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12 dicembre 2016

Taranto "Quartiere Tamburi":Bambini che hanno fumato 200 sigarette in tre giorni

Tratto da Peacelink
Inquinamento nel quartiere Tamburi di Taranto

Bambini che hanno fumato 200 sigarette in tre giorni

Oggi quei bambini vanno a scuola e hanno mostrato un QI inferiore all'atteso. Ma non stupitevi dei danni al QI dei bambini, stupitevi della stupidità degli adulti che hanno tollerato tutto questo. I bambini non hanno alcuna colpa, gli adulti sì.
10 dicembre 2016 - Alessandro Marescotti
Questa storia l'ho raccontata oggi intervenendo nella conferenza stampa dell'Ordine dei Medici di Taranto.
La storia è drammatica e ha dell'incredibile. Ma i dati sono tratti da un rapporto ISPESL che PeaceLink ha strappato alla segretezza.Non un altro bambino

Ecco i numeri. In soli tre giorni, fra il 2 marzo e il 4 marzo 2004, i bambini del quartiere Tamburi hanno inalato benzo(a)pirene equivalente a 200 sigarette. Questa sostanza oltre che cancerogena e genotossica è anche capace di produrre danni al cervello.
I dati di questa cosa abnorme sono contenuti in questo link: http://www.peacelink.it/ecologia/docs/2858.pdf (vedere pagina 4 e 5)
Adesso ditemi chi è che possa escludere che simili traumi non possano aver provocato conseguenze non solo nei polmoni ma anche nel cervello dei bambini che li subiscono.
Non stupitevi dei danni al QI dei bambini, stupitevi della stupidità degli adulti che hanno tollerato tutto questo. I bambini non hanno alcuna colpa, gli adulti sì.
I valori di benzo(a)pirene in quei giorni erano 15,8 ng/m3, 22,4 ng/m3 e 65,5 ng/m3 per un benzo(a)pirene equivalente rispettivamente a 31 sigarette/giorno, 44 sigarette/giorno e 128 sigarette/giorno.
Chi aveva pochi mesi allora ha respirato benzo(a)pirene equivalente a 200 sigarette e oggi ha 12 anni. Chi era nella pancia della mamma ha subito un grave trauma, come se la mamma avesse fumato 200 sigarette in tre giorni. E oggi quei piccoli hanno 11 anni. E vanno a scuola. E hanno fatto i test dell'ISS. Non meravigliamoci dei dati cognitivi riscontrati, pensiamo alle prove terribili a cui hanno dovuto resistere questi bambini in balia dell'ignavia di tanti. Sono stati piccoli eroi in mezzo a una guerra, e se qualcuno è rimasto ferito non nascondiamolo sotto il tappeto per vergogna.


Qualche approfondimento

Sull'impatto che sui bambini e sull'apprendimento hanno gli IPA (una famiglia di molecole che contiene anche il benzo(a)pirene) si veda questo articolo:

New York, con meno inquinamento dell’aria bambini più intelligenti e adulti più produttivi


Leggi anche su Peacelink
A Roma non ci sono i “Wind Day” e i bambini giocano nei parchi, a Taranto no

Conferenza stampa Ordine dei Medici Taranto e Convegno ISS a Roma   Guarda i video


18 maggio 2010

Polveri sottili, i nuovi limiti e la salute/ Picco di ipertensione per chi vive in ambienti inquinati

Tratto da "Villaggio globale"

Il convegno Ispesl/Iss

Polveri sottili, i nuovi limiti e la salute
Cosa succede a seguito delle nuove determinazioni legislative. La situazione ambientale degli ultimi dieci anni in Italia. Gli effetti biologici delle polveri. I link delle varie relazioni
Pasquale Avino, Ispesl

