UNITI PER LA SALUTE E' UNA ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO ODV APARTITICA, PERSEGUE FINI DI SOLIDARIETA' SOCIALE, CIVILE E CULTURALE: PROMUOVE E SOSTIENE INIZIATIVE,INTERVENTI, INFORMAZIONI FINALIZZATI AL MIGLIORAMENTO DI VITA E DI SALUTE DEI CITTADINI DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI SAVONA.
"UNITI PER LA SALUTE ODV" Via De Litta 3/1 VALLEGGIA (Savona)
C.F:92084220091
Tel 3713993698
COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.
QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".
Gli investimenti ad alta intensità di gas
serra, fonti fossili in primis, potrebbero essere i nuovi mutui
subprimes e minare alle fondamenta la stabilità finanziaria dell'intero
sistema economico mondiale.E' il pericolo “carbon bubble”,
la bolla della CO2 che potrebbe scoppiare con conseguenze difficili da
calcolare. Su queste pagine lo abbiamo raccontato più volte e anche nel mondo finanziario si è sempre più coscienti di questo rischio.
In questi ultimi giorni, in contemporanea, da una parte un grande
gruppo di investitori si sta rivolgendo alla Banca Centrale Europea
proprio per richiamare l'attenzione sul problema, mentre dall'altra Al
Gore e l'ex-dirigente Glodman Sachs, David Blood, mettono in evidenza il
rischio “carbon bubble” tra i punti principali del loro “manifesto per
un capitalismo sostenibile”.
Cos'è la
“bolla della CO2”? Per semplificare è il fatto che una grossa fetta
della capitalizzazione dell'economia mondiale è basata su investimenti che non posson dare frutti se
si vorranno evitare le conseguenze più disastrose del cambiamento
climatico.Asset, spesso in mano anche a grandi fondi pensione e Stati,
che in pratica potrebbero rivelarsi fasulli.
Una
quantità enorme di denaro è infatti impegnata in carbone, petrolio e
gas che in futuro probabilmente non potranno essere estratti: con le
politiche necessarie a limitare il riscaldamento globale, circa l'80%
delle riserve su cui si è finora investito infatti non potrà essere
sfruttato (vedi Qualenergia.it). Questo significa che si stanno trattando come asset riserve che sono pari a 5 volte il budget che si potrà usare
nei prossimi 40 anni. Poiché la capitalizzazione legata alle risorse
fossili su varie Borse ha un ruolo molto importante (20-30% in Borse
come quella australiana, Londra, Mosca, Toronto e San Paolo), le conseguenze a catena
per l'economia mondiale potrebbero anche essere catastrofiche quando si
scoprirà che gran parte di quegli investimenti valgono poco o nulla.
Un
concetto che in questi giorni ritorna in avvertimenti che provengono
dallo stesso mondo della finanza. “Dato che non se ne conosce il vero
valore, questi asset obsoleti hanno il potenziale per ridurre il valore a
lungo termine non solo di compagnie a ma di interi settori”, si legge nel manifesto di Al Gore e David Blood
(vedi allegato) che hanno dato vita a un fondo di investimenti “verdi”,
il Generation Investment Management. “Esattamente quello che è successo
quando il reale valore dei mutui subprimes è stato riconosciuto”, dicono i due.
Finché non ci saranno politiche che stabiliscano chiaramente e universalmente un prezzo da pagare per le esternalitànegative, emissioni in primis, sarà molto difficile quantificare l'impatto che questi asset “fasulli” potranno avere sull'economia, si spiega.
La stessa preoccupazione è espressa nella lettera che gli investitori dei fondi Aviva Investors e Climate Change Capital si stanno preparando a spedirea Mario Draghi alla BCE, dopo aver già scritto nelle settimane scorse alla Bank of England (vedi secondo allegato). Si parla di “rischio sistemico per la stabilità finanziaria”
dovuto all'alta concentrazione di investimenti ad alta intensità di CO2
in Europa.“L'entità della nostra esposizione finanziaria collettiva a
investimenti dedicati all'estrazione, ad alta intensità di emissioni e
ambientalmente non sostenibili, può divenire un grosso problema nella
transizione all'economia low-carbon”.
“Sia
nell'FTSE 100 che nel CAC 40, due tra i più importanti indici azionari
nell'Unione europea - spiegano gli investitori - le compagnie
specializzate in petrolio e gas costituiscono circa il 20% della
capitalizzazione del mercato. I livelli di esposizione aumentano
ulteriormente se si includono altre risorse naturali e compagnie che
producono energia con alta intensità di CO2. Al momento i regolatori non stanno monitorando
la concentrazione di investimenti ad alta intensità di carbonio nel
sistema finanziario e non hanno idea di quale sia un livello da
considerare troppo alto”.
Genova - I lavori per l’ampliamento della centrale a carbone di Vado Ligure potrebbero slittare di sei o otto anni. È quanto ha rivelato il sindaco di Vado Ligure Attilio Caviglia questa mattina a Radio19 spiegando come «nella questione ampliamento che si è dibattuta a Roma, c’è una prescrizione, la A23, che dice che prima degli inizi dei lavori deve essere effettuata un’indagine epidemiologica.
L’indicazione è della Via (procedura amministrativa di valutazione di impatto ambientale). Un’indagine seria dura tra i sei e gli otto anni». Caviglia, ai microfoni della radio del SecoloXIX non ha nascosto, che questo vincolo verrà utilizzato per frenare l’ampliamento che l’altro giorno ha avuto il via libera dalla conferenza dei servizi riunitasi a Roma.
«La cosa importante - continua il primo cittadino - sono le indagini sulla salute e i monitoraggi dell’aria. Il problema vero di questo accordo, infatti, non è tanto il nuovo gruppo elettrogeno, ma che i due gruppi vecchi, obsoleti tecnologicamente, rimarranno in funzione rispettivamente per sei e otto anni».
Il Movimento Difesa Ambiente di Savona "Burlando potenzia a carbone: uno schiaffo alla popolazione che chiedeva e chiede la metanizzazione"
"Ancora una volta, senza tenere in alcun conto la protesta di gran parte della popolazione del savonese e dei Comuni della Provincia di Savona, la Regione delibera ed approva in Conferenza dei servizi il potenziamento della centrale a carbone di Vado Ligure con un nuovo gruppo a carbone da 460 MW e come già proposto nel 2007 da Tirreno Power..."
"La Regione nel deliberare a favore del potenziamento non ha tenuto in alcun conto l’enorme documentazione scientifica, con studi anche regionali, che dimostra gli effetti nefasti della continua combustione del carbone per circa 40 anni nella nostra Provincia, con aumento delle patologie cardiocircolatorie, polmonari, tumorali e degenerative, danni alle coltivazioni, piogge acide sulle foreste, effetti sul clima locale con aumento della nuvolosità estiva e relativi danni al turismo nonché effetti devastanti sul clima mondiale per l’enorme produzione di anidride carbonica (CO2).
I danni quantificati con i criteri della UE ammontano a circa 140 milioni di euro ogni anno - proseguono il Biologo Virginio Fadda e il pneumologo Agostino Torcello del MO.D.A. - E’ ben noto infatti che il carbone è il peggior combustibile per la produzione massiva in atmosfera di SO2, NOx, CO2, polveri sottili, metalli pesanti, IPA, radioattività ecc. maggiore di altri combustibili quali ad esempio il metano o l’olio combustibile STZ. Fatto ancora più grave è che la Regione almeno avrebbe potuto imporre a Tirreno Power l’immediata chiusura degli obsoleti gruppi a carbone 3 e 4 degli anni ’60, da almeno 5 anni funzionanti contro le norme italiane e dell’Unione Europea (IPPC – AIA), mentre invece nella delibera regionale si dà per scontata l’autorizzazione AIA su tali gruppi prima ancora che ne sia stata completata la relativa procedura, e quando anche la stessa regione aveva dichiarato che tali gruppi non possono essere ristrutturati secondo le obbligatorie migliori teconologlie disponibili (BAT).
In sostanza oltre al potenziamento a carbone di 460 MWe ci troveremo durante la costruzione di tale nuovo gruppo e di altri 2 nuovi da 660 MWe in sostituzione dei vecchi, per almeno 9 anni, i vecchi gruppi a carbone funzionanti a pieno regime, inquinanti e non a norma favorendo solo gli interessi di T. Power e con la possibilità in più di bruciare i rifiuti come CDR (prevista dal Piano Provinciale rifiuti approvato dalla Regione) aggiungendo ai fumi del carbone le pericolosissime diossine e metalli pesanti peggio di un moderno e già pericoloso inceneritore!
