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09 febbraio 2017

Prof.Domenico Grimaldi :La salute e l’ambiente

Tratto da News sicilia.it

La salute e l’ambiente

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Già Ippocrate si occupava della ingerenza dell’ambiente, dei cibi e delle bevande nell’uomo, definendo tali influenze come “una penetrazione nell’uomo” tale da fare parte integrante dell’organismo stesso. Gli stessi umori di cui si compone l’uomo, sono la trasformazione dei cibi e delle bevande ingerite. Successivamente con Darwin fu ribadito il ruolo dell’ambiente con affermazioni che derivavano dalla semplice osservazione della realtà.
Le tematiche ambientali sono ancora estremamente attuali e la domanda che ci si pone è quale può essere il rapporto dell’inquinamento con la qualità di vita e con le malattie cui andremo incontro. Esiste un forte legame fra essere cittadino ed essere medico. L’impegno sulla salute è comune, tuttavia è importante essere consapevoli della attuale situazione, prevedendo gli scenari futuri.
Molti studi riguardano le criticità ambientali, derivando da cicli produttivi, da emissione di sostanze inquinanti nell’ambiente. Un problema serio deriva, purtroppo, dal fatto che le decisioni non vengono prese con l’applicazione del principio di precauzione, posponendo in tal guisa gli interessi di salute pubblica a quelli di natura economica ed industriale. La intera comunità medica dovrebbe, con forte determinazione, sostenere tale principio, tuttavia per pervenire a tale risultato, si dovrebbe creare una corrente di pensiero in grado di fare crescere la cultura della sicurezza. Non si potrà incidere favorevolmente sull’inquinamento ambientale, se non ci sarà questo cambiamento culturale. In tal senso è fondamentale partire dalla scuola, sia primaria che secondaria, con un lavoro esteso nel tempo, agendo anche sulla formazione universitaria, carente in tal senso, ferma a modelli didattici di insegnamento, vecchi ed obsoleti.
La globalizzazione ha molteplici ripercussioni sugli ecosistemi e sull’uomo. Un intervento in una parte del globo si ripercuote anche ad enorme distanza, non solo sul piano economico, ma anche ambientale e di salute. L’inquinamento ambientale sulla salute ha effetti sia acuti che cronici, riguardanti tutto l’organismo, con esiti negativi specie per bambini ed anziani. 

Le sostanze inquinanti agiscono di più sulle cellule indifferenziate, le embrionali e staminali, le fetali, sui gameti, per cui anche minime quantità per esposizioni più o meno prolungate, possono causare sia modificazioni genetiche che epigenetiche, fino a produrre da cellule normali anche cellule tumorali.
La veramente notevole espansione di malattie immunomediate, come allergie, malattienautoimmunitarie, endocrinometaboliche, come obesità e diabete tipo 2, la malattia metabolica, le neuro degenerative, le neoplastiche, potrebbero derivare da trasformazioni ambientali eccessivamente rapide. Le neoplasie infantili, incrementate potrebbero spiegarsi con la esposizione trans placentare del feto o per mutazione dei gameti, causate da agenti fisici e chimici ambientali, con produzione di modifiche epigenetiche con alterazione della programmazione fetale ed embrionale.
I medici sono i primi testimoni degli effetti che provoca il danno ambientale alla salute umana. Risulta fondamentale la sorveglianza epidemiologica, territoriale, con periodica revisione temporale delle variazioni ambientali. I mmg ed i pls possono precocemente cogliere la diffusione di malattie, in particolare nelle zone inquinate o ad elevato traffico.
Gli effetti negativi sulla salute del danno ambientale, ci costringono ad orientare la professione non solo su obiettivi di salute, ma anche di sviluppo sostenibile, sul piano ambientale. Non solo responsabili della salute dei singoli individui, ma anche responsabili della salute della comunità e della collettività, acquisendo funzione e ruolo sociale. Non solo, quindi, medicina diagnostica e curativa, ma anche promozione della salute, così come prevede anche il codice deontologico.
Se gli uomini sono responsabili dell’ambiente in cui vivono, i medici lo sono due volte. Si dovrà elaborare una strategia di formazione in tema di prevenzione ambientale, con alleanza fra le istituzioni, la società civile e la comunità scientifica.
Forte è ad oggi la sottovalutazione del ruolo dell’ambiente sulla salute umana. Lo scarso interesse per le tematiche di salute ed ambiente, è frutto di profonda ignoranza dovuta anche al fatto che nel curriculum dei medici, ha scarso valore e rilievo tale argomento. Migliaia di agenti e sostanze chimiche sintetiche vengono immesse nella catena alimentare e nell’ambiente. Tali numerose sostanze sono capaci di intervenire ed interferire con funzioni e stabilità del nostro DNA. Lo stesso dicasi per le radiazioni, che influenzano sia il DNA che le vie intercellulari ed intra cellulari.
I progressi della genetica, della biologia molecolare, della epigenetica, hanno ormai cambiato le prospettive, essendo dimostrato che le sollecitazioni e le informazioni ambientali non solo vengono recepite, ma anche integrate, elaborate e trasmesse a vario livello. Si producono delle variazioni dell’epigenoma, componente fluida del genoma, software dello stesso. Le modificazioni inducono trasformazioni in grado di variare il fenotipo.
Le influenze ambientali possono cambiare il nostro fenotipo, modulando le informazioni genetiche. L’ambiente è quindi un determinante non secondario nei cambiamenti della salute umana. Molte di queste conoscenze, tuttavia, non sono sufficientemente diffuse e condivise, tuttavia non vi è modifica del nostro fenotipo che non derivi da trasformazioni dovute ad influenze ambientali ed informazioni modulate dall’epigenoma. Si dovrebbe privilegiare la prevenzione primaria ambientale, valutando il rischio biologico di ogni sostanza che viene immessa nell’ambiente. Promuovere il principio di precauzione in quanto l’assenza di certezza scientifica sul rischio di danno irreversibile per la salute non costituisce valido motivo per differire le adeguate misure di sicurezza contro il degrado ambientale.
Con la prevenzione primaria si dovrebbe adottare ogni utile iniziativa per evitare o comunque ridurre l’esposizione delle persone ad agenti potenzialmente capaci di far sviluppare una malattia.
Domenico Grimaldi

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