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15 dicembre 2015

Inchiesta: Gela, il petrolchimico e l’inferno dei bambini

Tratto da l' Espresso

Gela, il petrolchimico e l’inferno dei bambini.

Deformazioni, malattie, morti. Soprattutto fra i più piccoli. Ora una perizia del tribunale stabilisce, dopo anni di denunce, il nesso causale con le emissioni del petrolchimico Eni.

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Terremoto all'Eni. Per la prima volta una perizia medica ha messo in relazione le malformazioni dei bambini della città di Gela, che alcune statistiche indicano tra le più alte del mondo, con l'inquinamento ambientale provocato dalla raffineria dell'azienda di Stato controllata dal ministero dell'Economia. Come si legge nell'inchiesta che l'Espresso pubblica venerdì 11 dicembre, online su Espresso Plus , i periti, professori di fama nazionale e internazionale, hanno individuato una dozzina di casi "positivi", bimbi e ragazzini che hanno visitato e studiato per due anni con deformazioni che hanno colpito gli organi genitali o i piedi, le mani o il midollo spinale, il cervello o la bocca.

ESPRESSO+ LEGGI L'INCHIESTA INTEGRALE 

«Il collegio della commissione tecnica d’ufficio all’unanimità» si legge in relazione a uno dei piccoli «si rammarica che - nell’ampio lasso di tempo intercorso tra l’allarme indicato dai primi studi condotti a Gela, le crescenti preoccupazioni sollevate dalla popolazione e dalla comunità scientifica e il presente - non sia mai stato condotto uno studio di elevata qualità per poter stabilire in modo definitivo la possibile esistenza della relazione causale tra sostanze chimiche prevalenti nel comune e alcune malformazioni. Ritiene che la possibilità che la spina bifida di Kimberly Scudera sia stata favorita dalla presenza nell’ambiente (aria, acqua, alimentazione) di sostanze chimiche prodotte dal polo industriale sia del tutto concreta, sia per effetto individuale che per effetto sinergico tra loro».

08 gennaio 2013

Solo per Enel il 'regalo' alle centrali a olio combustibile

Tutto per Enel il 'regalo' alle centrali a olio combustibile

Circa 250 milioni di euro dalle bollette degli italiani per rendere solo disponibili dal 1° gennaio al 31 marzo 2013, e con un preavviso di 48 ore, la produzione di vecchie e inquinanti centrali a olio combustibile. Obiettivo è fronteggiare un'eventuale emergenza gas. Dall'elenco dell'Autorità risulta che il 'monopolista' di questi impianti è Enel.




Il 'regalo' alle centrali a olio combustibile, denaro spalmato sulle nostre bollette, sarà incassato interamente da Enel, che in pratica a oggi detiene il monopolio di queste centrali obsolete e inquinanti. Un'evoluzione ampiamente prevedibile, ma solo in questi giorni è arrivata la conferma, con  una delibera in cui l'Autorità per l'Energia dà parere positivo, pur con qualche osservazione, alla lista delle centrali a olio combustibile che saranno remunerate per la disponibilità a entrare in funzione contro possibili nuove emergenze gas (vedi allegato, pdf).
Stiamo parlando del provvedimento introdotto lo scorso luglio alla Camera, nel convertire in legge il decreto sviluppo, con un emendamento firmato dall‘ex sottosegretario Pdl Stefano Saglia e dal collega di partito Maurizio Bernardo (Qualenergia.it, Il Decreto Sviluppo e quegli incentivi alle centrali a olio). Una misura nata per prevenire eventuali emergenze gas come quella verificatasi nell'inverno 2011, evento eccezionale e circoscritto, che va però a inquadrarsi in un contesto in cui i consumi di gas, causa crisi, diminuiscono e la disponibilità cresce. Alla fine il provvedimento si traduce in un grande favore a chi possiede queste centrali a olio combustibile.

