COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".
Visualizzazione post con etichetta dossier. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta dossier. Mostra tutti i post

24 marzo 2014

Legambiente:l'Italia primeggia in Europa per le emissioni di arsenico, cadmio,mercurio nell’acqua”.

Tratto da Il Fatto Quotidiano

“Italia prima in Europa per emissioni di arsenico, cadmio, mercurio nell’acqua”


I dati emergono dall'ultimo dossier di Legambiente in materia di sostanze immesse in laghi, fiumi, mari e falde dagli impianti industriali. 

È ancora forte in Italia l’impatto dell’attività industriale sullo stato di salute delle acque. Lo rivela l’ultimo dossier di Legambiente, pubblicato proprio in occasione della Giornata mondiale dell’acqua appena trascorsa (22 marzo), che mette in evidenza come il Belpaese superi le nazioni europee più industrializzate nell’emissione di metalli pesanti, in particolare di mercurio, nichel, cadmio e arsenico, direttamente nei corsi d’acqua. Anche per quanto riguarda le emissioni di cianuro è in testa alla classifica; arriva seconda, invece, subito dopo la Germania, per i cloruri. I dati (risalenti al 2011) sono stati estrapolati dal registro European pollutant release and transfer register”, un registro delle emissioni inquinanti prodotte dalle varie industrie europee, in cui sono gli impianti stessi a comunicare, annualmente, la quantità di sostanze immesse direttamente nell’ambiente e, in questo caso, nelle acque. Una analisi parziale, dunque, che non tiene conto dei vari fenomeni di illegalità totale, ma che rende comunque chiaro come in l’Italia gli scarti di lavorazione delle attività industriali continuino, in buona parte, a finire inesorabilmente nelle nostre acque, alterandone quindi le caratteristiche chimiche.
Legambiente, di tutta la mole di informazioni contenti nel registro, ha preso in considerazione solo i dati relativi alle principali sostanze “pericolose prioritarie”. Ebbene, nel 2011, in Italia sono state emesse oltre 140 tonnellate di metalli pesanti direttamente nelle acque, di cui 51 tonnellate di zinco, 31 tonnellate di nickel, 31 tonnellate di cromo, 12,7 tonnellate di piombo, 9 tonnellate di rame, 4,85 tonnellate di arsenico, 1,84 tonnellate di cadmio e 258 chilogrammi di mercurio.

Per quanto riguarda le sostanze inorganiche, in particolare cloruri fluoruri e cianuri, si arriva a quasi 2,8 milioni di tonnellate, di cui quasi la metà derivanti da attività di tipo chimico. Ci sono poi le sostanze organiche, sempre nelle classe di quelle “pericolose prioritarie”, come l’antracene, il benzene, gliidrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e i nonilfenoli. Se per i primi non risultano emissioni in acqua da parte degli impianti industriali, per i nonilfenoli ammontano a 2,9 tonnellate, quantità corrispondente a circa il 60% dell’emissione europea totale, per gli Ipa a 1,25 tonnellate – pari al 39% della quantità totale a livello europeo – e per il benzene a 0,91 tonnellate. Confrontando singolarmente ciascuna emissione con quella degli altri paesi europei più industrializzati (Francia, Germania e Regno Unito), emerge come ben quattro metalli pesanti su otto siano emessi in quantitativi maggiori dall’Italia. Sono appunto: arsenico, cadmio, mercurio e nickel. Tutti metalli che, ad alcuni livelli, oltre a essere dannosi per l’ecosistema – perché ne alterano appunto le caratteristiche chimiche – sono estremamente tossici per l’uomo.
Ma come fanno a finire i metalli pesanti nelle acque? Sicuramente, gran parte della responsabilità va attribuita al tipo di impianto: le centrali elettriche a carbone, ad esempio, emettono, per loro natura, sostanze cancerogene per l’uomo in enorme quantità, come benzene, mercurio, cadmio e molto altro. Ma, secondo Legambiente, le cause sono da ricercarsi nella qualità degli impianti e negli scarsi controlli ambientali nel territorio. “Occorre migliorare in qualità e quantità l’impiantistica esistente specifica del trattamento delle acque industriali – si legge nel dossier – aumentare i controlli sul territorio e non permettere il mescolamento delle acque reflue industriali con quelle civili per evitare che le prime vadano a finire in impianti non idonei al trattamento specifico di inquinanti chimici”.
L’Italia, dunque, è ancora bel lontana dal recepire la direttiva 2000/60 del Parlamento europeo, che cerca di disciplinare e salvaguardare le acque. Una direttiva nata dopo i vari casi di grave inquinamento ambientale di zone, come laghi, falde, fiumi utilizzate negli anni ’80 come discariche naturali per rifiuti industriali e inseriti adesso nei siti di interesse nazionale da bonificare (con soldi pubblici). La direttiva europea chiedeva agli Stati membri che andassero verso una “graduale riduzione di scarichi, emissioni e perdite di sostanze prioritarie e l’arresto o la graduale eliminazione di scarichi, emissioni e perdite di sostanze pericolose prioritarie” e aggiungeva che “l’inquinamento chimico delle acque è una minaccia per l’ambiente acquatico, con effetti quali la tossicità acuta e cronica negli organismi acquatici, l’accumulo di inquinanti negli ecosistemi e la perdita di habitat e biodiversità, e rappresenta una minaccia anche per la salute umana”.........
Qui l'articolo integrale
__________________

