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05 marzo 2015

Da Il Secolo XIX : Tirreno Power ,accuse alla nuova gestione

TIRRENO POWER,ACCUSE ALLA NUOVA GESTIONE 
Immagine  tratta dalla prima pagina de 
Il Secolo XIX  oggi in edicola

Immagine tratta da pag 17 


Tratto da Il Secolo XIX on line 


Tirreno Power, accuse alla nuova gestione. Indagato anche Salvi

Savona - C’è anche Massimiliano Salvi, il direttore generale di Tirreno Power, tra gli iscritti nel registro degli indagati per disastro ambientale doloso.
Il dirigente aziendale, arrivato al vertice nel gennaio di un anno fa in seguito alla dimissioni di Giovanni Gosio è il nome eccellente nella lunghissima lista dei presunti responsabili del reato e che comprende lo stesso Gosio, ma anche Pasquale D’Elia, Emilio Macci, Stefano La Malfa, Gianni Biavaschi, che si sono succeduti negli anni a capo della centrale vadese.
«Io non mi meraviglio che l’amministratore delegato di Tirreno Power ce la metta tutta per dimostrare la sua innocenza, ma anche per riaprire l’azienda. Se, invece, questo lo fanno le Istituzioni, mi crea un certo imbarazzo». In uno dei passaggi dell’audizione del procuratore Francantonio Granero di fronte alla commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti sembra nascondersi tutto il nocciolo dell’inchiesta su disastro ambientale doloso avviata dalla procura e in dirittura d’arrivo.
Tra i 47 indagati nel fascicolo coordinato dal procuratore Granero e dal sostituto procuratore Chiara Maria Paolucci, c’è quindi anche l’uomo dell’azienda che negli ultimi dodici mesi avrebbe cercato di risolvere l’intricato puzzle provocato dal blocco dei due gruppi a carbone e della concomitante necessità di riavviamento, con la necessità di trovare un accordo con le banche per discutere il pesante indebitamento.
Massimiliano Salvi era già stato ascoltato dalla procura in veste di persona informata sui fatti esternando la posizione dell’azienda. Da sempre Tirreno Power ha dichiarato di aver ottemperato alle richieste impostegli dalla precedente Aia, mentre per quella attuale gli interventi ritenuti eccessivamente restrittivi hanno aperto una diatriba culminata con un ricorso al Tar.

Stralcio da La Stampa

Tirreno Power: indagato anche il direttore generale Massimiliano Salvi

.... Il nome di Salvi va quindi ad affiancarsi a quello dei due sindaci di Vado e Quiliano (Giuliano e Ferrando), oltre ai due responsabili dell’Ist di Genova e quelli di mezzo giunta regionale: a partire dal presidente Claudio Burlando, passando dagli assessori Claudio Montaldo e Renzo Guccinelli e finendo al dirigente del settore ambiente Gabriella Minervini. Nei guai è finito anche l’ex assessore ed ora europarlamentare Renata Briano, ma la lista, ovviamente coperta dal massimo riserbo, sembra comprendere altri personaggi illustri o quanto meno operanti in alcuni ministeri coinvolti dalla vicenda.

Ma nelle ultime settimane di lavoro mirato a sintetizzare il capo d’imputazione da contestare agli indagati, il procuratore potrebbe aver anche cambiato strategia d’azione. Se in un primo momento gli avvisi di comparizione come indagati sembravano pronti a partire, ora la procura potrebbe procedere spedita a chiudere l’inchiesta, inviando agli indagati il 415 bis (l’avviso di conclusione) e solo in un secondo tempo interrogare coloro che lo richiedessero.

27 gennaio 2015

Centrale Tirreno Power,il Ministero smentisce Burlando.

Immagini e testo tratte da Il Secolo XIX oggi in edicola

CENTRALE ,IL MINISTERO SMENTISCE BURLANDO.

