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10 marzo 2010

2010/03/10 In provincia di Rovigo il più grande impianto fotovoltaico d'Europa, / Edipower vuole rilanciare la centrale." Con il carbone allo zolfo"

Pubblichiamo due articoli in antitesi di questa Italia in bilico tra scelte energetiche ecocompatibili e non .........
Da Rovigo un bel esempio di scelta ecosostenibile e lungimirante ...
Tratto da Rovigooggi.it

In Villa Badoera è stato presentato il più grande impianto fotovoltaico d'Europa, in grado di sopportare le richieste energetiche di 17000 famiglie. La sua durata prevista è di circa 40 anni
Scarica la presentazione dell'impianto

L'impianto fotovoltaico più grande d'Europa sarà operativo nella nostra provincia, entro il 2010.
Verrà realizzato tra i territori comunali di San Bellino e Castelgulielmo dalla
SunEdison azienda leader nei servizi di energia solare nel Nord America. L’impianto polesano ad energia solare si svilupperà su di una superficie di oltre 850mila mq (pari a 120 campi da calcio) ed avrà una potenza installata di 72 Mw.
La produzione di energia inizierà nella seconda metà del 2010, per raggiungere piena operatività entro la fine dell’anno. Nel primo anno di attività, il sistema produrrà energia in quantita’ equivalente al fabbisogno di oltre 17mila famiglie, con un risparmio annuo di quasi 41mila tonnellate di anidride carbonica,41 tonnellate di anidride solforosa, 32 tonnellate di ossidi di azoto, 1,4 tonnellate di polveri sottili - ha affermato Nanni - Con 72 Mw, l’impianto in provincia di Rovigo sarà il più grande d’Europa, al primo posto davanti a quello di 60 Mw ad Olmedilla in Spagna e a quello di 50 Mw a Strasskirchen in Germania".
Il fotovoltaico è pulito cioè non inquinante, con assenza di qualsiasi tipo di emissioni inquinanti. Il sistema solare produce energia senza consumo di combustibili, quindi senza produrre gas tossici né il minimo rumore, preservando la natura e l’habitat dell’uomo e degli animali.
"Questo genere di impianti risulta essere economico, rinnovabile e non ha bisogno di alcun tipo di manutenzione - ha sottolineato Domenech -Il sistema non comprende parti in movimento o materiali di consumo da sostituire, eliminando in tal modo qualsiasi intervento di manutenzione.
La sola necessità per mantenere il sistema efficiente è la periodica pulizia, se necessaria, delle superfici esposte al sole.
Una volta installato il sistema, grazie al sole, l’energia elettrica viene prodotta senza costi, anno dopo anno (con un'ipotesi di 25-30 anni di vita).
L’impianto genera un risparmio dei combustibili fossili. (.....E DELL'INQUINAMENTO AD ESSI CORRELATO)
Inoltre è silenzioso, in quanto la tecnologia fotovoltaica consente di trasformare l’energia solare in energia elettrica in modo diretto, senza alcun organo meccanico in movimento". .. La potenza totale dell'impianto sarà di 72 Mw, grazie alla presenza di ben 285.000 pannelli solari. "L’impianto fotovoltaico polesano avrà una producibilità stimata di 79.200.000 kWh/anno di energia elettrica, che verrà immessa nelle reti elettriche nazionali - ha spiegato Perez - Tale energia è sufficiente a sopperire al fabbisogno elettrico di oltre 17.000 famiglie (quindi come tutta la città di Rovigo)....... Costo totale dell'operazione: 250 milioni di euro.
Nessun problema a quanto pare per lo smaltimento, una volta giunta la fine d'uso: ossia tra circa 40 anni non dovrebbero esserci difficoltà alcune per smaltire una struttura composta da vetro, silicio, alluminio e acciaio.
Altro dato positivo: 350 nuovi posti di lavoro in fase di costruzione dell'impianto.
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Da Brindisi ..........
Tratto da www.brindisireport.it
Martedì pre-conferenza dei servizi a Roma. Nei giorni scorsi si è già svolto un incontro con governo ed enti locali
Edipower vuole rilanciare la centrale. Con il carbone allo zolfo

di Marcello Orlandini » 11 marzo 2010

La centrale Edipower di Brindisi

BRINDISI – Trattativa riservatissima e in piena campagna elettorale, per regalare ai brindisini oltre alle trivellazioni petrolifere in mare e ad una ipotetica centrale nucleare (di cui tutti parlano), poco meno di 2 milioni di tonnellate di carbone ad alto contenuto di zolfo targato Edipower.

Mentre da un lato si tratta con Enel per ottenere quote di riduzione della CO2 più sostanziose rispetto al taglio del 10 per cento offerto dalla società elettrica, e in parallelo una riduzione consistente del carbone da impiegare a Cerano, dall’altro si discute –di fatto- su come far rientrare dalla finestra l’anidride carbonica che esce dalla porta.

Si terrà molto probabilmente martedì prossimo, infatti, una pre-conferenza dei servizi fissata dal governo Berlusconi per dare il via libera al nuovo piano industriale della società del gruppo Edison. Proprio lo stesso che l’anno scorso pareva congelato. Ed ora è più chiaro perché l’azienda, spedendo in ferie forzate gli operai, ha fermato i due gruppi in marcia dal 2005 parlando di scelte imposte dalla contrazione della domanda energetica.

Una carboniera Edipower a Costa Morena Est

A Edipower, sembra, non convenga stare sul mercato con i kilowatt prodotti con l’impiego di carbone a basso tenore di zolfo. Troppo costoso. Allora nel nuovo piano l’azienda propone il ritorno al combustibile ad alto tenore di zolfo, ma in un contesto di investimenti in ambientalizzazioni degli impianti (desolforatori di ultime generazione, si dice) che prevedono anche il già annunciato, nel 2008, carbonile coperto con struttura a “dome” (cupola), e la riconversione degli altri due gruppi termoelettrici da 320 megawatt ciascuno in un unico nuovo gruppo a ciclo combinato da 420 megawatt, investimento che sembrava svanito nel nulla.

Ed ecco servita agli enti locali brindisini, Comune e Provincia, e alla Regione Puglia, una nuova fonte di moltiplicazione di gas serra, mentre su un altro fronte si chiede ad Enel di abbattere quelli emessi dalla centrale di Cerano. Senza mettere nel conto anche la minicentrale della nascente raffineria di Sfir. Ma cosa sarà realizzato per primo, nel piano di Edipower? Il carbonile coperto, il nuovo gruppo a metano, oppure il progetto di passaggio al carbone ad alto tenore di zolfo?

Quella di martedì prossimo non sarà la prima riunione di avvicinamento alla conferenza dei servizi in cui Regione Puglia, Comune e Provincia di Brindisi dovranno esprimere il proprio parere. C’è gia stato un incontro preparatorio alcuni giorni fa, sempre a Roma, in cui Edipower e il governo hanno illustrato gli scenari.

Edipower Brindisi Nord

Eppure la centrale Edipower avrebbe dovuto chiudere l’attività all’inizio del 2005, secondo il seguente schema previsto dalla convenzione del 1996: i quattro gruppi da 320 Mw in marcia a carbone STZ (basso tenore di zolfo) sino alla fine del 1998; poi solo gas metano sino alla fine del 2004; quindi la cessazione dell’attività produttiva. Tutto ribaltato con la nuova convenzione firmata il 17 febbraio del 2003 da una parte della giunta Antonino: due gruppi in marcia a carbone, e altri due da riconvertire in un unico impianto a metano.

Nel 2005 ci pensò la magistratura a far fermare di fatto due gruppi su quattro, sequestrando per reati ambientali il carbonile scoperto, e obbligando Edipower ad alimentare la centrale con navi che si alternano ogni tre giorni, e fanno da carbonile galleggiante collegate alla termoelettrica da una teoria di camion.

Oggi molti lavoratori della centrale Edipower di Brindisi Nord-Costa Morena (e il sindacato Cobas) vorrebbero che quella chiusura stabilita nel 1996 avvenisse, con il passaggio dei 120 dipendenti ad Enel Cerano. Troppi segnali di incertezza, dalle fermate avvenute nel 2009 e da quelle programmate per i prossimi mesi. Ma su tutto aleggia il rischio che Brindisi torni velocemente indietro dopo i punti segnati a tutela della qualità dell’ambiente dal 2005 in poi.

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