Tratto da Zeroemission
Mercurio nei terreni intorno alle centrali elettriche a carbone
Negli Stati Uniti, l’analisi di campioni di terreno nelle aree circostanti le centrali mostra gli effetti locali di un inquinamento estremamente pericoloso per la salute dell’uomo.
Indianapolis, St. Louis, Detroit, Buffalo, Richmond e Providence sono città degli Stati Uniti orientali che hanno in comune il fatto di ospitare una centrale a carbone. Uno studio condotto dai ricercatori della Indiana University-Purdue University Indianapolis (IUPUI) ha mostrato un altro tratto in comune: un elevato inquinamento da mercurio dei terreni.
L’articolo comparso nel numero di luglio della rivista Water, Air & Soil Pollution indica che quantità misurabili di mercurio emesse dalle centrali a carbone si depositano nel terreno e di conseguenza entrano nei bacini idrografici fino a contaminare i pesci e a renderli dannosi per l’alimentazione umana.
Si tratta di un inquinamento molto pericoloso, come sottolinea Gabriel M. Filippelli, professore di scienze della terra alla School of Science della IUPUI e autore dello studio. «Il mercurio prodotto dalle centrali a carbone – spiega Filippelli – è già stato rinvenuto nei ghiacci del Polo Nord e del Polo Sud, così era già noto che l’impatto di questo inquinante si estende a livello globale; prima d’ora però non si erano mai approfondite le conseguenze ambientali nelle città, nei sobborghi e nelle aree rurali nelle vicinanze di specifiche centrali».
Ora abbiamo un quadro più preciso di questo tipo di inquinamento e una migliore conoscenza dei pericoli che corrono le popolazioni locali.Questa consapevolezza, secondo lo studioso, dovrebbe portare a riconsiderare l’utilizzo di questa fonte energetica. Apparentemente si tratta di energia prodotta a basso costo, ma nessuno considera l’impatto di queste centrali sulla salute umana. Filippelli boccia questo approccio miope e lo bolla, senza mezzi termini, come «falsa economia». (r.t.)
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Mercurio, l’ambiente ha un nemico in più
........Negli anni, gli studi sulle conseguenze sull’ambiente e la vita umana della contaminazione da mercurio hanno messo in allarme gli scienziati di tutto il mondo. Tanto che, non più tardi di qualche mese fa, è stato deciso di creare il Global Mercury Observation System (Gmos), un osservatorio mondiale in grado di monitorare l’inquinamento provocato dall’elemento.
Tutti siti saranno collegati in tempo reale al centro di acquisizione ed elaborazione dati presso la sezione di Rende dell’Iia-Cnr, che coordina il progetto e fornirà i dati alla Commissione Europea e alle maggiori istituzioni internazionali.”Si realizzerà il primo osservatorio al mondo per studiare le dinamiche del mercurio atmosferico a scala globale, direttamente o indirettamente riconducibili alle emissioni inquinanti di centrali termoelettriche, inceneritori, impianti siderurgici e industriali” .....
È in corso un’indagine della magistratura sulla deposizione di polveri di carbone nei terreni prossimi al nastro trasportatore. Le poveri di carbone sono state largamente studiate per i loro effetti sui lavoratori delle miniere di carbone. Se ne conosce perfettamente la composizione, peraltro molto complessa, costituita da una parte organica ed una minerale.
Nella parte organica oltre la componente tipica (lignite piuttosto che bituminoso o antracite) vi sono metano, fenoli, benzene, idrocarburi policiclici aromatici. La parte minerale è costituita prevalentemente da ossidi di silicio (quarzo) che si ritengono i principali responsabili degli effetti dannosi a carico del sistema respiratorio. Un lungo elenco di metalli è presente in tracce e tra questi l’arsenico, il nickel ed il berillio ed il mercurio.
Dalle cronache non sembra che il mercurio sia stato ricercato nelle diverse analisi condotte. A differenza degli altri minerali è difficile che, se presente, possa essere attribuito a fonti diverse dalle attività energetiche.
Il mercurio è un metallo molto tossico per l’uomo anche perché tende ad accumularsi negli organismi viventi. I suoi danni si esplicano principalmente a livello del sistema nervoso.