I VERTICI DELL' ISS ASCOLTATI DAL PROCURATORE ,MA NON C' E' TRACCIA DEL DOCUMENTO CHE NEGA L' INQUINAMENTO DELL'ARIA.
Sono stati gli stessi dirigenti dell' Istituto Superiore di Sanità a "smentire "il Governatore della Regione Liguria,Claudio Burlando  sull'esistenza di un documento secondo il quale l'aria attorno alla centrale  di Tirreno Power non sarebbe cosi' devastante come evidenziato al contrario della consulenza di parte . I responsabili  dell' Iss romano sono stati infatti ascoltati dal Procuratore Francantonio Granero e dal suo  sostituto Chiara Maria Paolucci in veste di persone informate sui fatti  proprio in relazione alle documentazioni redatte dallo stesso  ente e neppure in quella occasione  sarebbe saltato fuori il documento  ventilato dal presidente della Regione.
Qualcuno parla di una sorta  di "mistero metropolitano" in riferimento a quell'atto che non risulta acquisito da nessuna parte.

Al contrario ,invece,come sottolineano anche i responsabili della Rete Fermiamo il carbone l'unico documento dell' ISS  è ben pubblico e in possesso di tutte le parti in causa.
Dopo la posizione del Ministero dell' Ambiente  che lo stesso Burlando ha ammesso "di aver visto modificare sotto i miei occhi",sembrano crollare anche i pilastri  dell' Ist e  dell' Iss che la giunta regionale aveva preso ad esempio per giustificare le decisioni in merito alla concessione dell' Aia e le successive modifiche.

Insomma la difesa di Claudio Burlando sembra poggiarsi su una base d'argilla ,anche se il governatore avrà l'occasione  per spiegare la sua posizione  nel corso dell' interrogatorio  a cui verrà sottoposto nelle prossime settimane in procura.
Sono trasorsi dieci mesi dal sequestro dei due gruppi a carbone della centrale termoelettrica e nonostante le decine di audizioni effettuate a palazzo di giustizia  e in trasferta a Roma , la consulenza della procura  avrebbe retto all'urto delle critiche e delle polemiche.
Scontato  che se l'inchiesta  dovesse andare avanti,la difesa chiederà una consulenza di parte o l' incidente probatorio,ma resta il fatto che quello che sembrava un lavoro incompleto  sarebbe stato preso ad esempio da altre procure(Gorizia per Monfalcone e Brindisi).
IL POOL INQUIRENTE INTANTO E' GIA' PASSATO ALLA FASE FINALE DELL' INCHIESTA: LA REDAZIONE DEL CAPO D' IMPUTAZIONE DA CONTESTARE  AI 47 INDAGATI NELL' INCHIESTA PER  DISASTRO AMBIENTALE DOLOSO.
                                              
Riportiamo  anche  la seguente  immagine tratta da Il Secolo XIX di pochi giorni fa.... 
 LE ACCUSE.
L' ipotesi di reato:concorso in  disastro ambientale doloso

" Il gestore ha sempre fatto quello che gli tornava piu' vantaggioso,  il tutto nella neghittosità degli organi pubblici chiamati a svolgere attività di controllo,e che lungi dal sanzionare  le dette inottemperanze,hanno ritardato  in modo abnorme l' emissione dei dovuti provvedimenti  ed emesso alla fine 
un' Aia estremamente vantaggiosa e.......

25 ottobre 2014

Tirreno Power, l'inchiesta continua.....Responsabile igiene ASL sentita "come persona informata sui fatti"dal Procuratore.

Immagine tratta da "La Stampa "

.......Lontano dai riflettori e nel massimo riserbo la Procura di Savona continua ad indagare
 a ritmo serrato sulla centrale di Vado Ligure .
Lo conferma il fatto che ,ieri mattina,il direttore della struttura complessa di Igiene e Sanità Pubblica dell' Asl 2 Savonese ,la dottoressa Maria Paola Briata,sia stata sentita dal Procuratore Francantonio Granero  come PERSONA INFORMATA SUI FATTI......
Dopo aver raccolto ,attraverso gli studi dei consulenti ,una grossa mole di dati sulle emissioni della centrale e le possibili ripercussioni su ambiente e salute,per i Pm savonesi è giunto il momento di ampliare gli orizzonti dell'inchiesta .
In particolare secondo quanto trapelato ,la Procura starebbe valutando se,oltre a quelle dei dirigenti dell'azienda,siano ravvisabili altre condotte ,penalmente rilevanti per l' ipotesi di disastro ambientale doloso. 
In questo senso  è noto che  l'attenzione degli inquirenti si sarebbe spostata anche verso gli amministratori e gli altri enti coinvolti nell'attività della centrale.


