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15 marzo 2020

L.Cori: Coronavirus: aiutiamo a far circolare la buona comunicazione

Tratto da Rivista Micron 
Coronavirus: aiutiamo a far circolare la buona comunicazione 
di Lilliana Cori Istituto di Fisiologia Clinica del CNR a Pisa

La storia del COVID19 che noi tutti stiamo vivendo mette in luce la necessità di migliorare gli strumenti di trasmissione delle conoscenze, di comunicazione e di interazione con i cittadini. Per comprendere la crisi attuale e le responsabilità di ciascuno è importante far circolare conoscenza di buona qualità, di facile lettura che non banalizzi i problemi e faccia comprendere le diverse dimensioni coinvolte. Molti articoli scientifici in questo periodo mostrano come COVID19 non si possa comprendere davvero senza conoscere il tema dei cambiamenti climatici e lo stato di inquinamento di diverse aree del nostro pianeta......
In ogni caso, i problemi ambiente-salute si riferiscono in modo specifico a rischi collettivi e l’alfabetizzazione su ambiente e salute ha l’obiettivo di migliorare la comprensione delle comunità colpite da particolari rischi ambientali, di contribuire a migliorare la salute pubblica e di prevenire i rischi ambientali. Per questo si differenzia sia come finalità che come risultati dagli strumenti classici dell’alfabetizzazione sanitaria, health literacy, perché non si occupa di rischi individuali né della gestione di particolari patologie.
È interessante però comprendere i concetti di base dell’alfabetizzazione sanitaria, e capire come si possono trasferire dalla dimensione individuale a quella collettiva.
L’alfabetizzazione sanitaria si articola in tre livelli: l’acquisizione delle nozioni di base, la conoscenza del corpo e delle malattie; il secondo livello prevede che le persone imparino a gestire i concetti, capire le informazioni sui corretti stili di vita, sulle cure, e siano in grado di applicarli; il terzo livello è quello che gli inglesi chiamano empowerment, cioè la conoscenza che serve per essere pienamente consapevoli e prendere decisioni in autonomia.
Le diseguaglianze e le differenze di formazione, così come sono presenti all’interno delle comunità, esistono tra diverse comunità, e spesso si constata che le maggiori pressioni ambientali si verificano in aree maggiormente deprivate dal punto di vista socio-economico, con un effetto moltiplicativo. E’ chiaro che, così come i singoli individui, le comunità colpite da pressioni ambientali sono molto diverse e vanno conosciute: c’è bisogno di una grande sensibilità e di strumenti adeguati a intercettare le necessità informative di diversi settori e gruppi della popolazione.
Le prime esperienze in alfabetizzazione su ambiente e salute risalgono agli anni Sessanta e Settanta, quando già si manifestavano preoccupazioni per l’ecosistema nell’opinione pubblica e nei media, e negli Stati Uniti si affacciavano i movimenti ambientalisti. Negli anni le esperienze e le ricerche si sono sviluppate con il moltiplicarsi delle ricerche su ambiente e salute, quando è emersa la necessità di restituire alle comunità i risultati degli studi, e man mano c’è stato un sempre maggiore coinvolgimento delle comunità negli studi che le riguardavano. Le esperienze illustrate nel testo di Finn e O’Fallon si riferiscono soprattutto a ciò che è avvenuto oltre oceano, ma ci sono molti elementi che si possono applicare nel nostro paese, soprattutto ora che comunicazione e partecipazione cominciano a trovare terreno favorevole anche nelle istituzioni italiane.
L’emergere dell’alfabetizzazione su ambiente e salute è legata anche al crescere della scienza dei cittadinicitizen science, associazioni e persone che decidono di costruirsi una competenza e produrre conoscenze con propri mezzi, che a volte confluiscono in ricerche scientifiche o entrano in dialogo con esse. La disponibilità di strumenti informatici, di dispositivi portatili di misura e di dosimetri individuali hanno consentito un salto di qualità in questo senso, e semplificato sia l’apprendimento che la diffusione delle informazioni....
Nello stesso tempo la formazione deve poter fornire gli strumenti di base per distinguere le informazioni corrette da quelle false.......
La comprensione assieme alle comunità di situazioni di forte impatto ambientale sulla salute ha confermato nella maggior parte dei casi l’esistenza di diseguaglianze nell’accesso alle conoscenze e quindi minore possibilità di modificare la propria realtà, o di incidere sulle decisioni pubbliche. Di conseguenza si sono create alleanze con movimenti che si battono per la giustizia ambientale, gli Environmental Justice movements, e per la promozione di ricerche cui partecipano le comunità, le community based participatory research, CBPR.
In Italia l’alfabetizzazione su ambiente e salute non solo è possibile, grazie alle competenze disponibili e a molte ricerche che possono confluire in questa direzione, ma sarebbe doverosa da parte delle istituzioni competenti, anche perché una corretta alfabetizzazione può essere a tutti gli effetti considerata un determinante di salute. Negli ultimi anni infatti sono circolate informazioni di qualità su ambiente e salute e i cittadini delle aree più inquinate sono pronti a fare la loro parte, e a contribuire alle bonifiche dei territori. Su  Rivista Micron  l’articolo integrale 

