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08 novembre 2014

IL SECOLO XIX 1)Smaltimento rifiuti alla Tirreno Power, chiesto il processo per 7 persone. 2) In Procura il capo Ambiente della Provincia : NEL MIRINO IL BLACK OUT SUI DATI DEI FUMI ......

Tratto da Il Secolo XIX

Smaltimento rifiuti alla Tirreno Power, chiesto il processo per 7.

(Immagine de La Stampa del  31 maggio 2014 - Tirreno Power: la Procura della Repubblica avrebbe individuato una discarica abusiva per le ceneri della Centrale)

Genova - Il pubblico ministero Giovanni Arena ha chiesto il rinvio a giudizio per 7 persone e sostenuto l’illecito amministrativo per 2 società nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale Antimafia del capoluogo ligure sullo smaltimento delle ceneri della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure; le accuse, a vario titolo, sono di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti e sversamento di ceneri.
Arena ha chiesto che vadano a processo:
- Pasquale D’Elia, ex capo della centrale e legale rappresentante dello stabilimento;
- Aldo Foce, responsabile del settore Materie prime e Combustibili;
- Giuseppe Acampa e Fulvio Fregnan, dirigenti della ditta torinese di intermediazioni rifiuti Suprema Srl;
- i soci e gestori della società Dellatorre, Italo e Livio Dellatorre;
- il professionista cuneese Roberto Sardo, consulente in materia di ambiente e sicurezza della Dellatorre.
Le società Dellatorre Tirreno Power dovranno rispondere di illecito amministrativo.
Secondo l’accusa sarebbero stati gestiti abusivamente ingenti quantitativi di ceneri di carbone provenienti dalla centrale di Vado; i fatti risalgono al periodo tra il novembre 2011 e il febbraio 2013: i due gestori della ditta Dellatorre e il consulente ambientale, sempre secondo l’accusa, avrebbero realizzato una discarica non autorizzata in un terreno dove c’era il cantiere per la realizzazione di un impianto sportivo a Narzole, nel Cuneese, e lì sarebbero stati interrate, ai fini di riempimento, quasi 30mila tonnellate di ceneri leggere prodotte dalla combustione del carbone nello stabilimento della Tirreno Power .
Secondo il magistrato, «i responsabili della Tirreno Power erano consapevoli che l’impianto della Dellatorre era privo delle prescritte autorizzazioni» e «che l’impianto non era adeguato alla produzione di conglomerati cementizi per l’assenza di idonee attrezzature e di personale specializzato»....
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Tratto da Il Secolo XIX  di oggi

NEL MIRINO IL BLACK OUT SUI DATI DEI FUMI ......
Leggiamo 


Colpo d' acceleratore all' inchiesta avviata dalla Procura su Tirreno Power.Il Procuratore Francantonio Granero,che coordina il lavoro insieme al Sostituto procuratore Chiara Maria Paolucci ,sembra intenzionato ad alzare il tiro.

Dopo aver inscritto nel registro degli indagati per disastro doloso cinque dirigenti della Tirreno Power,sta cercando di capire le ragioni e le eventuali responsabilità  degli enti locali (i comuni di Vado e Quiliano ) rispetto al fatto di non essere a conoscenza dei dati del presunto inquinamento  e delle varie procedure necessarie per evitare pericoli per la salute pubblica.

Un presunto black out informativo che avrebbe impedito agli amministratori locali di avere una visione completa e globale del problema e, quindi ,di adottare gli eventuali provvedimenti del caso.....

L' incedere sempre più pressante delle convocazioni sembra preludere ad una conclusione vicina dell' inchiesta della Magistratura per quanto riguarda almeno il filone del disastro ambientale. 
Non è escluso che entro la fine dell' anno o le prime settimane del 2015 possa arrivare a fine delle indagini.




