

Osservazioni dell'Ordine dei medici di Savona depositate in Regione relative alla Tirreno Power.
Pubblichiamo di seguito le osservazioni dell’Ordine dei Medici di Savona relative al progetto di ampliamento della Tirreno Power, firmate dal Presidente Dr. Ugo Trucco, dal referente scientifico Dr. Paolo Franceschi e dalla responsabile della Commissione Scientifica Ambiente e Salute, dottoressa Silvia Varnero:
Allegato a verbale della dichiarazione dell’ Ordine dei Medici alla riunione del 25 ottobre 2010 in Regione alla presenza dell’ Assessore Regionale all’ Ambiente Renata Briano.
Genova 25.10.2010.
I medici hanno l’ obbligo deontologico di occuparsi di ambiente e di informare i cittadini e gli amministratori sui problemi dell’ inquinamento, in quanto fattore determinante per la salute fisica e psichica dei cittadini.
Per questo motivo riteniamo opportuno che l’ Ordine dei Medici di Savona esprima il suo parere non solo in tema di monitoraggi ambientali e di studi epidemiologici, ma che debba anche entrare nel merito delle caratteristiche future previste per la centrale di Vado – Quilano, in quanto da esse e non dai monitoraggi e dagli studi epidemiologici dipenderanno le sorti della salute dei nostri concittadini.
Quella di Vado Quiliano è stata definita centrale in città perché sorge, letteralmente in mezzo alle case, in un’ area abitata da circa 75 mila persone, e da circa 40 anni brucia carbone, combustibile che viene considerato il più inquinante e pericoloso in assoluto per la salute umana e per l’ ambiente.
Da anni l’ Ordine dei Medici di Savona mette in guardia sull’ impiego del carbone, e ha fornito dati che dimostrano come, proseguendo la strada del carbone, anche con una riduzione di emissioni usando le migliori tecnologie possibili (come dal resto è previsto dalle norme di legge), la situazione emissiva sarebbe sempre eccessiva per il nostro territorio.
Infatti:
- per quanto riguarda le polveri sottili si avrebbero ugualmente emissione paragonabili a quelle prodotte dal traffico veicolare di una città di circa 350 mila abitanti (es. Bologna, Firenze); questo dato risulta circa 5 volte superiore rispetto alle emissioni del traffico del comprensorio Savona-Vado- Quiliano;
- il consumo di carbone si manterrebbe intorno a valori superiori a 1 milione e mezzo di tonnellate all’anno con elevatissime emissioni di anidride carbonica, in netto contrato con gli impegni presi a livello comunitario di ridurre del 20% le emissioni di anidride carbonica entro il 2020;
- non cambierebbero sostanzialmente le emissioni di metalli pesanti, in particolare aumenterebbe probabilmente quella del mercurio a causa delle differenti modalità di funzionamento degli impianti.
Sappiamo che il mercurio è estremamente pericoloso per lo sviluppo del sistema nervoso centrale dei bambini, e agisce già prima della nascita, durante le prime fasi di sviluppo del cervello umano, con conseguenze sulle capacità di apprendimento, di linguaggio, sul carattere, sulla coordinazione motoria, fino ai disturbi più gravi quali l’ autismo.
- così pure continuerebbero le emissioni di isotopi radioattivi naturali presenti nel carbone, che si stanno stratificando già da 40 anni nel territorio, con il rischio di entrare nella catena alimentare e di andarsi a fissare nei tessuti umani.
Qualora si optasse per una nuova centrale a carbone questo significherebbe subire la presenza della stessa nel territorio savonese per almeno ancora 40–50 anni!
Risulta pertanto indispensabile che si opti per la completa metanizzazione della centrale , intervenendo però con decisione sui sistemi di denitrificazione del gruppo a turbogas, giudicati assai carenti rispetto alle migliori tecnologie disponibili.
In questo modo si potrebbe raggiungere un discreto equilibrio tra produzione di energia elettrica e inquinamento derivato, riducendo in maniera significativa ogni tipo di impatto sulla salute da parte degli inquinanti prodotti.
D’ altra parte la sola centrale a turbogas attualmente in funzione produce già il triplo dell’ energia elettrica consumata nella Provincia di Savona, il che significa che i 2/3 dell’ energia prodotta sono destinati all’ esportazione.
Una maggiore produzione di energia sarebbe del tutto ingiustificato anche in base agli impegni comunitari che prevedono entro il 2020 un risparmio energetico del 20% rispetto ai consumi del 1990.
