
UN GOVERNO INADEGUATO A CAMBIARE ANCHE L'ENERGIA DI QUESTO PAESE
Il Governo, per voce del Ministro Romani, vorrebbe delineare questo autunno un grande piano energetico nazionale, convocando una Conferenza nazionale sull'energia, di cui però ad oggi ancora non si sa nulla e che peraltro viene annunciata dai tempi di Scajola. Semmai si farà, questo evento fa pensare ad un’ennesima passerella di personaggi con esiti finali fumosi e dove l’ultima parola l’avranno probabilmente i grandi dell’energia. Insomma, non c'è aspettarsi nulla di buono.
Questo governo è assolutamente estraneo a qualsiasi idea di rivoluzione energetica, alle fonti rinnovabili, all’efficienza energetica. Manca soprattutto di qualsiasi progetto di politiche industriali e per gli investimenti nella ricerca hi-tech, che anzi elimina senza valutarne i possibili benefici di medio termine. E’ ossessionato esclusivamente dalla quantità degli incentivi alle energie pulite e per questo, con la scure, li taglia, li sospende, li mette in dubbio, turbando mercato e operatori. Le rinnovabili e l’efficientamento del sistema energetico e dei consumi sono stati finora considerato un peso (ricordate il tentativo di Tremonti di abolire dall'oggi al domani la detrazione del 55%?), anziché un’opportunità, sia per il governo ma anche per una parte della Confindustria.
Ogni azione di questi anni ha dimostrato l’inadeguatezza al compito, a cominciare dal primo suo atto, cioè il rilancio del nucleare, che avrebbe affossato ogni speranza e slancio allo sviluppo delle energie pulite, nonostante alcuni commentatori si ostinavano a rassicurare che ci sarebbe stato spazio per tutti. Una balla colossale.
Per fortuna il pericolo del ritorno all’atomo sembra scongiurato, ......
...vanno ancora messe le basi per il raggiungimento di un obiettivo molto ravvicinato e cogente, come quello che ci obbliga entro il 2020 a ridurre le emissioni del 20% e coprire il 17% dei consumi finali di energia finali con le energie rinnovabili. Ma anche di pensare ad una transizione energetica in cui le rinnovabili siano in grado di coprire la quasi totalità dei consumi di energia per metà secolo.
Il governo è schiacciato da una crisi che non comprende ancora ed è in tutt’altre faccende affaccendato, ma proprio perché lontano da questo mondo non capisce che una strategia per ammorbidire la crisi e provare a ridare fiato a questo paese sta proprio nel dirottare risorse e competenze nella direzione di un cambio di paradigma nel campo dell’energia. I settori della green economy negli ultimi anni di crisi in Italia hanno significato 2, forse 3 punti di Pil.
Alcuni operatori delle rinnovabili e dell’efficienza energetica potrebbe temere che le prossime scadenze (decreti attuativi, aggiornamento del piano d'azione nazionale al 2020, burden sharing, ecc.) possano essere disattese con una caduta del governo. Siamo proprio certi che questi atti saranno ben costruiti con questo esecutivo, per giunta in profonda crisi? Sarebbe capace di fornire quel quadro di certezze che gli operatori richiedono? Coinvolti in questi settori ormai, direttamente e indirettamente (lo dice anche Confindustria) ci sono diverse centinaia di migliaia di persone, che hanno il diritto di trovare una sponda nella politica nazionale e locale.
Purtroppo anche parte dell’opposizione del centro-sinistra, non è sufficientemente attenta a questa tematiche. Finora non si è vista nessuna proposta, se prescindiamo da quelle recente degli Ecodem che parla di un incremento del 20% dell’efficienza energetica entro il 2020, di coprire al 2030 almeno il 30% dei consumi di energia totali con le rinnovabili e di ridurre dell’80% le emissioni al 2050. Tutte idee buone per un nuovo modello di economia low carbon che però vanno riempite di disposizioni operative e di concretezza. Ma cosa ne pensa la parte “non eco” del Partito Democratico? Molti dirigenti non hanno familiarità con la green economy, la citano a volte come uno slogan, ma sono tuttora fermi alle grandi opere, al trasporto su gomma e alle infrastrutture che esso richiede, agli inceneritori.
Cosa ne pensano nel Pd e nel centro sinistra del carbone, del ruolo pubblico delle aziende energetiche legate agli enti locali, della raccolta differenziata spinta, delle smart grid, della riqualificazione energetica del parco edilizio? Sarebbe interessante sapere inoltre qual è la loro visione per un nuovo modello di società e di sistema dei consumi che sappia rispondere all’inestricabile legame, che si farà sempre più stretto, tra crisi energetica, ambientale ed economica.