Per tali ragioni riteniamo che il Presidente Burlando, la Regione insieme con la Provincia di Savona con tali decisioni CONTRO OGNI LOGICA a favore del carbone, si siano dimostrati decisamente dalla parte di Tirreno Power promuovendone il devastante progetto di potenziamento e contro i cittadini che da più di 40 anni subiscono i gravissimi effetti della centrale con danno anche dell’economia regionale per i giganteschi costi esterni del carbone (140 milioni €/anno).
Infine ci aspettiamo almeno adeguati ricorsi al TAR contro la delibera regionale da parte dei Comuni di Vado, Quiliano e Savonache risentono in modo massiccio dell’inquinamento della centrale e che, pur accettandone sempre la sua combustione in centrale, si sono espressi contrari al potenziamento a carbone."
_________________
LEGGETE L' ULTERIORE POTENZIALE NEGATIVO DEL CARBONE ANCHE SULL'ECONOMIA MONDIALE
Troppi investimenti in fonti fossili rispetto a quanto si potrà estrarre alla luce della lotta ai cambiamenti climatici. La denuncia arriva da un report di Carbon Tracker Initiative. Al mercato, Stati e fondi pensione manca la visione sul lungo termine.Il rischio è una svalutazione di questi asset e una profonda crisi finanziaria globale.
Gli investimenti nelle fonti fossili potrebbero esser inuovi subprimes. C'è un rischio sistemico profondo, ma trascurato nel mercato finanziario mondiale, che potrebbe portare danni peggiori di quelli dell'ultima crisi economica e finanziaria.Una quantità enorme di denaro è infatti impegnata in carbone, petrolio e gas che in futuro probabilmente non potranno essere estratti. Investimenti spesso a medio e lungo termine nelle fonti fossili compiuti anche da grandi fondi pensione e Stati, senza guardare al quadro macro della situazione: con le politiche necessarie a limitare il riscaldamento globale, circa l'80% delle riserve su cui si è finora investito non potrà essere sfruttato.
E' questo il sunto estremo di un interessante studio appena pubblicato da Carbon Tracker Initiative (vedi allegato). ....... Ma gli investitori – denuncia il report – non stanno tenendo conto dei limiti alla quantità CO2 che si potrà emettere. Quanta parte di quelle riserve su cui si sta investendo dovrà essere lasciata sottoterra?
Sono calcoli che invece il report riporta chiaramente, riprendendo quelli del Potsdam Insitute. Per ridurre fino al 20% la possibilità che la febbre del pianeta superi la soglia dei 2°C di aumento della temperatura globale, da qui al 2050 si potranno emettere 'solo' 565 miliardi di tonnellate (Gt) di CO2. ....
Gli investitori sono esposti al rischio di possedere asset di “carbonio che non si può bruciare” che potrebbero subire una pesante svalutazione. Dato che la capitalizzazione legata alle risorse fossili su varie Borse ha un ruolo molto importante (20-30% in Borse come quella australiana, Londra, Mosca, Toronto e San Paolo), le conseguenze a catena per l'economia mondiale potrebbero anche essere catastrofiche.
“Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi vinci”
Dopo il referendum il vento è cambiato e anche grandi imprese energetiche ora vedono enormi prospettive nel fotovoltaico e nelle rinnovabili che, nonostante la crisi, crescono in maniera tumultuosa in Italia e all’estero. Ma la forza del settore resta nelle migliaia di piccole imprese che operano sul territorio.
.......SI SA IL VENTO E' CAMBIATO.Anche all’estero, del resto, gli obbiettivi vengono costantemente innalzati. Horst Seehofer, primo ministro bavarese ha recentemente dichiarato che il suo governo si è dato l’obbiettivo di coprire con le rinnovabili il 50% del fabbisogno elettrico del Land entro il 2021.
“Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi vinci”, diceva Gandhi. In effetti, questa analisi calza a pennello considerando le dinamiche della storia delle rinnovabili in Italia e in giro per il mondo. Salvo il fatto che in questo caso sul carro dei vincitori vogliono salire anche coloro che inizialmente le avevano snobbate.Molte grandi multinazionali dell’energia stanno infatti virando verso le rinnovabili. Il “poi vinci” si dovrebbe quindi declinare in “poi ti seguono”. In effetti c’è spazio per tutti, anche se il fulcro della diffusione delle rinnovabili è e sarà sempre rappresentato dalle migliaia di piccole imprese che operano sul territorio.LEGGI TUTTO_