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12 giugno 2010

2010/06/12 Vado: Tirreno Power, abitanti pronti a chiedere i danni / L’inquinamento siracusano al Parlamento europeo



Vado: Tirreno Power, abitanti pronti a chiedere i danni

Avviare un'azione legale per chiedere il risarcimento per le vittime dell’inquinamento nel Savonese. E’ una delle proposte, sicuramente la più importante e mai percorsa finora, lanciata ieri sera durante un’assemblea tenutasi presso la sala Coop di Vado Ligure e che ha visto intorno al tavolo comitati e associazioni che contrastano da tempo l’ipotesi del raddoppio a carbone della centrale Tirreno Power.
A esporre varie strategie legali perseguibili l’avvocato savonese Roberto Suffia, presente a titolo personale e non come consulente incaricato dai comitati che comunque intendono in futuro avvalersi della collaborazione di più legali per contrastare il progetto.
Ieri sera erano presenti anche i medici e gli studiosi che da sempre sono impegnati in questa battaglia da Agostino Torcello a Virginio Fadda, per il MODA, al pneumologo Paolo Franceschi.Presente anche il vicesindaco di Vado Franca Guelfi.
“Esiste una letteratura molto ampia che prova scientificamente come i casi di tumori nella nostra provincia siano almeno del 30 – 40% superiori ai livelli riscontrati nel resto d’Italia – ha spiegato Valeria Rossi – portavoce dei comitati.
Di qui pensiamo che si possa lavorare per mettere in campo tutti gli strumenti a nostra disposizione compresi ovviamente quelli legali. Presto organizzeremo anche nuove e più visibili iniziative per fermare questo piano e siamo pronti anche a nuovi ricorsi.

In Texas sono già state bloccate 17 centrali simili a quella di Vado – Quiliano, non capiamo perché qui si debbano autorizzare progetti di questo tipo”.
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Prima della lettura del post seguente una considerazione di "Uniti per la Salute"
Come cittadini ,gravitanti sotto una inquinante centrale a carbone di cui è stato richiesto un ulteriore potenziamento "sempre a carbone",nutriamo la speranza che qualche parlamentare Europeo si preoccupi anche per la nostra situazione che ha "certamente bisogno di essere effettivamente migliorata "e non sicuramente tramite un ulteriore potenziamento,o ancora peggio tramite la ventilata combustione di di cdr in centrali a carbone......
Come dice il "MODA"
"E cosa dire poi della opportunità di bruciare il rifiuto CDR, tecnicamente possibile solo sui gruppi a carbone, previsto a pag. 170 del Piano Provinciale Rifiuti approvato dalla Regione Liguria ma vietato dalla Comunità Europea, che produrrebbe in aggiunta all'inquinamento da carbone e da gas anche un pericoloso inquinamento da diossine e metalli pesanti".


Ed ora il post Fonte: www.soniaalfano.it

L’inquinamento siracusano al Parlamento europeo

Ho presentato un’interrogazione alla Commissione europea sullo smaltimento dei rifiuti e l’inquinamento nella zona del siracusano, riportando dei dati ufficiali molto preoccupanti.
Secondo i dati ufficiali dell’OMS e dell’ENEA, la zona della provincia di Siracusa, comprendente i comuni di Augusta, Priolo e Melilli, è contraddistinta da un tasso di mortalità per cancro del 30%. L’esposizione della popolazione della zona al cancro arriva al 60%,laddove la media italiana è del 25%. Altro dato preoccupante è la percentuale di feti con malformazioni che si aggira sul 4%, raggiungendo addirittura picchi del 5-6% com’è accaduto nel 2000.

Già negli anni ’90 il Ministero dell’Ambiente aveva dichiarato quella zona un’area ad ‘alto rischio di crisi ambientale‘, ma nulla è stato fatto per rimediare a questo ‘olocausto industriale‘, come qualcuno lo ha etichettato. I dati sulle emissioni nell’atmosfera e nelle acque dei complessi industriali della zona sono consultabili nel registro INES, aggiornato al 25 novembre 2008, e dimostrano un preoccupante trend delle emissioni, in crescita nel corso degli anni.