Dopo la nube del vulcano islandese che ha turbato l'aviazione mondiale e pare anche il clima con un ritorno d'inverno, l'interesse per le particelle sottili (le nano polveri) è aumentato esponenzialmente riempiendo l'Aula Bovet dell'Istituto superiore di sanità (Iss) gremita in ogni ordine di posto sul tema «Nuovi Limiti per il Materiale Particellare Sospeso: Problematiche e Prospettive». L'evento, organizzato congiuntamente dall'Istituto superiore per la sicurezza e la prevenzione del lavoro (Ispesl) e dall'Iss, ha visto la partecipazione di studiosi del settore confrontarsi sulla tematica del materiale particolato e i suoi effetti sulla salute esacerbati da Ash che pone nuovi problemi e "non solo per la sicurezza dei motori aerei". La giornata, partendo dalla prossima uscita del recepimento della Direttiva europea 2008/50/CE sul particolato PM2,5, ha ripercorso sia dal punto normativo sia tecnico-scientifico quelle che sono le attuali conoscenze nel settore.
Dopo i saluti di benvenuto degli organizzatori e dei direttori di dipartimento dei due enti organizzatori, Giorgio Cattani (Ispra) ha aperto la giornata illustrando la situazione ambientale degli ultimi 10 anni in Italia riguardo il PM10 e PM2,5 prima dell'entrata in vigore della nuova Direttiva: il ricercatore ha illustrato la situazione che verrebbe a crearsi a seguito delle nuove determinazioni legislative. Questa relazione ha permesso ai successivi relatori di inquadrare il problema nella sua ottica scientifica analizzando il rapporto del materiale particolato con altre sostanze presenti in atmosfera (Giuseppe Viviano, Iss) o in relazione alle dimensioni granulometriche (Maurizio Manigrasso, Ispesl), alla composizione chimica (Cinzia Perrino, Cnr), all'esposizione in microambienti diversi (Giorgio Buonanno, Università di Cassino) e all'importanza dello strato di rimescolamento sulla relativa concentrazione dei PM (Ezio Bolzacchini, Università di Milano Bicocca).
Due relazioni sugli effetti biologici delle polveri (Pierpaolo Mudu, Organizzazione mondiale della Sanità, e Francesco Forastiere, Dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio) hanno illustrato quelli che sono gli effetti sanitari e le relative evidenze riscontrate negli studi su questo complesso inquinante.....
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Tratto da Ecologiae

Picco di ipertensione per chi vive in ambienti inquinati

Di Marco Mancin

Le persone che vivono in aree urbane dove l’inquinamento da particolato nell’aria è elevato tendono ad avere la pressione arteriosa superiore a quelli che vivono nelle aree meno inquinate, secondo i ricercatori dell’Università di Dusiburg-Essen in Germania. I ricercatori hanno usato i dati provenienti dall’Heinz Nixdorf Recall Study, uno studio effettuato su una popolazione di quasi 5.000 persone che si concentra sullo sviluppo di malattie cardiache. Essi hanno analizzato gli effetti dell’esposizione all’inquinamento atmosferico sulla pressione arteriosa tra il 2000 e il 2003.

Mentre alcuni studi precedenti hanno dimostrato che un aumento acuto del particolato atmosferico, come le fluttuazioni giorno per giorno, può aumentare la pressione sanguigna, poco era noto nell’esposizione a medio e lungo termine.

I nostri risultati mostrano che chi vive in aree con livelli più elevati di inquinamento dell’aria hanno associata una più alta pressione sanguigna

ha spiegato Barbara Hoffman, capo dell’Unità di Epidemiologia Ambientale e Clinica dell’Università di Duisburg-Essen, e autore senior dello studio. I risultati sono stati presentati alla Conferenza Internazionale 2010 ATS a New Orleans.

Gli autori hanno utilizzato un modello di dispersione e di trasporto chimico per stimare l’esposizione a lungo termine alle polveri sottili. Per la misurazione della pressione del sangue, hanno utilizzato un dispositivo automatico oscillometrico che rileva il movimento del sangue attraverso l’arteria brachiale e converte i movimenti in un segnale digitale.