Tratto da  Savona News
Tirreno Power, l'inchiesta continua: sentito come persona informata sui fatti un dirigente dell'ASL2.


Continuano le indagini della Procura della Repubblica di Savona sulla vicenda Tirreno Power. Al sesto piano del palazzo di Giustizia, ieri è stata ascoltata come persona informata sui fatti, la dottoressa Maria Paola Briata, direttore della struttura complessa di Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl2 Savonese. A riportare la notizia il quotidiano La Stampa.
L’interrogatorio del procuratore capo Francantonio Granero può essersi mosso sul profilo sanitario. Ieri in Procura anche il sindaco di Vado e presidente della Provincia di Savona, Monica Giuliano e il direttore generale di palazzo Nervi, per una visita istituzionale. 
Non è escluso però che il sindaco di Vado possa essere in futuro convocato in procura come persona informata sui fatti.

14 maggio 2013

PM Guariniello: «L’Eternit come l’Ilva»

 Tratto da La Gazzetta di Reggio

Guariniello: «L’Eternit come l’Ilva» 

di Daniele Valisena

RUBIERA. «L’ex Icar di Rubiera come l’Ilva di Taranto, dietro al disastro c’erano delle scelte strategiche volute dall’alto»
Queste le parole usate dal pubblico ministero Raffaele Guariniello nella nuova udienza del processo Eternit di Torino, giunto al secondo grado di giudizio dopo che nel primo i due magnati del cemento-amianto, Stephan Schmidheiny e Louis De Cartier, erano stati condannati a 16 anni, senza che però i familiari e le vittime reggiane del disastro venissero incluse nei risarcimenti. In appello il pubblico ministero Guariniello ha chiesto che anche i lavoratori degli stabilimenti di Rubiera (60 persone decedute) e di Bagnoli, in provincia di Napoli, venissero inclusi nel risarcimento.

Nella sua requisitoria Guariniello ha evocato l’esempio dell’Ilva di Taranto per tracciare un parallelo fra i due casi e ha sottolineato la spregiudicatezza degli imputati. «Grazie ai parenti delle vittime ho potuto individuare la strada da prendere – afferma all’Ansa il pm torinese -dietro a questo immane disastro c’erano delle scelte strategiche prese dal vertice. C’era un’unica regia».
Il pubblico ministero tenterà dunque di dimostrare che dietro alle malattie e alle morti che hanno colpito più di 6mila operai delle filiali della multinazionale in Italia c’erano le scelte e le strategie aziendali della società, che hanno deliberatamente messo in grave pericolo la vita dei lavoratori.
Secondo la Magistratura sono oltre duemila le vittime dell’amianto, ammalatisi o uccisi dalle patologia asbesto e dalle patologie a essa correlate.
Si tratta di patologie che colpiscono soprattutto i polmoni, in cui le microfibre di amianto si depositano arrivando a ostruire completamente gli alveoli, fino a che la vittima non riesce più a respirare.


Schmidheiny e De Cartier sono accusati di disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche negli stabilimenti italiani del gruppo.

  In contrapposizione alla volontà di giustizia dei lavoratori, dei familiari e delle parti civili, il barone belga De Cartier e il magnate svizzero Schidheiny sono ricorsi in appello allo scopo di annullare il processo e sfuggire ai 16 anni di carcere a cui sono stati condannati.
«Non siamo solo di fronte al tentativo di sfuggire alle proprie responsabilità – hanno affermato i rappresentanti dei familiari delle vittime, che sono presenti al processo – ma si tenta di cancellare la verità sulla pericolosità dell’amianto per poter continuare a lavorarlo all’estero, esponendo scientemente ignari lavoratori a una fibra killer che purtroppo non perdona.  
Da qui l’importanza del processo di appello, per difendere il principio che non si può utilizzare la vita dei lavoratori e dei cittadini per i propri profitti».