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10 dicembre 2010

1)Tirreno Power, conferenza dei servizi: doppia delibera dei Comuni di Vado e Quiliano 2)Delibera del Comune di Pietra Ligure3) La posizione dell' IDV

Tratto da Ivg
Tirreno Power, conferenza dei servizi: doppia delibera dei Comuni di Vado e Quiliano

Vado Ligure. In vista dell’attesa Conferenza dei servizi deliberante sul progetto di ampliamento della centrale Tirreno Power i Comuni di Vado Ligure e Quiliano sono al lavoro per preparare e far approvare dai rispettivi Consigli comunali una delibera di ferma opposizione al progetto che prevede un aumento di 460MW con la realizzazione di un nuova unità a carbone.

Il documento conterrà le motivazioni di sempre che hanno spinto le due amministrazioni comunali a lavorare congiuntamente sul fronte dell’iter del progetto.

Nel corso del prossimo Consiglio comunale di Vado Ligure, in programma mercoledì 15 dicembre, alle ore, 15, in caso di convocazione presso l’AIA di Roma per il prossimo 20 dicembre verrà discusso anche il punto relativo all’esame all’Autorizzazione Integrata Ambientale per la centrale termoelettrica.

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA DELIBERA APPROVATA

IL 23 NOVEMBRE DALL' AMMINISTRAZIONE DI PIETRA LIGURE CONTRO "IL POTENZIAMENTO DELLA CENTRALE "

ALLEGATA ALLA DELIBERA C. C. n. 62 DEL 23.11.2010
PREMESSO CHE:
- nel maggio 2006 la Società Tirreno Power aveva avanzato alla Regione Liguria ed agli Enti Locali interessati(Legge n. 55 del 09.04.2002) la proposta di realizzare un nuovo gruppo di generazione di energia elettrica alimentato a carbone;
- le Amministrazioni Comunali di Vado Ligure, Quiliano, Savona, Bergeggi, Spotorno, Noli, Finale Ligure,Balestrino, Vezzi Portio, Albissola Marina, Celle Ligure, Altare, Carcare e Cairo Montenotte si sono espresse nettamente contro l’ampliamento a carbone della centrale elettrica di Vado Ligure;
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CONSIDERATO CHE:
- l’Unione Europea ha adottato il 9 marzo 2007 il documento “Energia per un mondo che cambia”,impegnandosi unilateralmente a ridurre le proprie emissioni di CO2 del 20% entro il 2020 ed aumentando nel contempo del 20% il livello di efficienza energetica e del 20% la quota di utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili all’interno del mix energetico;

- l’Unione Europea ha riaffermato tali impegni il 23 gennaio 2008 con l’approvazione del Pacchetto Energia-Cambiamento climatico che ha ridefinito il sistema delle quote di emissioni e promosso una diversa ripartizione degli sforzi da intraprendere per adempiere all’impegno comunitario a ridurre le emissioni di gas serra in settori non rientranti nel sistema comunitario di scambio delle quote di emissione (come i trasporti, l’edilizia, i servizi, i piccoli impianti industriali, l’agricoltura e i rifiuti);

- l’Unione Europea ha individuato nelle città il contesto in cui è maggiormente utile agire per realizzare una riduzione delle emissioni e una diversificazione dei consumi energetici, anche inconsiderazione del fatto che proprio le città rappresentano inoltre il luogo ideale per stimolare gli abitanti ad un cambiamento delle abitudini quotidiane in materia ambientale ed energetica , al fine di migliorare la qualità della vita e del contesto urbano;

VALUTATO CHE:
- il cambiamento climatico è uno delle principali problematiche che la nostra società si trova ad affrontare, così come evidenziato dall’allarme lanciato a livello mondiale per causa dell’effetto serra;
- la Regione Liguria contribuisce in maniera notevole alla produzione energetica nazionale e che da oltre 30 anni nella centrale termoelettrica Quiliano – Vado avviene una combustione a carbone;
- la convenienza economica del carbone rispetto agli altri combustibili è in realtà un minor costo per l’azienda che ne usufruisce, ma comporta elevati costi sociali, economici e sanitari per la comunità;

CONSIDERATO:
- la comprovata correlazione da studi internazionali tra emissioni inquinanti di polveri sottili, metalli pesanti e sostanze radioattive di una centrale a carbone nel raggio di 50 km;

- il maggior livello di mortalità standardizzata d’Italia per tumori totali in Provincia di Savona (2005) con il continuo incremento dell’incidenza di malattie cardiache e tumorali ed enormi costi sanitari a carico della Sanità regionale;

- i frequenti superamenti negli anni dei limiti di legge ed in particolare per le polveri sottili cancerogene e cardiotossiche Pm 10 e Pm 2,5, come indicato da misure satellitari di ESA (Agenzia Spaziale Europea) e da studi sui licheni;

TENUTO CONTO CHE:
- nella centrale elettrica di Vado Ligure la produzione di energia elettrica avviene attraverso gruppi a carbone e gruppi a gas naturale;
- i gruppi a gas naturale producono da soli un quantitativo di energia elettrica misurabile a quasi il doppio del fabbisogno energetico della Provincia di Savona;
- la centrale elettrica di Vado Ligure produce complessivamente un quantitativo di energia elettrica cinque volte superiore al fabbisogno della Provincia di Savona;
- il Piano Energetico Regionale non consente la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonte fossile di potenza superiore di 300 MgW;
- l’Italia ha ratificato la legge europea del 09.03.2007 (nota con il nome di 20-20-20) in cui si impegna a ridurre del 20% le emissioni di CO2 entro il 2020 (ossia fra 10 anni);
- la costruzione di una nuova centrale, che aumenterà le emissioni di CO2, contrasta fortemente con l’impegno alla riduzione della CO2 del 20% e con gli obiettivi indicati nella propria Politica Ambientale che questa Civica Amministrazione intende raggiungere;
VISTO CHE:
- appare possibile la combustione di rifiuti CDR nei gruppi a carbone con il rischio di un peggioramento di emissioni di inquinanti (diossine e metalli pesanti);
- i gruppi a carbone, tuttora in funzione, sono obsoleti e non utilizzano le migliori tecnologie disponibili (BAT) producendo un eccessivo inquinamento;
CONSIDERATO che per Pietra Ligure la salubrità dell’ambiente è imprescindibile e che l’ambiente è una risorsa per tutti;
RICORDATO quanto asserito dall’art. 3 del D. Lgs. n. 4 del 16.01.2008 ossia “… ogni attività umana giuridicamente rilevante deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile al fine di garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future …”;

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SI PROPONE DI D E L I B E R ARE
1. di opporsi al progetto di ampliamento della Centrale a Carbone Tirreno Power situata nel Comune di Vado Ligure;
2. di richiedere l’uso, come combustibile, di energie rinnovabili o secondariamente l’uso del metano
3. di sollecitare una drastica riduzione delle emissioni inquinanti, le quali siano costantemente monitorate da enti pubblici che garantiscano una gestione trasparente degli impianti di controllo delle emissioni e della qualità dell’aria;
4. di dichiarare immediatamente eseguibile la presente deliberazione.

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Tratto da Ivg

Ampliamento Tirreno Power, la posizione dell’Italia dei Valori

Vado L. L’Italia dei Valori ritorna, in maniera critica, sul progetto di ampliamento della centrale Tirreno Power di Vado Ligure. L’Italia dei Valori – ha dichiarato il coordinatore regionale Idv Liguria Giovanni Paladini – intende manifestare una crescente preoccupazione in riferimento alla centrale di Vado. Ciò che lascia perplessi, più che l’ampliamento in sé, è la natura controversa dei vecchi comparti a carbone ancora funzionanti. Si tratta di una struttura logora e altamente inquinante: il tasso di mortalità per patologie tumorali e respiratorie in quelle zone è altissimo ed è impensabile proseguire lungo questa strada”.

In questi termini, nonostante le rassicurazioni ricevute da Tirreno Power sull’eco-compatibilità dei nuovi comparti, la nostra paura è quella che l’inquinamento prodotto dalle nuove strutture, seppur ridotto, vada semplicemente a sommarsi a quello attuale. Così facendo, il fatto che l’ampliamento abbia un minore impatto ambientale non ha alcuna rilevanza, continuando la centrale a carbone ad inquinare e ad affliggere la popolazione come è stato fatto sino ad ora, anzi di più – prosegue la nota. .......Leggi l'articolo integrale

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TRATTO DA "La Gazzetta del Sud"

Inquinamento Comune e Provincia condannate a risarcire un cittadino

Gli Enti ritenuti responsabili della mancata custodia, vigilianza e manutenzione dei luoghi

Piero Gaeta
Una sentenza destinata a fare discutere, quella emessa dal giudice di pace Francesco Palermo. Il magistrato onorario, infatti, ha condannato in solido Comune e Provincia a risarcire (4000 euro in totale, calcolando 500 euro ogni anno a partire dal 2002) il danno esistenziale patito da Eugenio Santucci a causa del degrado ambientale in cui è costretto a vivere – abitando in una casa di sua proprietà a circa cento metri dalla foce del torrente Menga – a causa della mancata custodia, vigilanza e manutenzione dei luoghi da parte Grassettodelle due Amministrazioni.
È ovvio che in questo caso non è tanto il quantum della decisione ad essere importante ma la decisione stessa assunta dal giudice di pace, che ha riconosciuto la responsabilità dei due Enti in quanto il Comune ha lo specifico compito di salvaguardare la salute pubblica; e la Provincia ha compiti sia in materia di Polizia idraulica a difesa del suolo sia riguardo al controllo sull'Ato 5 competente in materia.
«Le conseguenze dei fatti denunciati dal Santucci – scrive il giudice di pace – possono essere qualificate come danni da illecito ambientale che consistono in pregiudizi arrecati a singoli individui dall'illegittima immissione di sostanze nocive nell'ambiente o derivanti dalla violazione di procedure specifiche previste a tutela dell'ambiente nel suo complesso».
Il giudice Palermo annota pure che «si tratta di un genere di illecito che, incidendo negativamente sul pieno e libero svolgimento della personalità di un individuo nonché sul diritto alla salute e a vivere in un ambiente sano» e che esistono numerose sentenze della Corte di Cassazione in merito da cui discende che «il danno subito dal sig. Santucci a causa della prolungata inerzia degli Enti può certamente essere ricondotto nell'alveo del danno non patrimoniale».
Da quanto enucleato nel corso del processo si può affermare che «è certo che il servizio di depurazione delle acque, per lungo tempo, non ha funzionato per come avrebbe dovuto determinando la conseguenza che i reflui non depurati confluivano in mare attraverso il torrente Menga, con evidenti conseguenze in termini di qualità della vita e con lesione di interessi e diritti costituzionalmente garantiti, quale la salute, la salubrità dell'aria e la pulizia del mare».
E non finisce qui. Secondo il giudice di pace, infatti, Santucci «ha subito anche una grave perdita determinata dal mancato godimento delle risorse naturali, patrimonio dell'umanità».
Inquietante la conclusione della sentenza. Scrive il dott. Palermo: «L'incessante protrarsi della situazione di degrado ambientale per un lasso di tempo così lungo ha compromesso la vita e la salute del Santucci, della sua famiglia e di tutta la popolazione stanziata nelle zone contingue alla sua abitazione, arrencando elevato nocumento anche in considerazione della prolungata esposizione ai rischi di malattie e infezioni.
I fatti lamentati appaiono ancora più deprecabili di fronte all'assoluta incessante inerzia delle due Amministrazioni di fronte a tale scempio ambientale»

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