In attesa di una nuova classe politica e dirigente proiettata nel futuro, non è il caso che una spinta per il cambiamento venga richiesta con maggior forza e con proposte concrete anche dal basso?
Ilva, lavoro contro salute: rapporto shock del Noe di Lecce
l rapporto dei carabinieri di Lecce è un macigno. La procura accusa la proprietà di disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose, inquinamento atmosferico. Ma la struttura occupa 11.500 persone e produce il 70% del pil della provincia
“Si ritiene necessaria l’emissione di un provvedimento cautelare reale, diretto all’evitare di protrarsi di attività illecite descritte nell’arco di 40 giorni di monitoraggio. È altresì fondamentale richiamare l’azienda agli obblighi di legge”. Il rapporto del Nucleo Operativo Ecologico (Noe) di Lecce (di cui Il Fatto è in possesso) è un macigno, perché l’azienda di cui si riferisce ai pm di Taranto è l’Ilva. Si richiede il sequestro dell’impianto di Taranto, che occupa 11.500 persone e produce il 70% del pil della provincia
Lavoro contro salute: la gente sa che l’inquinamento entra nei suoi polmoni, con ogni respiro. Hanno paura gli abitanti e i lavoratori dell’Ilva, stretti tra il posto di lavoro e le giornate passate a 50 gradi nella cokeria. Timori confermati dalla Procura: disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose, inquinamento atmosferico sono i reati per i quali sono indagati tra gli altri Emilio Riva, 84 anni, presidente dell’Ilva sino al 2010, e Nicola Riva, attuale presidente. Accuse che gli imprenditori respingono (Il Fatto ieri ha cercato di raccogliere la versione dell’Ilva, senza risposta.
Difficile dire che cosa sia più pesante per i cittadini di Taranto che vivono all’ombra dei 220 metri della ciminiera E 312 (la più alta d’Europa)il 5 luglio è stata chiusa l’istruttoria per dotare l’Ilva del certificato Aia, l’Autorizzazione Integrata Ambientale. In molti hanno gridato a una vittoria per l’ambiente e la salute. Ma ecco arrivare l’allarme dei Noe.Leggi tuttoTratto da Il FattoQuotidiano dall'articolo di Ferruccio Sansa
Ilva, chiesto sequestro dell’impianto di Taranto. Ma il lavoro continua
Tratto da Adnkronos

(Adnkronos) - Il processo in corso per disastro ambientale. Il presidente Coppola: primo passo per il raggiungimento di una giustizia
Roma, 28 lug. (Adnkronos) - "Codici Ambiente è stato ammesso parte civile nel procedimento penale contro la Solvay, una multinazionale chimica presente anche ad Alessandria la cui attività è concentrata nei settori chimico e materie plastiche". Lo riferisce lo stesso Codici, spiegando che "il procedimento è per disastro ambientale". "A Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, il sito del polo chimico di proprietà della multinazionale Solvay è da anni nell'occhio del ciclone ma la vicenda relativa all'inquinamento ambientale e ai danni alla salute è diventata di dominio pubblico grazie alla trasmissione televisiva 'Le Iene' - ricorda Codici -
La trasmissione denunciava proprio l'inquinamento ambientale derivato dall'attività incondizionata della Solvay e la presenza di sostanze cancerogene nel terreno circostante il polo e nei muri della fabbrica. Parliamo del cromo esavalente un ossidante dai noti effetti tossici e cancerogeni"........
"Il disastro ecologico è evidente - dichiara Ivano Giacomelli, segretario nazionale del Codici che in qualità di avvocato segue la vicenda - e siamo soddisfatti anche perché questo genere di procedimenti è difficile che in Italia abbiano un riscontro positivo; vogliamo un inasprimento delle pene, le sanzioni per reati contro l'ambiente sono spesso di natura contravvenzionale".
"La costituzione come parte civile è un primo passo per il raggiungimento di una giustizia ambientale che spesso, purtroppo, nel nostro Paese è fortemente ostacolata e difficile da raggiungere - conclude Valentina Coppola, presidente Codici Ambiente - Disastri ambientali simili a quello di Alessandria non sono purtroppo rari da trovare in Italia". "Dal canto nostro - ha concluso - ci costituiremo in tutti i procedimenti che sono a carico di industrie e stabilimenti che concorrono all'inquinamento e a disastri ambientali poi difficili da sanare. Ci costituiremo contro tutti quei soggetti che perseguono il profitto e gli interessi privati a scapito del bene pubblico e della tutela ambientale".
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