Inoltre proseguire sulla strada del carbone anzichè investire in energie rinnovabili contravverrebbe anche al terzo impegno comunitario che è quello di portare entro il 2020 al 20% dell’ energia totale prodotta la quota delle energie rinnovabili.
Non condividiamo l’ opinione di coloro i quali obiettano contrastare l’ impiego del carbone significherebbe danneggiare le possibilità di sviluppo economico e dell’ occupazione della nostra regione, dal momento che tutte le nazioni più sviluppate d’ Europa e del mondo e che puntano a rimanenere tali anche in futuro pensano di farlo abbandonare in modo progressivo e totale le energie fossili, a partire in particolare dal carbone, senza ritenere che questo comporti un danno economico, ma, al contrario, attendendosi un notevole incremento degli investimenti e di occupazione.
Esemplare in tal senso è il piano energetico nazionale della Danimarca, pubblicato il 28 settembre di quest’ anno, secondo il quale il passaggio totale alle energie rinnovabili sarà molto meno costoso di quanto si possa immaginare, e fornirà opportunità di investimenti e di crescita economica maggiore rispetto ai combustibili fossili, con l’ enorme vantaggio della salvaguardia dell’ ambiente.
Un altro serio pericolo per la salute dei savonesi deriva da quanto ipotizzato dal piano provinciale per lo smaltimento dei rifiuti, che prevede di utilizzare la centrale a carbone come coinceneritore di combustibile da rifiuti (CDR), che porterebbe ad un ulteriore preoccupante aggravio dell’ impatto sanitario, principalmente attraverso una massiva emissione di diossina.
Non ultima la preoccupazione che in questo genere di progetti possano essere coinvolte società miste pubblico – privato oggetto di indagini a causa di traffici poco chiari di valuta nei paradisi fiscali.
Per quanto riguarda il tema dei monitoraggi ambientali, riteniamo che debbano essere effettuati applicando la legge, e ci preoccupa non poco che anche la credibilità dell’ Ente preposto a questi controlli ultimamente sia stata messa seriamente in dubbio da una serie di indagini della magistratura.
Dobbiamo in ogni caso ricordare che, in base all’ evidenza scientifica, i limiti previsti dall’ attuale normativa non sono affatto garanzia di una buona qualità dell’ aria.
Per quanto riguarda ad esempio le polveri sottili (PM 2,5), principali responsabili dei danni sanitari causati dalla centrale a carbone, i limiti previsti dal D. L. 155/2010 sono purtroppo fortemente superiori rispetto a quelli raccomandati nel 2006 dall’ OMS per la tutela della salute dei cittadini.
Eppure l’ applicazione dei limiti consigliati dall’ OMS eviterebbe in Europa ogni anno ben 350 mila morti premature.
Tanto per fare un esempio pratico, la mortalità per infarto o per ictus nella popolazione femminile non fumatrice in età postmenopausale si dimezzerebbe adottando i limiti previsti dall’ OMS piuttosto che i limiti Italiani.
Pertanto i medici non sono disponibili ad accettare che si possa utilizzare il monitoraggio ambientale come criterio per decidere se il carbone possa essere o meno un combustibile compatibile con la tutela della salute.
Già in occasione della presentazione dello Studio IST Arpal il 17 luglio 2008 abbiamo avuto modo di sottolineare come i dati di inquinamento presentati, pur essendo in alcuni casi rispettosi dei limiti di legge, erano però molto superiori rispetto ai limiti raccomandati dall’ OMS, talora anche superiori di dieci, venti volte per quanto riguarda i superi giornalieri.
Venendo infine agli studi epidemiologici, non possiamo dimenticare come già due volte le precedenti amministrazioni regionali che si sono succedute dal 2000 abbiano commissionato all’ IST di Genova studi epidemiologici con la precisa richiesta, riportata da tutta la stampa locale in molteplici occasioni, di verificare se esistessero problemi di salute nelle popolazioni inquinate della provincia di Savona, con particolare riferimento alla centrale a carbone.
Sempre in occasione della presentazione dello studio IST – ASPAL il 17 luglio 2008, fu dichiarato, e queste dichiarazioni furono riportate dai giornali e sul portale della giunta regionale, che lo studio non dimostrava rischi per la popolazione derivanti dall’ inquinamento, con particolare riferimento alla centrale a carbone di Vado Ligure.
Questo studio viene tutt’ ora spesso riportato da Tirreno Power per legittimare le loro rassicurazioni sull’ assoluta compatibilità della centrale a carbone con la salute dei cittadini.
