COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".

29 ottobre 2019

Caso COIMPO :"Era un'azienda pericolosa. Sono serviti quattro morti per capirlo"

Tratto da Polesine 24

"Era un'azienda pericolosa. Sono serviti quattro morti per capirlo"



Le reazioni degli avvocati di parte civile dopo la sentenza sul caso Coimpo

"Da un lato, c'è la soddisfazione di vedere messo un punto fermo in una vicenda lunga e dolorosa. Dall'altro, l'amarezza che deriva dal fatto che siano state necessarie quattro morti per fare emergere una situazione di irregolarità e di pericolo diffusi". Questi i sentimenti degli avvocati di parte civile Matteo Ceruti ,Claudio Maruzzi ,Carmelo Marcello, Cristina Guasti e Marco Casellato tutti componenti della rete professionale Lpteam, dopo la sentenza che ha chiuso il processo di primo grado sul caso Coimpo (LEGGI ARTICOLO).

Incentrato, cioè, sulla tragedia sul lavoro che, il 22 settembre del 2014, vide quattro persone venire fulminate da una nube tossica nello stabilimento delle ditte Coimpo - Agribiofert, in località America, Ca' Emo, Comune di Adria. Un sito nel quale venivano trattati fanghi, industriali e da depurazione, perché potessero poi essere smaltiti, sotto forma di spandimenti sui terreni agricoli, come fertilizzante...

"Riteniamo - proseguono i legali - che già la consulenza disposta dal giudice avesse perfettamente fotografato quanto sosteniamo dall'inizio di questa devastante vicenda: ossia che in quell'impianto le lavorazioni avvenivano in maniera difforme da quella autorizzata, con grave rischio, purtroppo concretizzatosi in maniera tanto grave, per i dipendenti. Ma anche per chi viveva nelle vicinanze: non dimentichiamo che, come emerso nel corso dell'istruttoria, quel giorno per fortuna il vento portò la nube in aperta campagna, a rarefarsi. Se, invece, la avesse condotta all'abitato di Ca' Emo, il bilancio avrebbe potuto essere ancora peggiore".

"Il dispositivo ci fa capire una cosa importante - spiegano - Nella gestione di questa azienda ha sicuramente prevalso la logica del profitto su quella della difesa dell'uomo, del lavoratore, del bene ambiente. Ci aspettavamo una sentenza di condanna, perché le prove andavano in questa direzione. Per noi era importante che venisse riconosciuta la responsabilità di chi ha gestito l'azienda in questa maniera. Riteniamo di dovere dare un grande merito al giudice che da solo, come giudice monocratico, ha saputo imprimere ritmi veloci, efficienti e impegnativi al procedimento, che hanno consentito di arrivare a sentenza in tempi celeri, per un reato contravvenzionale, ma molto importante per le persone che vivono nelle vicinanze. Le loro legittime aspettative sono state soddisfatte".

E' giunto a conclusione un processo emblematico, di come una cattiva gestione di un impianto di trattamento di rifiuti possa essere pericolosa per una comunità e possa portare a delle vittime tra i lavoratori. Emblematico anche perché evidenzia come le molestie olfattive, in determinati casi, possano essere il segnale di una situazione di pericolo".

"E' stato un processo lungo e difficile - chiudono i legali - ma che, alla fine, crediamo abbia messo bene in evidenza una situazione di pericolo e di irregolarità che si è protratta per anni, senza interventi di sorta, cessata unicamente dopo una delle peggiori tragedie sul lavoro della storia del Polesine".


Nessun commento: