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12 ottobre 2010

Acerra:Sindaco Esposito: "Sequestrare inceneritore"

Tratto da" Il Nolano"
Esposito: "Sequestrare inceneritore"
ACERRA - “Chiederò al Procuratore Mancuso il sequestro dell’inceneritore se mette a repentaglio la salute dei miei cittadini. Inoltre, tra qualche giorno istituiremo l’Osservatorio Comunale ambientale e una Commissione tecnica ‘terza’ costituita da professori universitari di prim’ordine”. Così ha dichiarato il Sindaco di Acerra, Tommaso Esposito a margine del terzo convegno dedicato all’inceneritore di Acerra. Un annuncio storico se vogliamo in quanto è la prima volta che un sindaco chiede il sequestro dell’impianto, nonostante le denunce dei comitati e delle associazioni ambientaliste che da anni avevano evidenziato le anomalie tecnico-giuridiche di un impianto obsoleto e pericoloso per la salute.
E sono state proprio queste anomalie il tema dell’intervento del professor Franco Ortolani, geologo da anni impegnato nella battaglia contro un piano rifiuti che mostra crepe e inquietanti ‘abusi’ compiuti in sede governativa e che hanno imposto alle popolazioni della Campania impianti fuori norma.
Primo tra tutti l’inceneritore, i cui silos di cemento furono costruiti nel pantano e rischiavano in un primo momento di affondare e poi si decise di fare una collinetta artificiale del tutto fuori norma e molto dispendiosa. Inquietante anche l’arcano mistero delle caldaie ‘crepate’ svelato da Alessandro Gatto, presidente regionale del WWF: per bruciare il tal quale, ricco di umido, la temperatura dei forni scende al di sotto dei limiti consentiti (800 gradi centigradi) creando quindi le condizioni per l’emissione di sostanze tossiche come diossine, piombo, mercurio, ossido di azoto e di carbonio e danneggiando i ‘refrattari’ delle pareti interne delle caldaie e delle tubazioni di scarico. Il Professor Capasso del Dipartimento di Chimica ambientale dell’Università di Napoli ha sostenuto la necessità di dotare la città di rilevatori ‘passivi’ degli inquinanti ambientali, oltre a centraline fisse per poter monitorare adeguatamente la qualità dell’aria.
Il Professor Mattioli ha ribadito con forza che questi impianti sono molto dannosi per la salute pubblica e ha esortato la politica e i cittadini a fare fronte comune.
Il perito industriale Carlo Schiattarella ha proposto dei grafici interessanti i quali dimostrano che il monitoraggio dell’Arpac sugli inquinanti liberati dall’inceneritore è inadeguato e contro legge, in quanto non informa in maniera chiara ed inequivocabile sull’andamento delle emissioni.
Dall’analisi dei dati si evince che le emissioni di benzene, un noto agente cancerogeno, non sono state tutte riportate e questo inficia la registrazione.
Ragione per cui è necessario un monitoraggio ‘in continuo’ che dopo un anno e mezzo manca completamente. Gli sforamenti delle particelle PM10 superano i cento nel 2010 e probabilmente i valori per fine anno supereranno quelli del 2009. E questo a danno della salute degli acerrani, in quanto tali agenti possono penetrare nei polmoni e determinare una serie di gravi patologie umane.
Prevista infine un’assemblea delle associazioni promossa dall’Assocampaniafelix e Medici per l’Ambiente campania per il giorno Giovedi’ 14 ottobre 2010 alle 18,30 sempre nella Sala baronale del Castello di Acerra, dove è stato invitato formalmente il sindaco e tutto il consiglio comunale per fare il punto sulle criticità ambientali globali della città e del territorio circostante.
Tra gli invitati Tommaso Sodano, Carmine Sommese, Geremia Cavezza, le associazioni Endas, Osis, Eidos, Donne del 29 Agosto, Comitato Contro il megainceneritore di Acerra e altre sigle ambientaliste campane.
di Gennaro Esposito (Assocampaniafelix) 11/10/2010



Tratto da Italia News.it
Aumentano i tumori dell'infanzia, un sintomo dell' ambiente inquinato

Al Congresso nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri, pediatri e medici dell’ambiente si sono confrontati sul binomio ambiente e neoplasie infantili. In Italia si registra un aumento delle neoplasie infantili del 2 per cento ogni anno. L’incremento più consistente riguarda i bambini sotto l’anno di età e alcune forme tumorali: leucemie, tumori del sistema nervoso centrale e linfomi.
Da una lato si assiste a un cambiamento radicale dell’ambiente per mano dell’uomo, dall’altro si registra un notevole aumento di tumori dell’infanzia.
Quale relazione intercorrere tra questi due scenari?Sabato scorso, alla sessione conclusiva del XXII congresso nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri (Palermo, 7-9 ottobre), è intervenuto sul tema “cancerogenesi ambientale e neoplasie infantili” Ernesto Burgio, Pediatra, Coordinatore nazionale del Comitato Scientifico di ISDE (International Society of Doctors for Environment).

