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06 dicembre 2016

"Muoviamo l'Europa":Centomila firme per far pagare chi inquina

Tratto da  Il Cambiamento

Centomila firme per far pagare chi inquina

Sta galoppando verso le centomila firme la petizione che la settimana prossima sarà consegnata ai membri della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo per far sì che, finalmente, chi inquina paghi, ma paghi salatissimo.

Centomila firme per far pagare chi inquina
Anima dell'iniziativa è WeMove.eu, il movimento "Muoviamo l'Europa", che ha trovato il supporto di Climate Action Network, WWF, Sandbag, Carbon Market Watch e Oxfam.
«Coloro che inquinano non possono più passarla liscia – scrivono sulla petizione i membri di WeMove.eu - bisogna agire perché scontino tutti i danni inflitti alla nostra salute, al clima, all’ambiente». Le firme saranno consegnate la prossima settimana alla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo che deve pronunciarsi su una proposta di legge che fissi un prezzo per le emissioni di carbonio. «Con questo voto - dicono da WeMove - si sostiene la nuova riforma delle politiche sul clima, si sollecita la definizione di un prezzo giusto sulle emissioni di anidride carbonica e si agisce contro la minaccia del cambiamento climatico. Non dobbiamo permettere che le lobby industriali dettino legge sulle politiche europee».
«Quando qualcuno fa un danno ci si aspetta che rimedi. Ma quando le imprese inquinano per aumentare i loro profitti siamo noi che paghiamo costi enormi in termini di salute, danni all’ambiente e in soldi che vanno alle tasse. Occorre che le aziende che inquinano paghino e rivedano le loro modalità. Il prezzo che pagano è troppo basso e questo è misura di un sistema sbagliato che va sanato. La Commissione per l’ambiente del Parlamento Europeo sta per pronunciarsi su un voto decisivo in merito a una proposta di legge seria che fissi un prezzo per le emissioni di carbonio. Abbiamo una possibilità concreta di far pagare le industrie e le centrali elettriche per l’inquinamento che producono e che sta distruggendo il clima, ma se non agiamo subito prevarrà una legge debole che congelerà i nostri intenti per i prossimi 15 anni. L’esito dell’imminente votazione è incerto. In questa Commissione ci sono 72 membri. Sappiamo che 18 membri del Parlamento Europeo voteranno per una legge forte, ma sappiamo anche che 18 si opporranno. I restanti potranno votare l’una o l’altra alternativa e abbiamo ragione di allarmarci: dopo l’elezione di Donald Trump, gli umori sono a terra in Commissione e le speranze in una legge forte stanno svanendo. Il futuro della lotta in Europa per il cambiamento climatico è in bilico ed è qui che noi entriamo in gioco! Inonderemo i social media dei membri del Parlamento indecisi di parole di incoraggiamento e sollecitazioni all’azione. La nostra petizione arriverà nei loro uffici. Le nostre 100.000 voci diventano una sola, rivolta direttamente ai nostri rappresentanti eletti per renderli consapevoli di quanto conti far pagare i danni dell’inquinamento e quanto essenziale sia la lotta alla crisi climatica. Unisciti ora e cogli l’occasione per chiamare all’azione i parlamentari europei interni alla Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) e spingerli a sostenere la riforma del sistema europeo di scambio di quote di emissione per il periodo 2021-2030».
«In particolare chiediamo loro di:
- Mobilitarsi per ridurre le emissioni più velocemente, raggiungere obiettivi più ambiziosi e ampliare con gradualità i traguardi,
- Annullare in modo permanente le licenze di emissioni concesse, che hanno portato a ribasso il prezzo del carbone consentendo alle industrie di rilasciare gas a prezzo più basso,
- Non dare soldi alle industrie che inquinano ma, al contrario, costringerle a pagare, opponendosi al conferimento di licenze destinate ad aziende che ricorrono al combustibile fossile.
- Destinare il denaro ricavato dalle nuove politiche ambientali al campo dell’energia rinnovabile e all’adozione di misure di supporto a soggetti che le necessitano come: chi lavora in Europa e ha bisogno di aiuto nella fase di transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e i soggetti vulnerabili che stanno già subendo conseguenze legate alla situazione climatica nei paesi in via di sviluppo».

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