Il carbone impiegato come combustibile ne contiene mediamente 0.3 mg per ogni chilogrammo. Dal 15-30% del mercurio viene emesso in atmosfera mentre la restante percentuale rimane nelle ceneri pesanti che vengono generalmente impiegate per la produzione di materiale edilizio. Altri componenti degni di nota delle emissioni da combustione del carbone sono gli elementi radioattivi.
Il 90% degli elementi radioattivi emessi dalle centrali a carbone è costituito dal 210 Polonio e dal 210 Piombo.
Il primo impiega più di quattro mesi a dimezzare la propria radioattività, il secondo 22 anni. Il che significa che quando una particella di 210-Piombo, trasportata dalle polveri emesse dalle centrali, si deposita nei polmoni o in qualsiasi parte del nostro organismo, irradierà le nostre cellule per buona parte della nostra vita.
Non devo ricordare a nessuno che le radiazioni sono cancerogene.
Secondo uno studio dell’agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT), la via principale di ingresso nell’organismo umano delle sostanze radioattive emesse dalle centrali a carbone è l’ingestione, cioè l’alimentazione, che complessivamente rappresenta il 78 – 98% di tutte le possibili vie di contaminazione, se si utilizzano, secondo alcuni modelli di simulazione, solo prodotti locali. “I prodotti alimentari più significativi ai fini della valutazione della dose di radiazioni sono i cereali e gli ortaggi. In funzione della distanza il contributo alla dose dovuta all’alimentazione diminuisce leggermente, mentre aumenta sensibilmente il contributo dovuto all’inalazione (cioè alla respirazione, ndr) dalla nube. Si noti che, data l’altezza delle ciminiere degli impianti a carbone, il contributo dovuto all’inalazione risulta trascurabile (meno dello 0.1%) a 500 m, ma cresce rapidamente con la distanza raggiungendo circa il 20% a 10 km. Tranne il contributo dovuto all’irraggiamento gamma dai radionuclidi depositati al suolo (1.3-1.8%), le altre vie d’esposizione non danno un contributo significativo”.
Ma qualcuno ha misurato la radioattività al suolo e nei prodotti agricoli?
Tratto da Doctor 33
MERCURIO CARBONE E DANNI NEUROLOGICI AI BAMBINI
Di Giovanni Ghirga
I risultati di uno studio presentato il 7 novembre scorso al Congresso Annuale dell’American Public Health Association, svoltosi a Washington, D.C., mettono in guardia contro il consumo di pesce proveniente da acque vicine a centrali a carbone. Lo studio è stato effettuato a Pittsburgh, Pennsylvania, USA, in un’area situata lungo la direzione dei venti prevalenti rispetto ad una centrale a carbone. Gli studiosi hanno trovato nel tessuto dei pesci di questa zona un alto contenuto di mercurio e selenio, due ben noti inquinanti emessi dalla combustione del carbone.
Di particolare interesse è il fatto che, nel caso di emissioni importanti, l’inquinamento interessava anche aree verso le quali non spiravano i venti prevalenti.
I ricercatori hanno messo in evidenza come l’ingestione di pesce contaminato da mercurio avrebbe aumentato di molto il rischio di danni neurologici nei bambini quali ritardo mentale, difficoltà di apprendimento, ritardo dello sviluppo neurologico, deficit del linguaggio, della funzione motoria, dell’attenzione e della memoria. L’ingestione di pesce “al mercurio” può causare oltre a danni neurologici, malattie cardiocircolatorie e malformazioni congenite.
Non è possibile valutare la quantità di mercurio che, in seguito alla combustione del carbone, una delle fonti più importanti di inquinamento da mercurio, verrà immessa nell’aria in forma ossidata ed in forma elementare. La prima porrà un rischio di inquinamento da mercurio per le popolazioni che risiedono in un raggio di centinaia di km dalla centrale a carbone; le emissioni di mercurio in forma elementare causeranno invece un danno su scala mondiale (U.S. Department of Energy National Energy Technology Laboratory – Five Year Research Plan on Fine Particulate Matter in the Atmosphere. FY2001-FY2005).
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