
TRATTO DA NOALCARBONEBRINDISI
Diritto al LAVORO, diritto alla SALUTE
di Francesco Liuti
No al Carbone Magazine
Articoli tratti della Costituzione della Repubblica Italiana:
Art. 4 - La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Art. 32 - La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.
Da qualche giorno la nostra città è stata scossa da un terremoto giudiziario, con epicentro le stanze della Procura e con effetti tellurici sugli stabilimenti del Petrolchimico. E’ stato emesso un mandato di sequestro temporaneo sulle “torce” del polo chimico, che avrebbero dovuto avere funzione di sfiato in caso di emergenza nell’impianto mentre venivano periodicamente utilizzate come termo-distruttori di rifiuti gassosi dei cicli chimici.
La notizia merita attenzione perché porta alla luce, proprio quello che da anni tanti cittadini stanno richiedendo a voce sempre più alta: una continua AZIONE di VIGILANZA e CONTROLLO sull’operato di questi grossi insediamenti industriali, che producono da decenni sul nostro territorio e che in barba a qualsiasi norma legislativa commettono reati ambientali spacciandoli per regolari procedure industriali.
Partendo dal presupposto che questa notizia non è stata una vittoria per nessuno, ma semmai la conferma dell’ennesima sconfitta per la salvaguardia del nostro territorio, l’effetto che più stupisce è stata la reazione generale di molti, i quali non si sono scagliati (come sarebbe stato normale attendersi) contro i dirigenti degli stabilimenti, colpevoli di aver avvelenato in modo indisturbato per anni l’aria che respiriamo ogni giorno e quindi la popolazione dell’intera provincia, ma invece hanno puntato il dito contro quei cittadini coraggiosi, che da tempo segnalavano con le loro denunce circostanziate queste barbarie ambientali, accusandoli di voler mandare a casa i lavoratori dell’impianto.
Ora la riflessione è d’obbligo: da questa vicenda pretendiamo che non ci sia nessuna problematica occupazionale, ma pretendiamo anche con la stessa forza che venga rispettato il territorio su cui questi insediamenti si sono stabiliti.
Dobbiamo entrare nella logica che queste compagnie non devono essere viste come premurose benefattrici , ma come aziende che stanno traendo massimo profitto dalla posizione strategica della nostra città e
che devono essere obbligate ad agire in totale rispetto dell’ambiente su cui sono situate, rispettando la salute dei cittadini che vivono nelle aree limitrofe e che in questa terra hanno deciso di viverci e crescere i propri figli.
Si deve perdere quel senso di sudditanza e prostrazione che si ha nei confronti di questi colossi industriali, semmai dovremmo arrabbiarci per quanta devastazione ambientale hanno recato, ma quello è un altro capitolo della storia.
Oggi si deve chiedere che queste aziende spendano parte dei loro grandi profitti, non in operette di intrattenimento e concertini vari, ma in seri investimenti di tutela e rispetto del territorio, continuando allo stesso tempo a fornire occupazione nel massimo delle proprie possibilità, perché rispetto ai danni creati sulla nostra terra, l’occupazione di poche centinaia di unità lavorative è ancora ben poca cosa.
Il nostro territorio deve ribadire quindi il sacrosanto DIRITTO AL LAVORO, ma strettamente legato al DIRITTO ALLA SALUTE, in quanto due elementi fondamentali e imprescindibili.
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www.noalcarbonebrindisi.blogspot.com
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Sempre tratto da" Nac Magazine n°2" di "NOALCARBONE BRINDISI"
stralciamo la parte finale dell' articolo
Brindisi sotto sequestro
Dopo il carbonile Edipower nel 2005 e l'area destinata al Rigassificatore nel 2007, la magistratura mette i sigilli alle torce del Petrolchimico.
