Tratto da Il Fatto Quotidiano
Ilva, “lì sotto c’è di tutto”. La rivelazione che riapre la questione bonifiche
Non c'è solo il problema delle emissioni inquinanti. In un video, un operaio racconta a Peacelink che il sottosuolo è intriso di veleni: idrocarburi, catrame, cromo e altre sostanze tossiche. "Con la mascherina protettiva non riuscivo comunque a respirare". Un ulteriore problema per i futuri proprietari
Sotto gli impianti dell’Ilva di Taranto “c’è di tutto”. La confessione di un ex operaio del siderurgico, in pensione dal 2012, all’associazione ambientalista Peacelink è solo l’ultimo tassello di un puzzle che dal sequestro disposto dalla magistratura il 26 luglio 2012 sta lentamente chiarendo la portata del concetto di “bonifica” dello stabilimento siderurgico delcapoluogo ionico. Chi pensa che sia sufficiente rendere gli impianti ecocompatibili deve fare i conti con le notizie che da qualche mese preoccupano gli operai: perché se ciò che vien fuori dai camini e dagli impianti viene ormai immediatamente immortalato dalle tante ecosentinelle, forse pochi conoscono davvero cosa l’Ilva nasconda sotto quei camini. “Andavo lì con la mascherina protettiva – racconta l’uomo nel video – ma non riuscivo ugualmente a respirare per l’aria satura di sostanze” che ha rivelato come negli anni sotto quegli impianti sia stato tombato materiale di ogni tipo. Rifiuto oleosi, catrame, scarti di produzione, ma anche cromo, vanadio e materiale a componente radioattiva. A provarlo, oltre alle dichiarazioni dell’operaio che sono già finite all’attenzione degli inquirenti, è il lavoro dei carabinieri del nucleo operativo ecologico di Lecce.
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