COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".

30 aprile 2020

Celestino Panizza:Inquinamento atmosferico e pandemia .

Tratto da https://siamobenefit.apotecanatura

 Inquinamento atmosferico e pandemia

La rapida diffusione dell’epidemia di Covid-19 che si sta verificando in tutto il mondo (in particolare in Cina, Nord Italia, Spagna e Stati Uniti) ed il conseguente impatto sulla mortalità, ha suscitato attenzione sul ruolo svolto dalle elevate concentrazioni locali di particolato nell’aria (PM) nella diffusione del virus e nell’aggravamento degli effetti sulla salute.
Le PM sono una miscela di particelle solide e liquide in sospensione nell’aria. Le particelle più grandi (diametro > 10 μm) non restano a lungo nell’atmosfera e possono essere trasportate in aria per pochi Km (1-10). Le particelle più piccole sono: il PM 10 (diametro < 10 μm), il PM 2.5 (fine) e il PM 0.1 (ultrafine). Esse persistono più a lungo in atmosfera, in media da pochi giorni fino a diverse settimane, e possono essere trasportate dalle correnti anche per centinaia di Km. 
Balza all’attenzione il fatto che le aree di maggiore diffusione del virus in Italia, coincidano con territori come la Pianura Padana, particolarmente critici dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico. 
È noto che l’inquinamento atmosferico rappresenta un rischio di mortalità e di patologie dell’apparato respiratorio, oltre che di altri organi e apparati.
Un gran numero di studi epidemiologici (l’epidemiologia è la parte dell’igiene che studia la frequenza con cui si manifestano le malattie e le condizioni che favoriscono od ostacolano il loro sviluppo) ha rilevato un’associazione tra i livelli di inquinamento atmosferico e svariati effetti sulla salute sia a breve termine, cioè nei giorni immediatamente seguenti ai picchi di inquinamento, che a lungo termine, ossia negli anni che seguono a perdurare di esposizione agli inquinanti atmosferici.

Effetti dell’aumento del particolato sulla popolazione 

Già negli anni 70 i primi studi osservarono che nei giorni a maggior inquinamento la mortalità per cause cardiovascolari e respiratorie aumentava nella popolazione esposta
Studi successivi hanno anche chiarito (Schwartz, 2001; Zanobetti et al., 2002) che l’eccesso di decessi osservato nei giorni che seguono l’aumento del PM atmosferico non è seguito da un deficit di decessi. Questa osservazione è importante perché è indicativa di un deterioramento della salute su tutta la popolazione esposta e non solo sulle persone “suscettibili”. 
Infatti, se da un lato l’aumento dell’inquinamento atmosferico fa precipitare lo stato di salute di un “pool” di persone particolarmente suscettibili provocandone la morte, dall’altro peggiora lo stato di salute di altri soggetti esposti reclutandoli all’interno dello stesso “pool” e quindi con il permanere della condizione di inquinamento anche per queste persone l’evento morte viene anticipato (Crosignani et al., 2018). 
Per quanto riguarda gli effetti a lungo termine dell’inquinamento atmosferico sulla mortalità, gli studi hanno osservato per un tempo considerevole grandi gruppi di individui esposti a differenti concentrazioni di inquinamento atmosferico. Uno degli studi più citati (Pope A et al., 2002) ha rilevato come per ogni incremento di 10 ug/m3 (la concentrazione di un inquinante atmosferico è indicata in microgrammi per metro cubo d’aria) di esposizione a particolato “fine” (PM 2.5, che rappresenta circa l’80% del PM 10) vi sia un aumento della mortalità cardiopolmonare del 9,0%
Gli effetti a lungo termine sono quindi di un ordine di grandezza superiori a quelli a breve termine, che sono dell’ordine dello 0,6% per ogni aumento di particolato PM 10 (Biggeri A. et al., 2004).


Conclusioni

  • È ragionevole assumere che l’inquinamento atmosferico abbia un certo ruolo concausale nel decorso della Covid-19, in quanto il PM, come il virus SARS-CoV-2, sembra agire a livello cellulare con meccanismi molecolari analoghi che inducono una rapida insorgenza di uno stato di infiammazione tissutale e che, per la loro azione sinergica, portano ad amplificare gli effetti sulla salute.  Il PM è causa conosciuta di effetti sugli apparati cardiaco e respiratorio (e non solo) nella popolazione esposta e quindi rappresenta una causa della prevalenza di persone affette da queste patologie croniche che sono quindi di per sé maggiormente sensibili all’insulto virale tanto più se di età avanzata
  • Le prove che il particolato atmosferico sia veicolo della diffusione del virus sono, ad oggi, quantomeno deboli. 
  • La grande maggioranza dei contagi avviene tra persone con esposizioni ravvicinate, in ambienti chiusi. È molto difficile che ci si contagi in strada, salvo assembramenti. La trasmissione di aerosol di agenti patogeni è stata documentata in spazi confinati. Si ritiene che la trasmissione di SARS-CoV-2 nell’uomo avvenga attraverso l’inalazione di goccioline liquide prodotte da stretto contatto con persone infette e contatto con superfici contaminate

Autore

Dottor Celestino Panizza, Medico Specializzato in Medicina del lavoro ed epidemiologia, Presidente sezione ISDE Brescia e membro comitato scientifico ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente).

Nessun commento: