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23 settembre 2015

Matteo Renzi ha detto “Per i prossimi sei mesi il clima è una priorità politica italiana” -“Oggi il nostro nemico è il carbone”.Il WWF risponde : "Contiamo i minuti in attesa di provvedimenti concreti.

Tratto da today.it
Clima, report Wwf 'Ghiacciao 'bollenti': Alpi si sciolgono"

E' sempre più allarme clima: i ghiacciai sono 'bollenti', le Alpi si sciolgono

A causa del surriscaldamento globale, in meno di 50 anni, il ghiacciaio nostrano si è ridotto del 40%. Il quadro che emerge dal report ‘Ghiaccio bollente’ del Wwf è preoccupante: molte città sono destinate ad essere sommerse e le brutte notizie non finiscono qui
Leggi Ghiaccio bollente’ del Wwf
Non solo Artide, Antartide e ghiacciai alpini come Himalaya, Patagonia e Alaska, anche le nostre Alpi si stanno sciogliendo a causa del riscaldamento globale. Il fenomeno è già in corso:
in meno di 50 anni il ghiacciaio si è ridotto del 40% (sulle nostre Alpi si è passati dai 519 km2 del 1962 agli attuali 368 km2). A lanciare l'allarme è ancora una volta il Wwf con il report ‘Ghiaccio bollente’ dal quale emerge un quadro molto preoccupante. Tante, infatti, le conseguenze provocate dall'innalzamento delle temperature e del conseguente scioglimento dei ghiacciai: dal ghiaccio del pianeta dipendono risorse idriche, mitigazione del clima, equilibrio degli oceani, emissioni di gas serra. 

Lo scenario peggiore per l’IPCC al 2100 prevede un innalzamento del livello dei mari da 52 a 98 centimetri. Le ripercussioni sulle società umane sarebbero enormi. Attualmente il 60% della popolazione si trova concentrato sulle zone costiere del mondo entro i 100 km dalla costa e molte delle città costiere rischiano di essere sommerse: Miami, New York, Shangai, Bangkok, Mumbai, Londra, Amsterdam e Alessandria d'Egitto. 
La lista non finisce qui: anche numerose isole del Pacifico sono minacciate. Per l'esattezza, due isole nell’arcipelago del Kiribati sono già sommerse e altre zone insulari, come Tuvalu o Samoa, stanno già soffrendo per i livelli di salinità presenti nell’acqua potabile. Le Maldive, nell’oceano Indiano, potrebbero essere inondate entro 30 anni: 3 isole dell’arcipelago (su un totale di 280 isole inabitate) sono state evacuate. La nuova capitale, Hulhumale, è stata costruita su una barriera artificiale: quando sarà completata nel 2020 sarà il rifugio per circa metà della popolazione attuale, 340mila abitanti. L’effetto serra globale viene ulteriormente aumentato anche dallo scioglimento del Permafrost: il suo disfacimento libera in atmosfera metano e anidride carbonica. Se non fosse abbastanza, oltre mille miliardi di tonnellate di carbonio sono depositate nel suolo sotto la tundra artica e il riscaldamento globale potrebbe accelerare il loro rilascio sotto forma di Co2 e metano. 
Anche la stessa catena alimentare è minacciata. Il cambiamento della composizione dei ghiacci ha effetti sul krill, alla base delle catene trofiche di gran parte degli ecosistemi marini. Inoltre, i ghiacciai sono il serbatoio di acqua dolce durante le stagioni estive e secche, dunque fondamentali per agricoltura e industria. Due miliardi di persone soffriranno per la scarsità di acqua dovuta alla perdita dei ghiacci alpini asiatici (un quarto della popolazione attuale): 7 grandi fiumi sono infatti alimentati dai ghiacciai himalayani tra cui Brahmaputra, Gange, Indo, Mekong. Il 95% dell’agricoltura asiatica è alimentata dai ghiacciai del Karakorum mentre in India il 65% dell’agricoltura è collegata ai ghiacciai dell’Himalaya.
Artide. Nel 2012 i ghiacci marini estivi hanno raggiunto un posizione minima, quasi il 50% e la calotta artica si sta riducendo in maniera drastica. Il tasso di decrescita dell’estensione della superficie ghiacciata marina nell’Artico, secondo il quinto rapporto dell’IPCC, è tra il 3.5 e il 4.1% per ogni decennio.  La massima estensione raggiunta nel marzo 2015 è stata di 14.280 milioni di km quadrati, la più bassa delle estensioni invernali mai registrate dalle rilevazioni satellitari. Al Polo nord se il riscaldamento globale dovesse continuare con il trend attuale gli esperti prevedono che prima della metà del secolo il mare Artico sarà praticamente privo di ghiacci nei mesi estivi. 
L’Antartide. Si è riscaldato di circa 3°C negli ultimi 50 anni: in questo arco di tempo l’87% dei suoi ghiacciai si sono ritirati e ben 9 piattaforme di ghiaccio hanno subito un significativo collasso.  
Il clima diventa più rigido e gli indigeni soffrono. I paesi europei che si affacciano sull’Atlantico, compresi quelli del nord, potrebbe risentire dell’effetto fusione: il nastro trasportatore naturale degli oceani, di cui fa parte la corrente del Golfo (che nasce nel Golfo del Messico), ha consentito ad esempio a Gran Bretagna, Irlanda, Francia, e paesi scandinavi di godere di un clima mite nonostante la latitudine: la composizione salina degli oceani per effetto della fusione dei ghiacci polari rischia di rompere questa pompa di calore. Inoltre si potrebbe rompere l’equilibrio per i 4 milioni di abitanti indigeni (tra cui le piccole popolazioni di Inuit, Yupik e Sami) che hanno sempre vissuto in maniera integrata e sostenibile nella difficilissima regione artica.

Tantissime le specie animali che si estinguerebbero.

L'appello. Per evitare che tutto questo possa accadere, il Wwf chiede di dire basta alle centrali a carbone: “Lo scioglimento dei ghiacci della Terra riguarda animali cui siamo molto affezionati, ma riguarda molto vicino anche gli esseri umani: la lettura del quadro d’insieme è impressionante – dichiara l'associazione ambientalista - Il 2015 è un anno cruciale per le decisioni che la comunità internazionale dovrà prendere, a partire dal Summit delle Nazioni Unite per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per i prossimi 15 anni (New York 25-27 settembre) e la COP21 di Parigi sul cambiamento climatico. 
Uscire dai combustibili fossili, a partire dal carbone, deve essere l’obiettivo ineludibile dell’intera umanità, è la condizione per cercare di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C e scongiurare gli scenari più catastrofici. 
Conosciamo i rischi, grazie alle ricerche scientifiche e, purtroppo, anche dalle osservazioni sul campo nel lavoro che come Wwf svogliamo tutti i giorni. Nelle aree montuose in tutto il mondo e nelle regioni artiche e antartiche, le popolazioni locali guardano spaventate il loro mondo che si trasforma e considerano il cambiamento climatico una minaccia presente e un possibile incubo futuro. E questi stravolgimenti non rischiano di riguardare soltanto loro. Oggi possiamo agire, oggi dobbiamo agire: abbiamo le alternative ai combustibili fossili pronte, sono fonti rinnovabili e pulite; insieme all’uso razionale ed efficiente di energia e materiali, possiamo farcela e offrire a tutti nuove opportunità”.    
La petizione.
 Il Wwf Italia ha lanciato una petizione per chiedere al presidente del Consiglio Matteo Renzi di essere coerente e di chiudere le centrali a carbone. Il premier, infatti, in occasione degli Stati Generali sul Clima, lo scorso 22 giugno ha detto: “Per i prossimi sei mesi il clima è una priorità politica italiana” e “Oggi il nostro nemico è il carbone”. L'associzione non l'ha dimenticato e rilancia: "Contiamo i minuti in attesa di provvedimenti concreti. Per chiudere con il carbone in Italia e per lanciare la decarbonizzazione dell’energia e dell’economia". 

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