Tratto da Energia 24 
Iea: l'energia è "sporca" come quella di vent'anni fa
I progressi delle tecnologie pulite sono troppo lenti per combattere i cambiamenti climatici
Non basta il boom delle fonti rinnovabili: l’economia verde mondiale è 
in una fase di stallo, secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia 
internazionale dell’energia (International energy agency), rilasciato di
 recente. Non è la prima volta che la Iea segnala l’inerzia degli 
investimenti nelle tecnologie pulite. Diversi campanelli d’allarme erano
 già suonati, per segnalare 
che di questo passo sarà impossibile mantenere l’aumento della temperatura terrestre entro due gradi centigradi, la soglia considerata accettabile dalla comunità scientifica per evitare cambiamenti climatici irreversibili. Stavolta, però, l’ammonizione della Iea è ancora più severa, perché utilizza un nuovo indice per misurare l’inquinamento globale.
 Ebbene, il risultato 
assai poco confortante è che l’energia prodotta è “sporca” come quella 
di vent’anni fa. Difatti, l’intensità del carbonio nel settore 
energetico è rimasta pressoché immutata, da una media di 2,39 tonnellate
 di CO2 per tonnellata equivalente di petrolio nel 1990 a 2,37 
nel 2010.
 «Questa mancanza di progressi deve servire da sveglia», ha dichiarato 
Maria van der Hoeven, direttore esecutivo dell’Agenzia. «Non possiamo 
affrontare altri vent’anni di apatia. Dobbiamo accelerare rapidamente 
verso le tecnologie a basse emissioni di CO2, se vogliamo evitare un 
surriscaldamento planetario potenzialmente catastrofico, ma dobbiamo 
anche abbandonare più velocemente le fonti fossili inquinanti». Anche 
Assoelettrica ha definito “una doccia fredda” il rapporto della Iea, 
Tracking clean energy progress 2013. Perché nonostante la crescita 
impetuosa del fotovoltaico (+42% dal 2011 al 2012) e dell’eolico (+19%),
 la riduzione complessiva della CO2 emessa nell’atmosfera è 
impercettibile.
Ebbene, il risultato 
assai poco confortante è che l’energia prodotta è “sporca” come quella 
di vent’anni fa. Difatti, l’intensità del carbonio nel settore 
energetico è rimasta pressoché immutata, da una media di 2,39 tonnellate
 di CO2 per tonnellata equivalente di petrolio nel 1990 a 2,37 
nel 2010.
 «Questa mancanza di progressi deve servire da sveglia», ha dichiarato 
Maria van der Hoeven, direttore esecutivo dell’Agenzia. «Non possiamo 
affrontare altri vent’anni di apatia. Dobbiamo accelerare rapidamente 
verso le tecnologie a basse emissioni di CO2, se vogliamo evitare un 
surriscaldamento planetario potenzialmente catastrofico, ma dobbiamo 
anche abbandonare più velocemente le fonti fossili inquinanti». Anche 
Assoelettrica ha definito “una doccia fredda” il rapporto della Iea, 
Tracking clean energy progress 2013. Perché nonostante la crescita 
impetuosa del fotovoltaico (+42% dal 2011 al 2012) e dell’eolico (+19%),
 la riduzione complessiva della CO2 emessa nell’atmosfera è 
impercettibile. 
che di questo passo sarà impossibile mantenere l’aumento della temperatura terrestre entro due gradi centigradi, la soglia considerata accettabile dalla comunità scientifica per evitare cambiamenti climatici irreversibili. Stavolta, però, l’ammonizione della Iea è ancora più severa, perché utilizza un nuovo indice per misurare l’inquinamento globale.
 Ebbene, il risultato 
assai poco confortante è che l’energia prodotta è “sporca” come quella 
di vent’anni fa. Difatti, l’intensità del carbonio nel settore 
energetico è rimasta pressoché immutata, da una media di 2,39 tonnellate
 di CO2 per tonnellata equivalente di petrolio nel 1990 a 2,37 
nel 2010.
 «Questa mancanza di progressi deve servire da sveglia», ha dichiarato 
Maria van der Hoeven, direttore esecutivo dell’Agenzia. «Non possiamo 
affrontare altri vent’anni di apatia. Dobbiamo accelerare rapidamente 
verso le tecnologie a basse emissioni di CO2, se vogliamo evitare un 
surriscaldamento planetario potenzialmente catastrofico, ma dobbiamo 
anche abbandonare più velocemente le fonti fossili inquinanti». Anche 
Assoelettrica ha definito “una doccia fredda” il rapporto della Iea, 
Tracking clean energy progress 2013. Perché nonostante la crescita 
impetuosa del fotovoltaico (+42% dal 2011 al 2012) e dell’eolico (+19%),
 la riduzione complessiva della CO2 emessa nell’atmosfera è 
impercettibile.