Ma l’Ordine dei Medici di Savona denunciò subito e ripetutamente come tali studi presentassero un numero tale e così grave di distorsioni metodologiche da non poter affatto essere utilizzato per gli scopi propagandati dalla giunta regionale.
Finalmente, ma purtroppo solo un mese fa, la responsabile dell’ ultimo dei due studi dell’ IST in questione, la Dottoressa Vercelli, rilasciò ad un giornalista del TG3 regionale una dichiarazione – che andò in onda al TG3 regionale – in cui affermava che gli studi in questione non potevano rispondere ai quesiti per i quali erano stati richiesti in quanto mescolavano i cittadini inquinati con altri non inquinati.
Tale affermazione fu poi ampiamente confermata sempre al TGR dal dottor Valerio Gennaro, anch’ egli epidemiologo dell’ IST.
Questi comportamenti opachi hanno profondamente minato la credibilità dell’ IST e delle istituzioni regionali nei confronti della opinione pubblica e degli stessi medici, tanto che in questo momento solo uno studio epidemiologico promosso dalla magistratura potrebbe fornire un riferimento credibile.
In ogni caso non riteniamo che allo stato delle attuali conoscenze scientifiche sia opportuno subordinare le decisioni da prendere sulla centrale a carbone di Vado – Quiliano ad uno studio epidemiologico.
Con specifico riferimento a questo tipo di obiettivo gli studi epidemiologici sono ampiamente sostituiti dalle stime di impatto, che consentono di prevedere i costi esterni di una centrale elettrica, in termini di costi sanitari e ambientali, prima che essa sia costruita, a partire dai dati disponibili sulle emissioni e sulla popolazione residente ed esposta.
Questo naturalmente allo scopo di evitare di accorgersi troppo tardi degli errori commessi andando poi a contare quanti morti, quanti malati, quanti aborti spontanei, quanti ricoveri ospedalieri e così via ha causato la centrale in questione.
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I medici hanno l’ obbligo deontologico di occuparsi di ambiente e di informare i cittadini e gli amministratori sui problemi dell’ inquinamento, in quanto fattore determinante per la salute fisica e psichica dei cittadini.
Quella di Vado Quiliano è stata definita centrale in città perché sorge, letteralmente in mezzo alle case, in un’ area abitata da circa 75 mila persone, e da circa 40 anni brucia carbone, combustibile che viene considerato il più inquinante e pericoloso in assoluto per la salute umana e per l’ ambiente.
Da anni l’ Ordine dei Medici di Savona mette in guardia sull’ impiego del carbone, e ha fornito dati che dimostrano come, proseguendo la strada del carbone, anche con una riduzione di emissioni usando le migliori tecnologie possibili (come dal resto è previsto dalle norme di legge), la situazione emissiva sarebbe sempre eccessiva per il nostro territorio.
Sappiamo che il mercurio è estremamente pericoloso per lo sviluppo del sistema nervoso centrale dei bambini, e agisce già prima della nascita, durante le prime fasi di sviluppo del cervello umano, con conseguenze sulle capacità di apprendimento, di linguaggio, sul carattere, sulla coordinazione motoria, fino ai disturbi più gravi quali l’ autismo.
Una maggiore produzione di energia sarebbe del tutto ingiustificato anche in base agli impegni comunitari che prevedono entro il 2020 un risparmio energetico del 20% rispetto ai consumi del 1990.
Esemplare in tal senso è il piano energetico nazionale della Danimarca, pubblicato il 28 settembre di quest’ anno, secondo il quale il passaggio totale alle energie rinnovabili sarà molto meno costoso di quanto si possa immaginare, e fornirà opportunità di investimenti e di crescita economica maggiore rispetto ai combustibili fossili, con l’ enorme vantaggio della salvaguardia dell’ ambiente.
Per quanto riguarda ad esempio le polveri sottili (PM 2,5), principali responsabili dei danni sanitari causati dalla centrale a carbone, i limiti previsti dal D. L. 155/2010 sono purtroppo fortemente superiori rispetto a quelli raccomandati nel 2006 dall’ OMS per la tutela della salute dei cittadini.
Eppure l’ applicazione dei limiti consigliati dall’ OMS eviterebbe in Europa ogni anno ben 350 mila morti premature.
Tanto per fare un esempio pratico, la mortalità per infarto o per ictus nella popolazione femminile non fumatrice in età postmenopausale si dimezzerebbe adottando i limiti previsti dall’ OMS piuttosto che i limiti Italiani.