LeggiCom’è profondo il (livello di inquinamento) del Nostro mare Ligure

Scriveva Valeria Rossi nel 2010:
Mettetevi calmi ,leggete attentamente e poi traete le conclusioni che ritenete più opportune .Conclusioni che dovrebbero trarre prima di tutto coloro che da anni danno le autorizzazioni agli Scarichi alle "Ditte" e soprattutto gli " Enti preposti ai controlli " -

....Noi riportiamo ancora un solo diagramma, questo, che riguarda le IPA totali:


Lo riportiamo perché è particolarmente interessante quel numerino (53,7) in alto, accanto alla linea rossa: significa che, se questa linea fosse stata riprodotta interamente per il valore riportato, sarebbe occorso un foglio TRE VOLTE PIU’ GRANDE di quello previsto per il diagramma.
- Leggi il post integrale del 2010 qui

15 maggio 2013

15 MAGGIO:Fondo Antidiossina e PeaceLink a Bruxelles

 Tratto da Peacelink

Fondo Antidiossina e PeaceLink a Bruxelles

Domani a Bruxelles incontreremo i parlamentari e la Commissione Europea, nonché i giornalisti per illustrare la drammatica situazione ambientale e sanitaria di Taranto
14 maggio 2013 - Fabio Matacchiera, Alessandro Marescotti  
(Fondo Antidiossina Taranto onlus,Peacelink Presidente)
Alessandro Marescotti e Fabio Matacchiera in una conferenza stampa
Altoforno IlvaDomani  15 maggio a Bruxelles incontreremo i parlamentari e la Commissione Europea, nonché i giornalisti.
Abbiamo preparato un dettagliato e voluminoso dossier in inglese con molteplici allegati e nuove evidenze che potranno stimolare l'interesse e il ruolo investigativo delle istituzioni europee.


11 aprile 2013

Su "Il Fatto Quotidiano" :LA CENTRALE,I FUMI E IL DOSSIER-TUMORI.

 Immagine tratta da Il Fatto Quotidiano di oggi 
in prima pagina


L'articolo di Mario Molinari e Ferruccio Sansa 
a pag 11: 

LA CENTRALE,I FUMI E IL DOSSIER-TUMORI.

Vado Ligure,i Periti e la Tirreno Power:
"Nesso tra inquinamento e morti per cancro."

Il Pdf su Uomini Liberi

12 luglio 2012

WWF DOSSIER. CARBONE: un ritorno al passato inutile e pericoloso

Tratto da WWF

Carbone: un ritorno al passato
inutile e pericoloso

CARBONE :UN RITORNO AL PASSATO INUTILE E PERICOLOSO

Scarica il pdf  integrale del Dossier

A cura di Massimiliano Varriale.
Revisione e integrazioni di Mariagrazia Midulla.

L’attuale sistema energetico mondiale si regge sull’uso dei combustibili fossili: petrolio, carbone e gas naturale, nel mix energetico mondiale, pesano per oltre l’80%. Si tratta di risorse preziose ma limitate e assai inquinanti che la Terra ha custodito per decine o centinaia di milioni di anni e che l’uomo, nell’ultimo secolo, sta estraendo e utilizzando a ritmi assolutamente insostenibili....


Dalla combustione delle fonti fossili si libera quasi il 90% del carbonio che si sta accumulando nell’atmosfera terrestre e che è responsabile dell’alterazione del clima e del conseguente riscaldamento globale, come evidenzia un’imponente mole di studi e ricerche.
Tra tutte le fonti fossili, il carbone rappresenta proprio la principale fonte di emissioni di gas serra: nel 2009, il 43% della CO2, corrispondente a circa 12,5 miliardi di tonnellate, è stata originata dalla combustione del carbone. 
Del resto, a parità di energia primaria disponibile, le emissioni di CO2 provenienti dalla combustione del carbone arrivano a essere del 30% superiori a quelle del petrolio e del 70%superiori a quelle del gas naturale.

Attualmente in Italia sono in funzione 13 centrali a carbone, assai diverse per potenza installata e anche per la tecnologia impiegata. Questi impianti nel 2010 hanno prodotto circa 39.734 GWh, contribuendo all’11,6% del fabbisogno elettrico complessivo. A fronte di questi dati, tutto sommato abbastanza modesti, gli impianti a carbone hanno prodotto circa 35 milioni di tonnellate di CO2 corrispondenti a oltre il 30% di tutte le emissioni del sistema elettrico nazionale.....

L’uso del carbone non solo rappresenta la principale minaccia per il clima del pianeta ma è anche una delle maggiori fonti d’inquinamento con impatti assai gravi sulla salute di persone, organismi viventi ed ecosistemi.
E’ noto, infatti, come da processi di combustione si liberino numerose sostanze tossiche, alcune bioaccumulabili, altre cancerogene, ecc.
E, tra tutti i combustibili fossili, sicuramente il carbone è quello che, bruciando, rilascia le maggiori quantità d’inquinanti. Un’ampia letteratura scientifica dimostra come dalla combustione del carbone si liberino sostanze che impattano in modo pesante sulla salute delle persone provocando al contempo pesanti danni economici che, se correttamente internalizzati (cioè compresi) nei costi energetici, metterebbero fuori mercato questo combustibile.
Si tratta di elementi da tenere in grande considerazione quando si orientano le scelte energetiche internazionali o anche di un singolo paese.