In Europa negli ultimi 20 anni si è registrato un incremento medio annuo dell’1,2 % di neoplasie infantili e del 2% di neoplasie adolescenziali. In Italia la situazione è ancora più preoccupante: tra il 1988 e il 2002 si è osservato un aumento della frequenza annua del 2% e il tasso di incidenza per tutti i tumori pediatrici è stato più alto di quello rilevato negli Stati Uniti e nel resto d’Europa. Inoltre, l’incremento più consistente ha riguardato i bambini sotto l’anno di età (+ 3,2%) e alcune forme tumorali (linfomi: + 4,6% annuo; tumori del sistema nervoso centrale: + 2,0% annuo) che hanno registrato in Italia un incremento senza precedenti.
“È urgente e necessaria una riflessione approfondita su questi dati: l’incremento delle neoplasie infantili rappresenta un dato significativo e inquietante, che mette in discussione gli attuali modelli di cancerogenesi, che definiscono il cancro come una malattia genetica, conseguente a mutazioni essenzialmente casuali (stocastiche) e selezionate in quanto vantaggiose”, afferma Burgio al Congresso dell’Associazione Culturale Pediatri.

Come possiamo spiegare questo aumento dei tumori già in età pediatrica? La risposta andrebbe ricercata, secondo Burgio, nell’ambiente: “L’incremento dei tumori in genere sembra poter essere un segno-sintomo dell’attuale modello di sviluppo e della conseguente trasformazione molecolare di tutte le matrici dell’ecosfera. Se il cancro fosse una conseguenza di mutazioni essenzialmente casuali, non si spiegherebbe l’aumento di frequenza registrato in pochi decenni, in particolare tra i bambini. Secondo la teoria dell’origine epigenetica delle malattie dell'adulto è probabile che anche i tumori (al pari di molte patologie croniche, infiammatorie e degenerative, tutte del resto in notevole aumento: obesità, diabete di tipo 2, allergie, malattie immunomediate e neurodegenerative) siano il risultato di un processo che inizia in utero (o addirittura nelle cellule germinali) e che induce una riprogrammazione forzata di vari organi e tessuti (programming fetale). Per meglio inquadrare il problema bisogna rifarsi ai modelli molecolari più recenti, secondo i quali il genoma sarebbe un’entità al contempo unitaria e dinamica: una sorta di network molecolare complesso la cui componente più fluida (l’epi-genoma) sarebbe in grado di auto-modificarsi, per adattarsi alle continue modificazioni dell’ambiente.
L’esposizione crescente a piccole quantità di agenti potenzialmente genotossici presenti in ambiente favorirebbero queste trasformazioni e, nel lungo periodo, l’insorgenza di mutazioni.”
“In questo senso il cancro dovrebbe essere considerato – spiega ancora Ernesto Burgio - una malattia al contempo genetica ed epi-genetica: (la conseguenza di) un processo evolutivo distorto che ha le sue prime radici in utero o addirittura nei gameti ed è favorita dall’inquinamento, cioè dalla suddetta trasformazione molecolare dell’ambiente. L’incipit del processo può avvenire già nei gameti dei futuri genitori, o nelle cellule dell’embrione o del feto, che sono particolarmente plastiche (poco differenziate) e in continua proliferazione.”

Nella lista delle sostanze che minano la stabilità del genoma trovano posto molecole chimiche (benzene, diossine, idrocarburi poliaromatici, pesticidi), metalli pesanti, campi elettromagnetici.
“Tutti questi agenti che l’attuale modello di sviluppo ha moltiplicato e diffuso nell’ambiente possono agire sinergicamente sulle nostre cellule e, in particolare, sul genoma dell’embrione e del feto, rendendolo instabile e aprendo la strada alle mutazioni e, in particolare, alle traslocazioni tipiche di molti tumori infantili”, conclude Burgio.

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