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07 novembre 2014

Greenpeace, Legambiente ,WWF : CENTRALE A CARBONE DI VADO LIGURE: NO A INTERVENTI LEGISLATIVI PER LEGALIZZARE L’INQUINAMENTO


CENTRALE A CARBONE VADO LIGURE: NO A INTERVENTI LEGISLATIVI PER LEGALIZZARE L’INQUINAMENTO

L’era del carbone e dei grandi impianti termoelettrici nelle città è finita


Greenpeace, Legambiente e WWF si oppongono decisamente a provvedimenti legislativi tesi a far riaprire la centrale a carbone di Vado Ligure. Nel caso fosse confermato quanto fonti sindacali indirettamente attribuiscono al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, si tratterebbe di un'ingerenza gravissima, visto che su quell'impianto pende un'indagine della magistratura perché si ritiene che la centrale abbia provocato 442 morti tra il 2000 e il 2007.

La materia del contendere è la proposta di interventi da parte dell’azienda per ottenere la riapertura della centrale, dopo le recenti indagini della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Savona, sugli impatti sanitari ed ambientali e il conseguente decreto di sequestro dei due gruppi a carbone da parte del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Savona in data 11 marzo 2014. Greenpeace, Legambiente e WWF ritengono che il nuovo assetto impiantistico proposto non preveda affatto l’adeguamento delle emissioni dell’impianto a quelle associate alle migliori tecnologie disponibili (cd. BAT) previste dal documento europeo sui grandi impianti di combustione (cd. Bref) per gruppi alimentati a carbone. Peraltro, l’ubicazione dell’impianto a ridosso delle aree residenziali di Vado Ligure e Quiliano, imporrebbe l’applicazione di valori di emissione degli inquinanti più rigorosi di quelli associati alle migliori tecnologie disponibili.

La comunità scientifica afferma che certi impianti dovrebbero essere assolutamente allontanati dalle zone densamente abitate, anche se realizzati avvalendosi degli standard tecnici più elevati per contenere -per quanto possibile- comunque poco, nel caso del carbone- le emissioni nocive.

Due giorni fa anche l’Amministratore Delegato di Enel, nel corso di un’audizione alla commissione industria del Senato, ha affermato che le centrali a carbone Enel di Genova, Bari e Livorno «non sono più pensabili come siti produttivi, perché si trovano dentro agglomerati urbani, quindi non c’è possibilità di riconversione a nessuna tecnologia». Un ragionamento, quello fatto dal numero uno di Enel, che Greenpeace, Legambiente e WWF ritengono debba essere applicato al caso dell’impianto di Vado Ligure di proprietà Tirreno Power che si colloca nel pieno centro abitato e i cui impatti sulla salute sono tristemente noti e confermati da analisi epidemiologiche.
Le associazioni ambientaliste comprendono l’esigenza dei lavoratori di Vado Ligure di mantenere il posto di lavoro, ma questo non può avvenire facendo riaprire una centrale vecchia e inquinante che usa il combustibile più dannoso per salute, clima e ambiente: una centrale che è comunque destinata a chiudere anche per gli impegni europei e internazionali di limitare le emissioni di CO2.
 Proprio nei momenti di crisi si dovrebbe avere il coraggio di proporre e perseguire un nuovo modello energetico, che offre prospettive anche occupazionali ben più ampie e durature e non, invece, sfruttare(e far sfruttare) la paura e la disperazione sociale per fare accettare al cittadino anche le ipotesi più retrograde.
Il sindacato non può allentare la visione che pure proclama a livello internazionale e nazionale quando si tratta di darvi applicazione concreta sul territorio: Il sindacato è spesso capace di proposte ben più innovative, e in questo caso dovrebbe difendere il lavoro - come è sua vocazione fare - invece di un modello ottocentesco di occupazione che sin d'ora appare comunque un vicolo cieco. 
Occorre, invece, tutti insieme ripensare il futuro di questi siti produttivi puntando sull’innovazione energetica che può garantire risvolti occupazionali più duraturi nel tempo.



Roma, 7 novembre 2014


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