la presenza di biossido di zolfo nell’aria proveniente dalla inquinatissima zona industriale e dal porto. Il gruppo No carbone, attivo nella città, si scaglia principalmente contro la centrale a carbone di Cerano presente sul territorio brindisino che ha portato un’impennata di casi di tumore ai polmoni sopratutto nei bambini, rovinando la qualità dell’aria e compromettendo anche l’agricoltura delle zone circostanti alla centrale.
La centrale di Cerano è al diciottesimo posto in Europa nella classifica delle industrie pesanti per livello di emissioni inquinanti prodotte, 34 posizioni prima dell’ Ilva.  Confrontando i livelli di emissioni di biossido di zolfo e anidride carbonica tra le due centrali sembra che la centrale brindisina produca una quantità di inquinanti dell’aria molto maggiore rispetto all’acciaieria di Taranto, che invece supera Cerano per livelli di particolato ( le poveri sottili).
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