Per prevenire le "situazioni di emergenza gas",  infatti, si prevedono incentivi per le centrali a olio combustibile (cioè a petrolio) e per rimettere in funzione questi impianti vecchi, inquinanti e spesso posizionati in zone ad alto densità abitativa, sono previste "deroghe alla normativa sulle emissioni in atmosfera o alla qualità dei combustibili" e le centrali "sono esentate dall'attuazione degli autocontrolli previsti nei piani di monitoraggio, con deroga alle prescrizioni nelle autorizzazioni integrate ambientali", addirittura superando "gli obblighi relativi alla presentazione di piani di dismissione”.

“Un vero e proprio regalo alle lobby del petrolio con i soldi dei cittadini”, secondo Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente. Tanto più grave perché questi soldi, presi dalle bollette dei consumatori, Enel li otterrà sia che le centrali a petrolio debbano essere messe in funzione per diminuire i consumi di gas, sia nel caso in cui restino spente allorché non si verificasse alcuna emergenza gas.
A fine novembre un decreto del ministero dello Sviluppo Economico aveva stabilito i dettagli: le centrali “alimentate a combustibili diversi dal gas naturale” devono garantire 4.470 MW, una potenza “necessaria a ottenere un'equivalente riduzione dei consumi di gas nella generazione elettrica pari ad almeno 18 milioni di metri cubi/giorno”. I proprietari delle centrali a olio combustibile si devono limitare a fornire con un “impegno non rinunciabile”, dal 1° gennaio al 31 marzo 2013, la produzione con un preavviso di 48 ore. La remunerazione per questa concessione sarà attorno ai 250 milioni di euro.
Lo scorso 17 dicembre Terna ha trasmesso al Ministero dello Sviluppo Economico e all'Autorità la lista delle centrali a olio combustibile ammissibili al regime speciale, ora rimodulata dalla delibera AEEG. Come evidenziato dalla delibera dell'Autorità, tutti gli impianti interessati sono riconducibili all'Enel, che quindi risulta "monopolista del servizio di contenimento dei consumi gas nel settore termoelettrico", dice il documento. L'azienda, controllata dal Ministero dell'Economia per il 31,2%, trarrà sicuramente giovamento da questi milioni corrisposti 'solo' per la disponibilità a tenere in funzione centrali altrimenti inutilizzate.
08 gennaio 2013

19 gennaio 2012

1)Esplode condotto di gas in Lunigiana 2)Gli attivisti per l'acqua pubblica occupano il ministero dell'Economia 3) Bandito da Roma il responsabile della campagna Clima Greenpeace.

  Leggi su  Ansa

Esplode condotto di gas in Lunigiana: 10 feriti, 4 gravi  

Esplode condotto di gas in Lunigiana: 10 feriti, 4 gravi

TRESANA (MASSA CARRARA), 18 GEN - Una scintilla e un'esplosione improvvisa, devastante, che ha aperto un cratere largo fino a 25 metri e profondo quasi 10. In terra restano gli operai che stavano lavorando alla conduttura di un metanodotto mentre intorno fiamme alte fino a 100 metri distruggevano tutto.
Questa la scena che si e' presentata poco dopo ai primi soccorritori,
Ma la tragedia poteva avere conseguenze ben piu' gravi se le tre abitazioni completamente distrutte, o quelle danneggiate, non fossero in gran parte state vuote.....leggi tutto
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Tratto da Ecoblog

Gli attivisti per l'acqua pubblica occupano il ministero dell'Economia



Le privatizzazioni che il governo Monti si appresta a emanare non vanno a colpire solo tassisti, farmacisti e iscritti agli ordini professionali, ma anche l’acqua pubblica. 
Solo che nel caso dell’acqua gli italiani hanno chiaramente espresso la loro volontà nel referendum abrogativo del 12 e 13 giugno scorso: non vogliono che i servizi siano privatizzati.

Nel video ... la pacifica occupazione fatta stamattina da alcuni attivisti all’interno del ministero dell’Economia proprio per sollevare la questione e chiedere di essere ricevuti dal premier Monti.