Ebbene, il risultato 
assai poco confortante è che l’energia prodotta è “sporca” come quella 
di vent’anni fa. Difatti, l’intensità del carbonio nel settore 
energetico è rimasta pressoché immutata, da una media di 2,39 tonnellate
 di CO2 per tonnellata equivalente di petrolio nel 1990 a 2,37 
nel 2010.
 «Questa mancanza di progressi deve servire da sveglia», ha dichiarato 
Maria van der Hoeven, direttore esecutivo dell’Agenzia. «Non possiamo 
affrontare altri vent’anni di apatia. Dobbiamo accelerare rapidamente 
verso le tecnologie a basse emissioni di CO2, se vogliamo evitare un 
surriscaldamento planetario potenzialmente catastrofico, ma dobbiamo 
anche abbandonare più velocemente le fonti fossili inquinanti». Anche 
Assoelettrica ha definito “una doccia fredda” il rapporto della Iea, 
Tracking clean energy progress 2013. Perché nonostante la crescita 
impetuosa del fotovoltaico (+42% dal 2011 al 2012) e dell’eolico (+19%),
 la riduzione complessiva della CO2 emessa nell’atmosfera è 
impercettibile. 
Dal settore energetico provengono due terzi dei gas serra a livello 
mondiale: quindi occorre agire su due fronti. Da un lato, impiegare 
sempre più fonti rinnovabili; dall’altro, migliorare l’efficienza in 
tutti i campi (attività industriali, trasporti, riscaldamento domestico e
 così via) per diminuire la domanda di elettricità e calore. Solo così 
potrà calare la fame di energia, soprattutto nei Paesi emergenti di più 
recente industrializzazione, di cui la Cina è capofila. Così la Iea 
punta l’indice contro il carbone. Questa fonte continua a dominare la 
crescita della nuova potenza installata nel mondo, avendo sorpassato 
largamente le rinnovabili negli ultimi dieci anni.....
....Le industrie, continua il rapporto dell’Agenzia, potrebbero avanzare parecchio nell’efficienza, riducendo i consumi energetici fino al 30% semplicemente installando le migliori tecnologie disponibili.
I rimedi, in sintesi, sono questi: eliminare i sussidi alle fonti fossili, includere i costi ambientali (soprattutto le emissioni di CO2) nei prezzi dei combustibili, puntare sull’efficienza che è il “carburante nascosto” secondo la Iea, sostenere con incentivi la mobilità sostenibile.
....Le industrie, continua il rapporto dell’Agenzia, potrebbero avanzare parecchio nell’efficienza, riducendo i consumi energetici fino al 30% semplicemente installando le migliori tecnologie disponibili.
I rimedi, in sintesi, sono questi: eliminare i sussidi alle fonti fossili, includere i costi ambientali (soprattutto le emissioni di CO2) nei prezzi dei combustibili, puntare sull’efficienza che è il “carburante nascosto” secondo la Iea, sostenere con incentivi la mobilità sostenibile.
Leggi anche
Come ha rilevato il Fondo monetario internazionale, gli aiuti statali per le fonti tradizionali sono controproducenti
I sussidi all’energia tradizionale sono dannosi e inefficienti. L’ultima
 crociata contro gli aiuti statali alle fonti fossili (prodotti 
petroliferi, gas e carbone) arriva direttamente dal Fondo monetario 
internazionale: se, da un lato, essi servono a mantenere bassi i prezzi a
 tutto vantagio dei consumatori, dall'altro rappresentano dei costi 
spesso insostenibili. Non è soltanto una competizione con le tecnologie 
verdi che, come sappiamo, dall’Agenzia internazionale dell’energia, 
ricevono molti meno contributi dei combustibili tradizionali. 
Secondo la
 Iea, azzerando i sussidi “sporchi” entro il 2020, la domanda mondiale 
di energia calerebbe di almeno il 4% a quella data. Anche l’Europa sta 
pensando di seguire questa direzione. L’ultimo programma d’azione 
ambientale (Eap, Environment action program) ha evidenziato che il 
Vecchio Continente potrebbe risparmiare 25 miliardi di euro l’anno, dopo
 aver rimosso i benefici fiscali sulle fonti più inquinanti. Continua su Energia 24





 














 
 