Hanno trovato che la pressione arteriosa media è aumentata di 1,7 mmHg per un aumento di 2,4 mg / m³ nel livello di esposizione alle particelle sottili (meno di 2,5 micron), che proviene principalmente da fonti di combustione nelle aree urbane (traffico, riscaldamento, industria, impianti energetici).Hanno trovato una associazione simile per le particelle più grosse al di sotto dei 10 micron, che contengono più materiale come particelle di crosta terrestre e l’inquinamento stradale.


Sia la pressione arteriosa sistolica che diastolica sono più alte nelle persone che vivono nelle zone più inquinate, anche se prendiamo in considerazione importanti fattori che influenzano la pressione sanguigna come età, sesso, fumo, peso, ecc. L’aumento della pressione sanguigna era più forte nelle donne che negli uomini

ha aggiunto il dottor Hoffman. La pressione alta aumenta il rischio di aterosclerosi, un indurimento delle arterie, che porta a malattie cardiovascolari come infarto e ictus.

I nostri risultati potrebbero spiegare perché le persone che vivono nelle zone più inquinate sono ad un rischio maggiore di soffrire e morire per queste malattie.

E’ stato anche dimostrato che l’esposizione al rumore cronico, per esempio nei residenti in prossimità delle strade principali, è associato con la pressione arteriosa elevata o con le malattie cardiache.

Nel nostro studio, i livelli di inquinamento atmosferico rappresentano una media di concentrazioni di fondo che non erano collegate alla vicinanza con strade trafficate. Pertanto, l’aumento osservato della pressione sanguigna non è probabilmente dovuto all’esposizione al rumore. Questa conclusione sull’inquinamento atmosferico non si limita ad individuare un rischio per la vita con eventi come infarti e ictus, ma può anche influenzare i processi di base che portano alle malattie cardiovascolari croniche. E’ pertanto necessario promuovere i nostri tentativi di evitare l’esposizione cronica all’inquinamento atmosferico elevato quanto più possibile.

Fonte: [Sciencedaily]

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Leggi tratto da Terra

L’adorazione del dio petrolio che ha generato la marea nera

Massimo Cavallini da Miami
petrolio.jpg
MONDO. Il Golfo del Messico è colpito da una delle catastrofi ecologiche più gravi della storia. Ma come è stato possibile?Dietro le quinte, storie di controllori che diventano di colpo controllati in una incredibile “revolving door”, società che confondono i proprio ruoli in nome delle trivellazioni, interessi che dominano sulla sicurezza e che con i presidenti Bush si sono insediati negli anni scorsi addirittura nella Casa Bianca....

Alcune ricostruzioni
Ma forse è meglio esemplificare. È toccato in questi giorni al Wall Street Journal - non esattamente un nemico giurato del capitalismo - offrire ai suoi non propriamente sovversivi lettori , con il più ricco elenco di nomi e di circostanze, la più ampia descrizione di questa “intima relazione”. Intima, prolungata e - specie a fronte dell’apocalittica realtà della tragedia provocata - anche molto banalmente “normale”. Per parafrasare la più celebre battuta del celeberrimo film “Grand Hotel”: funzionari che vanno, funzionari che vengono. E tutti con una ragione ben precisa: quella di fare, senza riserve, gli interessi dell’industria petrolifera...
Nuove leggi, nuove speranze, nuovi movimenti. La tragedia del Golfo sembra invece, al momento, soltanto aver privato d’un elemento - per l’appunto, la recente decisione, annunciata da Obama, di riaprire parte delle coste Usa alla trivellazione petrolifera - il compromesso raggiunto per far passare al Senato una nuova legge energetica.
Come andrà finire? Sarà quello che sapremo - forse - alla prossima puntata. Ma fino a dove sarà arrivata in quel momento - se mai quel momento arriverà - la nera marea del petrolio?