03 settembre 2012

1)ILVA DI TARANTO,nuova ordinanza della procura «Immediato stop all'inquinamento»2)"Ilva, il presidente del Tar di Lecce cognato dell'avvocato dell'azienda

Tratto da Il Corriere del Mezzogiorno 

Ilva, nuova ordinanza della procura
«Immediato stop all'inquinamento»

Il pm sollecita i curatori del tribunale a iniziare
la messa in sicurezza degli impianti inquinanti

Franco Sebastio
Franco Sebastio
TARANTO - La procura della Repubblica di Taranto ha avviato la fase attuativa del sequestro degli impianti dell’Ilva con l’emissione di una nuova ordinanza, notificata questa mattina, che rende chiaro il concetto della facoltà d’uso ma non ai fini della produzione. 
Prendendo alla lettera l’eccezione rilevata dal Tribunale del riesame che nell’accogliere il ricorso presentato dall’azienda precisava che «l’esecuzione del sequestro preventivo deve avvenire a cura del pubblico ministero procedente» (e non dal gip Patrizia Todisco contro i cui decreti si era opposta l’Ilva), il collegio dei quattro pm titolari ha quindi deciso di «invitare i custodi-amministratori a procedere immediatamente alla adozione delle misure necessarie alla pronta eliminazione delle emissioni nocive ancora in atto». Gli inquirenti giustificano la misura riportando i passaggi più significativi delle motivazioni del Riesame.
LE MOTIVAZIONI - «I tecnici - si legge - possono compiutamente valutare e, nel caso, adottare, tra tutte le possibilità operative, quelle concretamente idonee a salvaguardare l’integrità e la sicurezza degli impianti e a consentire, in ipotesi, la ripresa dell’operatività dei predetti, in condizioni di piena compatibilità ambientale, una volta eliminate del tutto quelle emissioni illecite, nocive e dannose per la salute dei lavoratori e della popolazione e, in ogni caso, per l’ambiente circostante e quindi, come già rilevato, con espressa esclusione di ogni qualsiasi facoltà d’uso a fine di produzione». 
Ora i curatori dovranno «procedere ad elencare analiticamente – si legge nell’ordinanza di oggi – tutti gli interventi necessari (per l’ambientalizzazione, ndr) con specificazione dei relativi costi e tempi di esecuzione».
Nazareno Dinoi 
03 settembre 2012
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Tratto da La Repubblica

"Ilva, il presidente del Tar di Lecce
cognato dell'avvocato dell'azienda"

I ricorsi del colosso sempre accolti. Esposto di Legambiente al Csm, bufera su Antonio Cavallari.

dal nostro inviato GIULIANO FOSCHINI

"Una situazione  -  spiegano dal direttivo nazionale di Legambiente  -  che secondo noi è doveroso segnalare al Csm perché il Consiglio valuti eventuali situazioni di incompatibilità o anche soltanto di opportunità. La situazione è così delicata, che richiede il massimo della trasparenza a tutti i livelli. Anche quello della magistratura amministrativa"....


  Il Tar era finito nell'occhio del ciclone per aver accolto una serie di ricorsi dell'Ilva: dal referendum chiesto dai cittadini per decidere sulla chiusura dello stabilimento a una serie di ricorsi di natura sanitaria. A febbraio il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, aveva ordinato la fermata degli impianti per effettuare una serie di lavori per ridurre inquinamento e impatto ambientale.

Ma il Tar aveva sospeso il provvedimento sostenendo che non esisteva un'emergenza sanitaria tale da giustificare "l'esercizio del potere di ordinanza attribuito al sindaco". Qualche mese dopo sarebbe arrivata la decisione del gip, Patrizia Todisco, di sequestrare l'impianto proprio per l'emergenza sanitaria. 
 "Ma se c'è qualche responsabile in questa vicenda  -  dice Cavallari  -  è chi doveva controllare e non lo ha fatto. Noi in 23 anni abbiamo avuto appena 36 ricorsi dell'Ilva e molti sono stati respinti, come per esempio quelli su alcune prescrizioni dell'Aia".


Assennato però faceva riferimento a un provvedimento dell'Arpa che, già nel 2010, imponeva all'Ilva di abbassare le emissioni di benzoapirene, l'inquinante segnalato come pericolosissimo oggi dai periti della procura. 
I tarantini potevano risparmiare due anni di veleno. Ma anche in questo caso, il provvedimento fu cassato. 
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