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17 agosto 2016

Giorgio Nebbia : Conflitti ambientali e democrazia



Tratto da eddyburg
Conflitti ambientali e democrazia
di GIORGIO NEBBIA 16 Agosto 2016

Tutti i progressi per difendere e migliorare le condizioni dell’ambiente e della natura, cioè della salute umana, sono stati ottenuti in seguito alle proteste del “popolo inquinato”, delle persone danneggiate dalle azioni di qualche soggetto economico. 
Per capirci meglio, immaginiamo che una persona costruisca una fabbrica che “è buona”, perché produce beni utili e perché assicura occupazione e quindi reddito ai lavoratori, ma che, durante la produzione, immette nell’aria dei fumi che arrecano danni agli abitanti delle zone vicine. Alcuni di questi si ammalano e devono spendere dei soldi per curarsi e protestano - ecco l’inizio di un conflitto “ambientale” - e chiedono al proprietario della fabbrica di smettere di inquinare. Il proprietario della fabbrica inquinante replica che sta operando in conformità delle tecniche e delle leggi esistenti; ciò non soddisfa gli ammalati i quali chiedono che la fabbrica trovi qualche sistema per eliminare i fumi.

Il proprietario della fabbrica replica che, se facesse quanto chiesto dagli inquinati, la merce che produce verrebbe a costare troppo e sarebbe costretto a chiudere, licenziando gli operai. A questo punto operai e ammalati insieme ricorrono “allo Stato”, il quale ha il dovere di trovare una qualche soluzione in grado di difendere sia la salute degli inquinati, sia il posto di lavoro degli operai, sia il diritto del fabbricante di produrre le merci utili....


Lo studio di simili e di altri conflitti ambientali sarebbe di grande utilità per vedere come sono stati risolti in passato e come se ne possono trarre utili informazioni per il futuro. E’ quanto ha fatto l’Associazione ASud con il suo Centro Documentazione Conflitti Ambientali (CDCA) che raccoglie storici, sociologi, tecnici, ambientalisti, pacifisti (si, anche pacifisti alla ricerca di soluzioni dei conflitti militari, simili a quelli ambientali).

Nelle settimane scorse è stato pubblicato uno dei volumi del Centro, La democrazia alla prova dei conflitti ambientali, 100 pagine a cura di Giovanni Ruocco e Marianna Stori. Si tratta di uno dei preziosi libri “sommersi”, difficili da trovare nelle librerie, sovraffollate di libri commerciali, e che può essere cercato presso il CDCA.
 Continua  a  leggere sul testo integrale

.......Per concludere, la violenza ambientale comporta elevati costi (e anche dolori) privati e pubblici e i confitti ambientali, rivolti a diminuire tale violenza, rappresentano una forma di partecipazione civile che fa crescere le conoscenze tecnico-scientifiche dei processi produttivi, dei residui che si formano, dei depositi di scorie da bonificare, dei caratteri delle opere pubbliche e private che hanno effetti sul territorio e la natura. Tali confitti assicurano, quindi, una crescita di cultura e di democrazia, una domanda di leggi più moderne e rispettose dei diritti e della salute delle persone, e possono essere visti con fastidio soltanto da imprese che operano esclusivamente per il massimo profitto e da governi autoritari, entrambi
 irrispettosi del “bene pubblico”. 
                                     

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