07 agosto 2009

2009/08/07 "Arsenico a Taranto: PeaceLink replica a Confindustria.Il sindaco di Taranto Ippazio Stefano accetta di fare altre analisi sull'arsenico."

Tratto da Peacelink

La serie storica delle stime emissioni di arsenico in mare a Taranto sono: 1116 kg/anno nel 2006, 1172 kg/anno nel 2005, 1087 kg/anno nel 2004, 1463 kg/anno nel 2003, 118 kg/anno nel 2002.
Come mai si è registrata una così considerevole impennata dopo il 2002?


Confindustria è intervenuta a Taranto per definire “allarmismi assolutamente ingiustificati” i timori sollevati da PeaceLink a proposito della presenza di arsenico.

Confindustria ritiene che i dati Ines sull'arsenico diffusi da PeaceLink “non possono considerarsi statisticamente attendibili non in quanto infondati ma perché assolutamente parziali”. E aggiunge: “Tali dati si riferiscono infatti solo ad autodichiarazioni volontarie fornite solo da alcuno soggetti del più vasto sistema industriale”.

Viene data informazione che nel 2007 è stato pubblicato uno studio Ispesl su “Prevenzione oggi” che smentirebbe i timori sull'arsenico a Taranto.

Ci stupiamo dell'errore compiuto da Confindustria nel ritenere che PeaceLink abbia diffuso sull'arsenico dei dati statistici. PeaceLink non ha diffuso delle percentuali ma dei valori che, in termini matematici, sono definiti “valori assoluti”. Abbiamo diffuso stime di fonte industriale sulle emissioni di arsenico che sono espresse in chilogrammi. I valori espressi in chilogrammi non sono valori statistici.

Facciamo un esempio divulgativo.

Se ad una persona cade in testa un mattone da due chili questa non è una “statistica” ma è un “valore assoluto” che assume rilevanza in sé. E se a un'altra persona cade in testa un mattone da dieci chili, qui non siamo in presenza di un altro dato statistico che si può contestare ma di un mattone ancora più pesante che fa ancora più male. Le statistiche si possono anche contestare per come vengono ricavate (sono una elaborazione compiuta su valori assoluti) ma i valori assoluti no, non sono contestabili.

Chiediamo pertanto che Confindustria si esprima proprio su quei 1116 chili di arsenico che l'Ilva di Taranto ha stimato emettere nel 2006 in acqua e ha comunicato al Ministero dell'Ambiente e che sono poi stati resi noti nel registro Ines (Inventario Nazionale Emissioni e loro Sorgenti) alla fine del 2008.

Ci siamo chiesti se per Taranto ci possa essere un problema dovuto a quella tonnellata e passa di arsenico. Abbiamo fatto allarmismo? No, abbiamo invitato a ragionare su un dato che a Taranto non era stato reso noto al grande pubblico e che riguarda una sostanza capace di favorire il cancro.


Il punto su cui abbiamo invitato a riflettere è che, rimanendo agli ultimi dati disponibili del 2006, le stime di emissioni per Gela sono 264 chili e per l'Ilva di Taranto sono 1116 chili, quasi cinque volte di più. Queste non sono sofisticate e ingannevoli statistiche ma cose che comprende anche chi va a fare la spesa. Come il mattone da 10 chili che fa più male del mattone da 2 chili se ci cade in testa.

Cogliamo l'occasione per rendere nota all'opinione pubblica la serie storica delle stime emissioni di arsenico in mare a Taranto: 1116 kg/anno nel 2006, 1172 kg/anno nel 2005, 1087 kg/anno nel 2004, 1463 kg/anno nel 2003, 118 kg/anno nel 2002.

Come mai si è registrata una così considerevole impennata dopo il 2002? Qualcuno risponda.

Sono tutti dati comunicati da Ilva al Ministero dell'ambiente e che sono frutto di stime. Tali stime, per legge, non possono essere compilate a casaccio ma sulla base di metodiche accurate che infatti vengono poi validate dai tecnici ministeriali.