Ora occhi puntati sul carbonile Enel
...........Altro sequestro da record quello apposto all’enorme “carbonile scoperto”(immaginate quattro campi di calcio messi insieme), di pertinenza e proprietà della Società EDIPOWER (ex Centrale ENEL BR NORD), in cui venivano stoccate, appunto “a cielo aperto”, enormi quantità di carbone destinato alla combustione nella loro “Centrale Termoelettrica” realizzata, oltre quarant’anni or sono, nel Porto di Brindisi in adiacenza a “Fiume Grande” (“Rio Grande”, per qualche storico nostalgico). Camera con vista sul “Castello Alfonsino”. Potenza massima complessiva : ... oltre 1000 Megawatt...
... Nell’ultimo Febbraio inoltre, migliaia di cittadini di Brindisi (le cui firme sono state facilmente raccolte su iniziativa del Movimento NO AL CARBONE),hanno presentato alla “amata Procura” un esposto per l’accertamento di eventuali danni ambientali e violazione delle leggi relative, anche nei confronti della Società ENEL BRINDISI SUD, titolare e proprietaria della“Centrale Termoelettrica a Carbone Federico II” di Cerano, che con i suoi 270 Ettari di estensione (più grande del centro storico), è tra le più grandi e potenti d’Europa.
Potenza 2640 Megawatt: …circa il 15% della produzione nazionale.
L’annesso “carbonile scoperto” di pertinenza, esteso circa come sei campi di calcio insieme, stocca il carbone in arrivo dall’ interminabile “nastro trasportatore” (12 Km. di lunghezza), costruito nelle campagne brindisine parallelamente al mare, e somigliante, per chi non l’avesse mai visto, ad una strada semi-interrata a doppia corsia. Parte dal nostro Porto, in cui, il combustibile, arriva con grandi Navi Carboniere nere e rosse che vi sostano quasi ininterrottamente. L’Azienda, di Stato fino a qualche anno fà, è nota a tutti i brindisini per il gentile sussidio al nostro Basket (nostro solo perchè si gioca quì), ed è corresponsabile di una Ordinanza Sindacale cautelativa che vieta, lungo tutto il nastro trasportatore carbone, qualsivoglia coltivazione agricola nella fascia di mt.500. Moltiplicare per 12.000 metri per ottenere i metri quadri di campagne incriminate.
... Ricapitolando, e riflettendoci su, a voler fare i matematici e quantificare gli Ettari di territorio sequestrati, viene proprio da pensare ad una piccola umile cittadina interamente posta sotto sequestro.
Che cosa sta succedendo quindi? Qual’è il problema? Dove stiamo sbagliando?
Esprimerlo con parole sarebbe “da Impresa”.
Ma immaginarlo è estremamente facile, considerati i casini che noi uomini, storicamente, siamo capaci di combinare per accrescere interessi soggettivi.
Una cosa è certa, che se non ci pensa la Procura a tutelare il “diritto alla salute” degli abitanti di Brindisi, pare non farlo concretamente nessun altro.
Personalmente, sono mortificato per tutte le situazioni di difficoltà lavorative venutesi a creare.
Indistintamente. In quanto coinvolgono miei compaesani, conoscenti ed amici, che apprezzo moltissimo per il lavoro che con sacrificio svolgono e stimo per le famiglie che accudiscono.
Ma il risultato di un comportamento generale, che da sempre ha teso verso la tutela dell’interesse delle grandi Aziende prima di quello del territorio e dell’ambiente in cui “siamo”, è ciò che abbiamo sotto gli occhi:
...tutto sotto sequestro.
Con grandi Imprese che a lungo andare finiscono inevitabilmente per immiserire territori, ed operai e lavoratori che rischiano di perdere il lavoro. O lo hanno già perso.
Il risultato dei nostri comportamenti è un luogo devastato al collasso, in cui, la gente, a vivere, non ce la fa più.
...Non c’è niente, quindi, di cui essere contenti.
L’unico conforto di cui possiamo godere è, per assurdo,
quello di iniziare a sentire la nostra salute e quella dei nostri figli più al sicuro.
Ed è per questo, prima d’ogni cosa, che noi tutti dobbiamo batterci ed impegnarci seriamente, senza fare guerre tra poveri Cristo prendendocela come stolti l’uno contro l’altro.
Perchè non serve a nulla un posto di lavoro...
ad una vita che muore.
Pierpaolo Petrosillo
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