25 novembre 2011

"Centrale a carbone, mercurio e disordini dello sviluppo nei bambini"

 Tratto da Brundisium
No al Carbone: "Centrale a carbone, mercurio e disordini dello sviluppo nei bambini"


Siamo giunti ad oltre 4000 firme a sostegno della richiesta di indagine epidemiologica che insieme ad altre associazioni e movimenti portiamo avanti. Dati inquietanti arrivano da studi americani che pongono in correlazione le emissioni di mercurio di una centrale a carbone con i disordini nello sviluppo dei bambini.  
Tali studi ci impongono di chiedere che l’indagine epidemiologica sia estesa anche per queste gravi patologie.
Un recentissimo report pubblicato da Enviroment America sulle centrali elettriche a carbone ha dichiarato che queste ultime emettano nell'atmosfera ben due terzi di tutto il mercurio presente nel nostro ambiente, rivelandosi la più grande e pericolosa fonte di inquinamento da metalli pesanti. 

Immagine tratta dalla Video conferenza del Dottor Ghirga,Medico Isde, a Savona al Teatro Chiabrera

Ricordiamo che il mercurio è una potente neurotossina e che un solo grammo può potenzialmente uccidere una persona se vaporizzato direttamente dentro i suoi polmoni.

Non crediamo che Brindisi faccia eccezione, anzi, e, da madri, da padri, da persone che hanno a cuore la salute dei bambini, spaventate dal riconosciuto ruolo neurotossico del mercurio, ci poniamo alcune semplici domanda a cui pretendiamo una risposta da chi ha la responsabilità della salute pubblica: 
in che modo queste emissioni di mercurio influenzano lo sviluppo della gravidanza, influiscono sul feto prima e sui bambini poi? 
E ancora, che tipo di impatto ha il livello delle emissioni sullo sviluppo del cervello e del sistema nervoso dei nostri bambini?
Il rischio di soffrire di disordini neurologici, dello sviluppo, dell'apprendimento e dell'attenzione è maggiore per i bambini che vivono vicino alla fonte di inquinamento?
Gli studi scientifici a disposizione purtroppo non ci consolano, anzi. 


Immagine tratta dalla Video conferenza del Dottor Ghirga,Medico Isde, a Savona al Teatro Chiabrera
Potremmo elencarne a decine, primo fra tutti quello svolto presso il Centro Universitario per la Salute a San Antonio, in Texas, che ha dimostrato un legame statisticamente significativo tra il rilascio di mercurio e i disordini dello sviluppo infantile. Questo studio, per la prima volta nella letteratura medica, ha anche evidenziato come il rischio di soffrire di tali disordini sia collegato proporzionalmente alla distanza dalla fonte di mercurio. Questo significa che più vicini si è alla fonte dell'emissione, maggiori sono le probabilità di avere questi disordini.
La definizione che scienziati e uomini di medicina usano, “disordini dello sviluppo”, forse non rende bene quello che realmente queste parole significano, la gravità che nascondono, il terribile e devastante impatto che hanno sulle famiglie, non ci descrivono esattamente il rischio che i nostri bambini corrono. 

La gravità della malattia è variabile e va dai più leggeri problemi nel linguaggio e nell'attenzione, all'iperattività, dislessia, fino ai casi più gravi di handicap con quoziente intellettivo ridotto, problemi nella comunicazione (i bambini non parlano e non socializzano), problemi motori. Tutto questo è spesso accompagnato da sintomi fisici, anche in questo caso di intensità variabile che vanno da disturbi gastrointestinali (allergie e intolleranze alimentari, reflusso, dolori addominali, ecc), disturbi del sonno e immunitari.


Parliamo quindi di qualcosa di molto serio che è compito di una società civile non solo curare, ma anche prevenire.
Stiamo facendo pagare ai nostri bambini (i dati ufficiali facilmente verificabili sono di 1 bambino su 100) il prezzo di uno sviluppo che poi tale non è!


  Chiediamo delle risposte e che anche per i disordini dello sviluppo ci sia una indagine epidemiologica che possa verificare un nesso causale con l'ambiente! 
Immagine tratta dalla Video conferenza del Dottor Ghirga,Medico Isde, a Savona al Teatro Chiabrera

COMUNICATO STAMPA NO AL CARBONE