Nuovo rapporto a cura di Influence Map
Così le lobby del petrolio ammazzano le leggi scomode
Nel 2015 l’industria del petrolio e del gas ha speso centinaia di milioni in pubbliche relazioni, campagne social, think tanks e fondazioni
(Rinnovabili.it) – Del riscaldamento globale non gli importa nulla: quello che vogliono davvero le grandi compagnie del petrolio è fermare la legislazione che imporrebbe loro restrizioni sul fronte dell’inquinamento. Altrimenti non avrebbero speso centinaia di milioni di dollari solo per far fallire o annacquare la legislazione climatica nel 2015.
Le cifre spese dalle Big Oil in operazioni di lobbying sono state calcolate dalla ONG londinese Influence Map, in un report appena uscito. Per valutare la “potenza di fuoco” dei gruppi di pressione, gli analisti inglesi hanno esaminato le spese di un campione rappresentativo delle più potenti aziende dell’industria globale dell’Oil&Gas: si va dall’American Petroleum Institute (API) alla Exxon, dalla Shell alla Western States Petroleum Association (WSPA), fino all’Australian Petroleum Production & Exploration Association (APPEA).
Il lavoro su questi 5 soggetti ha preso in considerazione una serie di attività volte ad influenzare la politica e manipolare il discorso pubblico sui cambiamenti climatici. Lo studio comprende il denaro speso per pubbliche relazioni, comunicazione sui social e pubblicità. In totale, questi 5 gruppi avrebbero speso 114 milioni di dollari l’anno scorso in operazioni di sabotaggio della legislazione ambientale.
....Le cifre pubblicate da Influence Map sarebbero ancora più alte se tenessero conto di tutti quei finanziamenti che le aziende riversano in organi come think tanks e fondazioni, tentando di mascherare i loro interessi con studi e valutazioni che esaltano il loro contributo all’economia dei Paesi.
Questo rapporto può contribuire a dare un’idea degli sforzi dell’industria del petrolio e del gas mette in campo per influenzare governi e opinione pubblica.
Proprio in questi ultimi giorni sta infatti fervendo il dibattito intorno al referendum sulle trivellazioni in mare, mentre uno scandalo scuote il governo, a seguito di un caso di lobbying che ha coinvolto il Ministro dello Sviluppo economico.
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