Ripetiamo: questi dati non sono statistiche ma dati che hanno un valore in sé. Sommando questi dati otteniamo una somma non una statistica. E sommandoli otteniamo 4956 chili in cinque anni. Questo dato è un quantitativo che ha un valore in sé e non è una statistica.

Chiediamo a Confindustria: dobbiamo rassegnarci per i prossimi cinque anni a avere altre cinque tonnellate di arsenico? E' sostenibile per l'ambiente e per la nostra salute? O dobbiamo fare in modo che nell'Autorizzazione Integrata Ambientale venga posto un limite?


Crediamo che Confindustria farebbe bene a ragionare se sia sostenibile per il mare di Taranto continuare a smaltire ogni anno un quantitativo di arsenico che appare superiore a quello di Gela.

Fare affidamento sui processi di diluizione non può essere una strategia per il futuro. Tutto ha un limite, anche la capacità di diluizione del mare.

E veniamo allo studio Ispesl pubblicato nel 2007.


Riteniamo che non sia completo e contenga anche delle contraddizioni. Infatti è stato trovato nelle urine degli operai Ilva arsenico in misura minore a quella dei cittadini di Taranto. Questo farebbe pensare che per difendersi dall'arsenico sarebbe preferibile lavorare all'Ilva. Salvo poi scoprire, nello stesso studio, che gli abitanti del quartiere Tamburi registrano una quantità di arsenico superiore alla media. Perché?

La ricerca Ispesl ricontra una maggiore presenza di arsenico in chi mangia molluschi e crostacei ma non chiarisce se quei molluschi e crostacei hanno accumulato arsenico per via dell'inquinamento delle acque.

Ma il punto di maggiore debolezza della ricerca Ispesl, a nostro parere, è nell'analisi del processo produttivo dello stabilimento siderurgico. E' una mera sintesi enciclopedica dei processi produttivi che non spiega però da dove viene emesso l'arsenico e in che quantità. Fa un'analisi delle materie prime ma non delle emissioni. Una tale analisi non consente di focalizzare i punti di criticità e di indagare in modo efficace. Se si fosse proceduto così per la diossina i risultati sarebbero stati poco significativi e non sarebbe stato individuato il punto di maggiore criticità.

Riteniamo che lo studio Ispesl non affronti il problema della contaminazione della catena alimentare e di come l'arsenico possa entrarvi.

Ecco perché si rende necessario formulare una nuova ricerca che individui le fonti specifiche di emissione (senza limitarsi alla sola analisi delle materie prime) e misuri con certezza quanto arsenico viene scaricato in mare e che impatto può avere sulla catena alimentare, dato che l'arsenico può contaminare in particolare i pesci, i crostacei e i molluschi. E' dimostrato dalla letteratura scientifica che i prodotti ittici risentono fortemente dell'inquinamento da arsenico e lo concentrino.

La prossima Autorizzazione Integrata Ambientale dovrà prevedere una minimizzazione delle emissioni di arsenico tramite l'adozione delle migliori tecnologie disponibili. L'arsenico è cancerogeno e più bassa è la soglia definita e minore è il rischio di contaminazione della catena alimentare.


Su questo avremmo desiderato che Confindustria si fosse misurata nel suo intervento dato che l'Autorizzazione Integrata Ambientale è oggetto di definizione in queste settimane.
Intervenire solo per dire che non c'è pericolo non ci garantisce il futuro, intervenire per ridurre l'inquinamento invece ci fa stare più tranquilli tutti.


Apprezziamo il fatto che il sindaco, con le dovute cautele, abbia accettato l'invito che gli abbiamo rivolto per ottenere a Taranto un approfondimento e un aggiornamento delle ricerche sull'inquinamento da arsenico.