Ecco cosa riferisce in un comunicato stampa il Forum italiano dei movimenti per l’acqua:

Per quanto riguarda l’acqua il Governo esclude la possibilità di gestione tramite aziende pubbliche e vincola il servizio idrico alle SPA e al mercato. In questo modo si agirano i risultati referendari e la volontà popolare producendo un grave atto contro la democrazia e la richiesta esplicita di un cambio di rotta nelle scelte politiche economiche di questo paese. Si rilancia, invece, con forza la ricetta del libero mercato, dello sfruttamento dei beni comuni e la tutela dei profitti. Per questo non arretreremo e saremo in mobilitazione permanente per far ritirare il decreto e per far prendere posizione al Parlamento ma, sopratutto, per far si che ancora una volta i cittadini e le cittadine italiane prendano parola in prima persona per riconquistare i propri diritti e il proprio futuro.

Qui la raccolta firme per sollecitare il governo a non intraprendere la privatizzazione dei servizi per l’acqua.
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Leggi su Il  Fatto  Quotidiano
 Parte la mobilitazione di Greenpeace
In difesa dell’attivista bandito da Roma
"Siamo tutti banditi del clima". Parte oggi sul web la mobilitazione di Greenpeace in sostegno a Salvatore Barbera, attivista dell’associazione e responsabile della campagna clima e energia, bandito da Roma per due anni in seguito alla sua partecipazione a un blitz pacifico davanti a Palazzo Chigi, lo scorso 6 dicembre...


Dopo 42 giorni e nonostante l’unanime condanna del provvedimento da parte del mondo ambientalista e un’interrogazione al ministro Cancellieri a firma dei senatori Pd Ferrante e Della Seta, è ancora in vigore il foglio di via firmato dal procuratore Tagliente per l’ambientalista, costretto dal 7 dicembre ad abbandonare la capitale, dove lavorava e viveva stabilmente, per fare ritorno a Pistoia, sua città d’origine e di residenza.

“Lo scorso 6 dicembre, in concomitanza con la partecipazione del governo italiano alla conferenza di Durban sui cambiamenti climatici, abbiamo dato vita ad un’azione del tutto pacifica di fronte al palazzo del governo, aprendo alcuni striscioni con la scritta ‘Il clima cambia la politica deve cambiare’ e mettendo in scena con degli attori la rappresentazione dell’immobilismo della politica di fronte alle emergenze climatiche” racconta Salvatore Barbera.

Un “esilio” giustificato legalmente dalla Questura sulla base del decreto legislativo 159/2011 che riprende la legge 1423/56 consentendo di applicare provvedimenti extra processuali a carico di soggetti considerati pericolosi per la pubblica sicurezza, come “oziosi e vagabondi abituali, coloro che sono abitualmente dediti a traffici illeciti o che vivono abitualmente con il provento di delitti; dediti a favorire lo sfruttamento della prostituzione, la tratta delle donne, la corruzione di minori” o ancora “ad esercitare il traffico illecito di sostanze tossiche o stupefacenti” o a svolgere abitualmente “altre attività contrarie alla morale pubblica e al buon costume”.


In pratica delinquenti, mafiosi e soggetti pericolosi per gli altri: il ritratto perfetto dei “pericolosissimi banditi del clima” che Greenpeace chiama provocatoriamente ad autodenunciarsi sul nuovo sito web della campagna,  www.banditidelclima.org.

“Il foglio di via fa riferimento ad una vecchia legge pensata più di mezzo secolo fa per allontanare i mafiosi dalle loro aree di influenza. E’ assurdo che una manifestazione non violenta venga giudicata al pari di un crimine mafioso, oltretutto la nostra azione non ha dato luogo a nessuna denuncia” sottolinea Barbera, che nel ruolo di responsabile di campagna, ha partecipato a tutte le iniziative organizzate lo scorso anno da Greenpeace in vista del referendum sul nucleare.

Un tentativo di criminalizzare i blitz dell’associazione e il diritto di agire per la tutela dell’ambiente che non è nuovo per gli avvocati di Greenpeace: già nel 2007 a Brindisi dodici attivisti furono banditi per tre anni in seguito ad un’azione nella centrale a carbone Enel mentre a fine maggio 2011 lo stesso provvedimento fu adottato dopo la spettacolare iniziativa anti nucleare allo Stadio Olimpico di Roma.
In entrambi i casi sentenze dei Tar hanno poi annullato i decreti della polizia.