“Il costo del carbone?
Le nostre vite”.
Tratto da Re-common
CENTRALE DI PLOMIN IN ISTRIA, L’ENNESIMO SCEMPIO A CARBONE
La manifestazione davanti a Plomin.o
[di Antono Tricarico]
“Il costo del carbone? Le nostre vite”.
Così recitava lo striscione issato ieri mattina dagli attivisti di Zelena Istria nel campo antistante la centrale termoelettrica a carbone di Plomin, in Istria. Tra le sagome nere che ricordavano i morti nelle miniere e nelle vicinanze delle centrali a carbone, gli attivisti croati hanno dato spazio ai racconti di Danilo Urrea, rappresentante di Censat/Friends of the Earth Colombia.
La polvere nera colombiana, estratta a caro prezzo per le popolazioni locali nelle regioni di La Guajira e del Cesar, arriva infatti anche a Plomin. Lo stesso carbone che Enel e altre società italiane continuano a importare per far funzionare le nostre centrali. Tutto ciò nonostante da anni gli attivisti colombiani ed europei abbiano reso pubblico quel che succede nell’inferno minerario del Paese sudamericano, chiedendo di porre fine a questa “relazione pericolosa”.
La centrale croata di Plomin dispone già di due gruppi a carbone, rispettivamente di 110 e 200 megawatt. Gli ambientalisti contestano la decisione del governo, datata 2012, di accordare il permesso per la costruzione di un terzo gruppo da ben 500 megawatt. Zelena Istria ha mosso un ricorso amministrativo contro la decisione perché il provvedimento violerebbe il piano di sviluppo regionale, che esclude la costruzione di nuovi impianti termoelettrici di grande taglia. Ma il tribunale amministrativo della regione non ha ritenuto ammissibile il caso.
Gli ambientalisti si sono poi rivolti alla Corte Costituzionale. Ma le grane per i proponenti del progetto (in misura paritaria la società elettrica pubblica HEP e la giapponese Marubeni) non sono finite qui. Le due compagnie hanno negoziato un accordo di acquisto dell’energia da parte della stessa HEP a prezzi molto vantaggiosi. Forse troppo, tant’è che il contratto è sotto esame da parte delle istituzioni comunitarie perché questi possibili aiuti di stato violerebbero le normative sulla concorrenza. La scorsa settimana il nuovo ministro dell’Ambiente croato ha espresso il suo sostegno a una moratoria sugli impianti a carbone. Un’affermazione inaspettata, ma da verificare, visto che la coalizione al governo non sembra avere la stessa opinione in merito.
Ormai non si contano le proteste e le denunce delle comunità locali che in Europa vivono intorno alle centrali a carbone. Voci che finalmente non cadono più nel vuoto, ma che iniziano ad essere raccolte da chi di dovere.
In Italia, per esempio, c’è il caso di Vado Ligure. ...... Gli esposti della popolazione locale alla magistratura di Savona sono stati raccolti nel 2009 e hanno avviato delle indagini senza precedenti. Nel marzo del 2014 si è proceduto al sequestro preventivo delle due unità a carbone...
Secondo la pubblica accusa questi decessi sarebbero avvenuti fra il 2000 e il 2007 a causa di malattie respiratorie e cardiovascolari riconducibili esclusivamente alle emissioni di alcuni inquinanti specifici della centrale.....
Nei prossimi mesi si deciderà se e quale processo inizierà a Savona.
A Plomin è stata rilanciata una nuova solidarietà lungo le vie del carbone a livello mondiale, per evitare che questo combustibile del passato porti nuove morti nel Sud come nel Nord globale. Una questione di giustizia, che nessuno può più ignorare.
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