Oltretutto questa esigenza di approfondimento con ulteriori indagini era contenuta nelle conclusioni della stessa ricerca Ispesl del 2007.Nelle conclusioni lo studio lasciava infatti aperta la porta a nuove indagini: "Per l’arsenico, è risultata un’abnorme esposizione ambientale che si realizza essenzialmente con l’introduzione per via digestiva del metallo e dei suoi composti inorganici ed organici attraverso sia l’acqua ingerita che i prodotti ittici assunti con la dieta (soprattutto molluschi e crostacei). Ulteriori ricerche andrebbero svolte allo scopo di caratterizzare meglio le specie dell’arsenico eliminate con le urine per definire la provenienza dell’arsenico inorganico".

Non ci risulta inoltre che nello studio Ispesl sia stata eseguita l'analisi sul capello, che accumula arsenico. Nell'urina invece l'arsenico “sparisce” in poche ore. Quindi nelle “ulteriori ricerche” si potrebbe prendere in considerazione l'analisi di quei tessuti, come il capello, su cui l'arsenico persiste per una maggiore durata di tempo.

Sulla questione arsenico PeaceLink ha recapitato a tutti i sindacati regionali, provinciali e di categoria la comunicazione già inviata al sindaco in quanto massima autorità per la salute dei cittadini. Nella loro responsabilità facciano le valutazioni del caso per lavoratori che operano sugli impianti e per i cittadini.


Per PeaceLink

Biagio De Marzo
Alessandro Marescotti

http://www.peacelink.it
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Risposta a Walter Scotti

Il mercurio Ilva è zero?

L'Arpa Puglia ha misurato nei canali di scarico Ilva un flusso di 7 grammi di mercurio per ogni ora, 1,74 kg al giorno e quindi 635 chili all'anno
7 agosto 2009 -
.........
L'Arpa è, lo ricordiamo ai lettori, l'Agenzia Regionale Protezione Ambiente e il registro Ines è l'Inventario Nazionale Emissioni e loro Sorgenti.

Purtroppo le cose stanno così come le racconta il pittore. E lo "zero" che cita Walter Scotti è smentito proprio da quell'Arpa Puglia che il pittore in questione usa incautamente come scudo.


Arpa Puglia ha infatti realizzato analisi sulle emissioni di mercurio Ilva in acqua nel 2007 e ha certificato 635 kg di mercurio in mare.

Per la precisione ha misurato nei canali di scarico Ilva un flusso di 7 grammi di mercurio per ogni ora, 1,74 kg al giorno e quindi 635 chili all'anno. Altro che zero!

Mentre Walter Scotti non cita la fonte dei dati che attribuisce ad Arpa Puglia, la fonte da cui provengono i dati di cui sopra è: Arpa Puglia, Tabella 25, Flussi di massa totali in mare degli Scarichi 1 e 2, inserita a p. 36 della relazione tecnica del 16 settembre 2008 titolata "ANALISI EFFETTUATE, CRITICITÀ RISCONTRATE E NECESSITÀ DI NUOVE ANALISI NELL’AREA DI TARANTO E STATTE".

Lei, caro Direttore, ha già commentato le parole di Walter Scotti con eloquente ironia. Ma i dati che Le invio offrono l'occasione per un'ultima amara ironia. L'Unione Europea entro il 2011 bloccherà tutte le sue esportazioni di mercurio e da alcuni mesi ha anche vietato persino i termometri al mercurio. Non potremo averne in casa neppure un grammo. Finalmente siamo al riparo dal pericolo mercurio! Ma ciò che sarà vietato esportare lo si potrà trovare in abbondanza e a flusso continuo nel mare di Taranto. Sempre che non intervenga una prescrizione in sede di autorizzazione integrata ambientale (AIA). Caro Direttore, quando Taranto diventerà una città europea?
Per concludere con un sorriso Le invio una vignetta realizzata per PeaceLink dal disegnatore Mauro Biani.
Cordiali saluti
Leggi l'articolo integrale
Alessandro Marescotti