Già in occasione della presentazione dello Studio IST Arpal il 17 luglio 2008 abbiamo avuto modo di sottolineare come i dati di inquinamento presentati, pur essendo in alcuni casi rispettosi dei limiti di legge, erano però molto superiori rispetto ai limiti raccomandati dall’ OMS, talora anche superiori di dieci, venti volte per quanto riguarda i superi giornalieri.
Sempre in occasione della presentazione dello studio IST – ASPAL il 17 luglio 2008, fu dichiarato, e queste dichiarazioni furono riportate dai giornali e sul portale della giunta regionale, che lo studio non dimostrava rischi per la popolazione derivanti dall’ inquinamento, con particolare riferimento alla centrale a carbone di Vado Ligure.
Questo studio viene tutt’ ora spesso riportato da Tirreno Power per legittimare le loro rassicurazioni sull’ assoluta compatibilità della centrale a carbone con la salute dei cittadini.
Ma l’Ordine dei Medici di Savona denunciò subito e ripetutamente come tali studi presentassero un numero tale e così grave di distorsioni metodologiche da non poter affatto essere utilizzato per gli scopi propagandati dalla giunta regionale.
Tale affermazione fu poi ampiamente confermata sempre al TGR dal dottor Valerio Gennaro, anch’ egli epidemiologo dell’ IST.
Questi comportamenti opachi hanno profondamente minato la credibilità dell’ IST e delle istituzioni regionali nei confronti della opinione pubblica e degli stessi medici, tanto che in questo momento solo uno studio epidemiologico promosso dalla magistratura potrebbe fornire un riferimento credibile.
Con specifico riferimento a questo tipo di obiettivo gli studi epidemiologici sono ampiamente sostituiti dalle stime di impatto, che consentono di prevedere i costi esterni di una centrale elettrica, in termini di costi sanitari e ambientali, prima che essa sia costruita, a partire dai dati disponibili sulle emissioni e sulla popolazione residente ed esposta.
Questo naturalmente allo scopo di evitare di accorgersi troppo tardi degli errori commessi andando poi a contare quanti morti, quanti malati, quanti aborti spontanei, quanti ricoveri ospedalieri e così via ha causato la centrale in questione.
Tratto da Ansa.it
Consiglio regionale della Calabria approva mozione contro centrali carbone
Voto unanime su documento che si oppone a costruzione impianti
L'iniziativa ha fatto seguito alla discussione in atto in relazione alla realizzazione della centrale a carbone di Saline Ioniche, e alla riconversione dell'impianto termoelettrico di Rossano.
Il documento impegna il presidente Scopelliti e la Giunta ''affinche' si attivino presso il ministero dello Sviluppo economico per impedire la costruzione di impianti termoelettrici a carbone in tutta la Calabria''.(ANSA).

Tratto da Blogosfere
Il Grande Spirito dice basta al carbone.
Nella cultura Navajo, scavare la terra per estrarne risorse è come tagliarle la pelle, ed è un tradimento verso il dovere umano di custodirla e curarla. Ciò non ha impedito ai Navajos, che sono appunto umani, di sfruttare per decenni le miniere di carboneche si trovano sui loro territori.
Le miniere e gli impianti a carbone provvedono a 1500 posti di lavoro e ben un terzo del "PIL" della nazione Navajo, negli Stati di Arizona, New Mexico e Utah, ma negli ultimi anni, a causa delle molte restrizioni ambientali imposte dal governo, tali guadagni si sono ridotti anche del 20%.
Ora si torna a valorizzare la madre Terra e a pensare a come risanarla.
Si comincia dalle grandi fattorie eoliche, la prima delle quali sarà inaugurata in Arizona e fornirà energia a 20 mila famiglie
. Così ha commentato preoccupata l'industria del carbone:
Le miniere di Black Mesa hanno generato 12 miliardi di dollari in benefits economici diretti ed indiretti negli ultimi 40 anni, creato migliaia di posti di lavoro, mandato migliaia di studenti all'Università e reso il territorio 20 volte più produttivo che lo stato naturale. Le rinnovabili non ci arriveranno neanche vicino, a raggiungere benefici di questa portata.
Il sospetto è che i Navajos lo sappiano già, e si siano anche rassegnati di buon grado ad un downsizing del loro stile di vita (peraltro non certo eccezionale). Pensano di poter riutilizzare le terre più rovinate per i pannelli solari, e per fornire energia alla vicina California.
"Una volta che il carbone è stato estratto, non torna più.
Il solare, invece, sarà a lungo termine.", affermano.
Loro hanno capito che i lussi sono stati belli ma sono finiti, e .......anche che in cambio avranno un ambiente un po' più sano.
Minoranze?
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