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14 aprile 2020

Intervista a Ernesto Burgio : «Serve una strategia globale per la pandemia».

Tratto  da Dinamopress.it
«Serve una strategia globale per la pandemia». Intervista a Ernesto Burgio

Perché, a fronte della comparsa negli ultimi 20 anni di diversi virus potenzialmente pandemici, l’allarme generato dalla comparsa della Covid-19 è stato sottovalutato? Come hanno risposto i sistemi sanitari e come si può affrontare la pandemia in corso?

Ernesto Burgio, medico pediatra, è esperto di epigenetica e biologia molecolare. Presidente del comitato scientifico della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e membro del consiglio scientifico di ECERI (European Cancer and Environment Research Institute) di Bruxelles. Con lui abbiam rivolto uno sguardo generale sulla genetica del virus di Covid-19, sulla risposta del sistema immunitario dell’uomo e sui fattori ambientali, economici e sociali che ne possono favorire la diffusione o il contenimento.


Che cos’è questo virus? Cos’è un allarme pandemico e perché è stato sottovalutato?


Per affrontare una pandemia occorre considerare tre fattori. Il primo è il virus: bisogna chiedersi se questo virus è veramente pericoloso, come dicono alcuni, oppure la sua pericolosità è stata sopravvalutata, come continuano (purtroppo) ad affermare altri. Il secondo fattore l’organismo del nuovo ospite, cioè l’uomo, con la reazione difensiva del suo sistema immuno–competente e immuno-infiammatorio. Il terzo sono in senso lato tutti quei determinanti e fattori ambientali, ivi comprese le condizioni del sistema sanitario.....


Che conseguenze avrà la situazione che stiamo vivendo? Ci potrebbe essere un‘ulteriore medicalizzazione della società in senso farmacologico, o sotto altri punti di vista?



C’è stato un filmato che in Italia è girato moltissimo, in cui il virus personificato diceva: «Adesso avete imparato, tutto sommato la mia presenza è stata utile».Insomma si dava una connotazione quasi positiva al virus. Ora io non la vedrei così, l’ho trovato eccessivo. Però una parte di verità c’è e sta nel fatto che questo virus ha evidenziato una situazione veramente drammatica dei sistemi non solo social-sanitari ma anche delle condizioni ambientali. Credo che tutti – da chi si occupa di economia a chi si occupa di salute, da chi si occupa di ambiente a chi si occupa di politica – abbiamo capito che una pandemia non è qualcosa che possa essere in qualche modo frenata al punto tale da non danneggiare intere economie a livello globale. Addirittura c’è qualcuno che dice che questa emergenza è stata voluta per far fuori nel giro di qualche anno un miliardo di persone e “resettare” tutto. Ora, tutto è possibile, ma a me pare che questo sia un romanzo di fantascienza nera.
Io credo che possiamo imparare da quanto sta accadendo, anche se non è detto che lo faremo. Se prevarrà la consapevolezza che il pianeta non ce la fa più, si dovrà affrontare non solo il problema delle pandemie virali ma anche, per rimanere nell’ambito della salute, il problema altrettanto drammatico dell’antibiotico-resistenza. Perché noi abbiamo solo in Italia, e non se ne parla, probabilmente da 20 a 50 mila persone che muoiono ogni anno per questo problema: si tratta di un fenomeno paragonabile a questo virus come numeri. Queste persone muoiono perché gli antibiotici non funzionano più. Ora questo significa che ogni anno a livello mondiale ci sono probabilmente milioni di morti per questo motivo, l’equivalente di una grande pandemia. Alla cui base ci sono due fattori altrettanto importanti, che hanno come denominatore il fatto che a chi produce gli antibiotici non interessa nulla che vengano usati bene: interessa solo che vengono venduti. Per cui non solo permettono ma incentivano il cattivo uso degli antibiotici. Non solo a livello umano, ma per esempio a livello animale. Gli animali, in quasi tutti gli allevamenti del mondo, a partire soprattutto dagli Stati Uniti, vengono rimpinzati con antibiotici che cesseranno di essere efficaci nel giro di pochi anni. Questo è un problema immenso collegato all’altro elemento che dicevamo, dei mercati e delle catene alimentari che sono ridotte in uno stato insostenibile, dove nascono continuamente batteri e virus che possono dare problemi immensi.


Se poi allarghiamo lo sguardo, dimentichiamo spesso che stiamo alterando l’intera ecosfera. Non è solo l’atmosfera, la cui composizione molecolare è già alterata da decenni. Noi viviamo respirando benzene, benzo-antracene, idrocarburi poliaromatici, particolato ultrafine e metalli pesanti dalla nascita. Addirittura queste sostanze raggiungono il feto e de-programmano il suo epigenoma. Questo lo sappiamo e non facciamo nulla.



Si parla tanto di cambiamenti climatici, altro problema drammatico, e non si fa nulla per evitarlo. Ma i cambiamenti biologici e soprattutto microbiologici sono ancora più drammatici e nessuna ne parla. Noi stiamo alterando l’intera biosfera, e la biosfera è composta per l’80% da microorganismi. Noi siamo una pulce nell’ambito dell’ecosfera terrestre, eppure abbiamo noi il dominio di tutto e stiamo stravolgendo tutto. Pur essendo una minima parte di questa sistema, che da miliardi di anni ha equilibri complessi e delicati, noi lo stiamo completamente stravolgendo. Nei prossimi anni tutto questo verrà all’attenzione di chi governa questo pianeta. Dobbiamo sperare che a livello politico, a livello finanziario e a livello di grandi istituzioni che possono fare la differenza ci sarà un minimo di consapevolezza perché altrimenti non so bene quello che sarà il futuro nostro e dei nostri figli. Questo è il punto. Non è vero che questo virus è stato bravo e buono e lo dobbiamo ringraziare, però ci ha costretto a fermarci e ha dato un segnale di quello che una crisi biologica può significare, e appunto di questo non si parla mai. Si parla di crisi sociale, di crisi politica, di crisi economica, di crisi ambientale, di crisi climatica. Ma abbiamo la percezione che il vero dramma è la crisi biologica? È forse la prima volta che tutti sono costretti a confrontarsi con qualcosa di simile: questo è quello che possiamo dire in questo momento. Come (re)agiremo sinceramente non lo so.

ERNESTO BURGIO......Lo svilupparsi della pandemia pone alla comunità scientifica una sfida senza precedenti nella storia recente. Cosa è ragionevole attendersi nel breve e nel medio termine? Quali strategie possiamo oggi mettere in campo per contrastare l’epidemia, in Italia e all’estero? La sorveglianza attiva, oltre all’isolamento sociale, e la mappatura degli asintomatici positivi potrebbe dare un contributo decisivo per invertire la rotta degli attuali numeri? Proviamo a cercare e a confrontare risposte e soluzioni insieme al dottor Ernesto Burgio.

Video-conferenza del 04.04.2020 - Pandora TV



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