Come se non bastasse, la Regione Siciliana ha di recente approvato un progetto per la creazione sul sito di un megainceneritore che permetterebbe di convogliare circa 500.000 tonnellate di rifiuti e di bruciarne circa 280.000 l’anno.

Si registrano tante e tali violazioni di direttive comunitarie in materia, da rendere impossibile citarle tutte, ma ho citato nella mia interrogazione quelle principali:

  • carenza della valutazione d’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati;
  • carenza nella lotta contro l’inquinamento atmosferico provocato dagli impianti industriali,
  • carenze nella limitazione delle emissioni nell’atmosfera di taluni inquinanti originati dai grandi impianti di combustione
  • e totale disattenzione alla direttiva sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno.
  • Questa normativa europea è tra l’altro citata nei ‘considerando‘ del decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006, recante norme in materia ambientale, che viene del tutto disatteso.
    Alla luce di tutto questo, ho chiesto alla Commissione come intendesse intervenire affinchè si fermasse questo scempio e si garantisse ai cittadini il diritto alla salute.

Proprio ieri ho ricevuto risposta da Janez Potocnik, il quale mi ha informata che la Commissione non era a conoscenza della situazione specifica da me illustrata, nonostante avesse contezza circa l’inquinamento industriale nella zona di Augusta.
In materia di normativa UE sulla qualità dell’aria, l’Italia ha richiesto una
proroga, ai sensi dell’articolo 22 della direttiva 2008/50/CE, per quanto riguarda il rispetto dei valori limite per il particolato (PM10) nella zona di qualità dell’aria che comprende i comuni citati dall’onorevole parlamentare (zona IT19R2).

In data 1° febbraio 2010, la Commissione ha deciso di non concedere la proroga in quanto l’Italia non aveva dimostrato di aver adottato tutte le disposizioni utili per conformarsi agli obblighi entro la data iniziale prevista nel 2005, né che il rispetto dei valori limite sarebbe stato raggiunto entro giugno 2011, termine del periodo di esenzione (si tratta di due delle tre condizioni stabilite all’articolo 22 della direttiva 2008/50/CE per poter ottenere una proroga).

La Commissione aveva già lanciato una
procedura d’infrazione nel gennaio 2009, in quanto l’Italia aveva dato notifica in ritardo della proroga. La Commissione ha adottato due decisioni negative in risposta a richieste di proroga avanzate dall’Italia per il PM10 e sta attualmente valutando se inviare un parere motivato allo Stato membro riguardo il superamento dei valori limite del PM10 in diverse zone di valutazione della qualità dell’aria ambiente sul suo territorio, inclusa la zona IT19R2.

La programmazione di attività industriali e lo svolgimento di progetti specifici in questo campo è di competenza esclusiva degli Stati membri, a condizione che essi rispettino la legislazione dell’UE.
La Commissione tiene a precisare che ai sensi dell’articolo 4 della direttiva 2006/12/CE del Parlamento e del Consiglio del 5 aprile 2006 relativa ai rifiuti, gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente e in particolare:

a) senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo e per la fauna e la flora;
b) senza causare inconvenienti da rumori od odori;
c) senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse.

Inoltre, l’articolo 4 della direttiva quadro 2008/98/EC sui rifiuti, applicabile a decorrere dal 12 dicembre 2010, stabilisce che per la loro gestione vada osservata una cosiddetta gerarchia dei rifiuti che incoraggiala prevenzione, la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio eil recupero di energia, mentre lo smaltimento, ad esempio tramite incenerimento, è considerata la meno desiderabile tra le opzioni disponibili.

La Commissione non ha ancora individuato violazioni specifiche nella provincia di Siracusa, ma si impegna da subito a richiedere alle autorità italiane di fornire informazioni in merito alle procedure di autorizzazione per il previsto inceneritore nonché alle condizioni di funzionamento degli impianti nella zona e alle misure tramite le quali le autorità italiane intendono assicurare l’effettiva osservanza della legislazione UE.


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