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12 febbraio 2017

L’unica strada possibile per la decarbonizzazione, secondo i No al Carbone, è dismettere e bonificare....

Tratto da  Tag press

L’unica strada possibile per la decarbonizzazione, secondo i No al Carbone, è dismettere e bonificare. Sul grande assente Emiliano alla conferenza dei servizi a Roma: “Scarso interesse per il territorio”.

Torna a parlarsi della centrale termoelettrica a carbone di Cerano, da molti considerata come possibile causa dell’alto numero di tumori nel Salento e causa di inquinamento dei terreni circostanti.

Il carbone è uno dei maggiori fattori di inquinamento ed il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sta conducendo a suon di dichiarazioni una battaglia per la decarbonizzazione di Ilva e della centrale Enel di Cerano, attraverso il gas che giungerebbe in Italia attraverso il gasdotto TAP......

Ma pur ammettendo che entro il 2020 sia tutto pronto e il gas arrivi fino a Brindisi, Emiliano sembra aver fatto i conti senza l’oste. E infatti né Ilva, né gli investitori in lizza per rilevarla, né Enel sembrano interessati a riconvertire i propri impianti.

A prendere la parola tornano ora gli attivisti del movimento No al Carbone di Brindisi, che da anni denunciano l’inquinamento della centrale di Cerano ed il possibile nesso eziologico tra le sue emissioni e l’incremento anomalo di malattie.

In questi ha preso avvio la conferenza di servizi per il riesame dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), finalizzata alla verifica del rispetto della normativa europea su prevenzione e controllo dell’inquinamento delle aziende.


......Vorremmo ricordare al nostro Presidente che qui di inquinamento ci si ammala e si muore. Lo dicono i numerosi studi del CNR pubblicati in questi anni e presentati nelle recenti audizioni in Senato, lo dice lo studio del Centro Salute e Ambiente regionale curato da Forastiere, illustrato in occasione del congresso mondiale di Epidemiologia ambientale che si è tenuto a Roma nel 2016″.

“A Brindisi il PM10 delle 3 centrali elettriche hanno provocato più decessi per tumori, malattie respiratorie e cardiache. E poi ci sono i dati correnti prodotti dall’ARPA – incalzano – e dalle ASL e quelli del Registro Tumori Puglia che Emiliano dovrebbe conoscere bene. Come presidente di Regione, quindi, avrebbe avuto l’obbligo istituzionale e morale di essere presente a quel tavolo e imporre un NO citando questi dati. Invece la Regione, grande assente, ha dato parere favorevole e non ci è dato di capire sulla base di cosa. E’ invece sulla base di questi dati che probabilmente il Ministero della Salute ha dato il suo parere contrario al rilascio dell’AIA”.

La Carluccio avrebbe richiesto una riduzione di emissioni di 100 tonnellate all’anno, ma hanno un dubbio sul significato di questa proposta: “A cosa si riferisce tale riduzione, alle emissioni reali misurate o a quelle limite autorizzate? Perché nel primo caso – affermano – la riduzione richiesta potrebbe rappresentare il 30% delle circa 300 tonn/anno, nel secondo caso sarebbe inesistente considerando che porterebbe l’attuale limite da 1000 a 900 tonn/anno valore molto più alto delle quantità attualmente emesse, quindi di fatto una riduzione inesistente”.

“Tutti questi non sono semplici numeri, non si può non riflettere – proseguono – sul fatto che se con le 300/400 tonnellate/anno di polveri emesse in questi anni si sono avuti fino a 44 morti, la riduzione richiesta porterebbe solo ad una piccola riduzione, ma ne avremmo ancora tanti, troppi. Qualsiasi riduzione proposta significa questo, non risolverebbe il problema e prolungherebbe l’agonia di questa città, impantanata in un destino industriale impostogli da 60 anni ad oggi che le ha bloccato ogni altro percorso di sviluppo”.

L’unica strada percorribile per i No al Carbone resta quella di “DISMETTERE E BONIFICARE, e questo vale per la centrale a carbone di Cerano come per le altre industrie inquinanti presenti nel nostro territorio”.

“L’era delle fonti fossili – aggiungono – va relegata al passato. Bisogna urgentemente guardare al futuro, progettare uno sviluppo sano per questa città, per riabilitare la sua storia recente e riscoprire le sue bellezze e potenzialità. Questi i motivi del nostro NO. Essere definiti “quelli del NO” non ci offende, perché il NO interpreta una valutazione, una scelta, il rifiuto di ciò che si ritiene ingiusto e dannoso. Propedeutico a un’alternativa, a un miglioramento”.


“La nostra città ha subito decenni di violenze ambientali. Ha bisogno di dire basta. Un NO. Un punto che chiuda un racconto imposto, falsato, grigio, velenoso. Da quel punto – concludono – possiamo riscrivere il futuro. Riprendere il cammino percorrendo altre strade”.Qui l'articolo integrale

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